traduzione
per doppiocieco di Domenico D'Amico
Se
la Russia appare sulla copertina di un importante periodico
occidentale, molto probabilmente non si tratta di una buona notizia.
Quasi certamente c'è di mezzo qualche scandalo internazionale, un
picco nelle tensioni geopolitiche, il ritorno di vecchie ostilità da
Guerra Fredda, o ci dev'essere una sinistra cospirazione della Russia
per spezzare le reni all'intero mondo libero.
La
russofobia
– l'innaturale paura della Russia - in genere porta i curatori di
queste riviste a selezionare le immagini più sensazionalistiche per
raffigurare la Russia come una potenza retrograda, maldestra,
estranea all'Occidente e malignamente aggressiva. Sventuratamente,
tutto questo ha generato un piccolo manuale per chi deve creare una
copertina che riguardi la Russia. Se volete, pensate a queste
regolette come all'arte oscura della copertina antirussa.
Opzione
1: Vai con l'Orso Russo
Fin
troppo facile! E infatti questa è la scelta di default di qualsiasi
curatore di periodici. Il simbolo
dell'orso russo è universalmente riconosciuto come simbolo della
Russia, è un'immagine ad effetto e i lettori l'afferrano
immediatamente. Dopotutto, la satira
occidentale ha utilizzato per secoli l'orso russo come simbolo di
aggressione imperialistica.
Nel
contesto delle recenti tensioni tra Stati Uniti e Russia per via
della crisi ucraina, la regola suggerisce di raffigurare l'orso russo
il più terrificante possibile.
Prendete
ad esempio la copertina del numero di maggio/giugno 2016 di Foreign
Affairs:
Il
titolo sembrerebbe relativamente innocente - “La Russia di Putin; a
Terra ma non KO” [1]. Ma osservate bene l'immagine dell'orso –
sta sanguinando, ma ha lo stesso un aspetto minaccioso, a dispetto di
ferite e contusioni – osservate gli occhi iniettati di sangue e gli
artigli affilati. Un tipo del genere è meglio non provocarlo, anche
se ti sei fatto un paio di bicchierini di vodka.
E
Foreign Affairs non è la sola a sventolare l'orso in copertina. In
vista delle Olimpiadi Invernali di Sochi (2014), Bloomberg
BusinessWeek ha tirato fuori quello che dev'essere sicuramente
l'orso più minaccioso e terrificante mai apparso in edicola. Il periodico mostra un orso dalle intenzioni chiaramente pessime, con
sci e divisa da hockey, letteralmente armato fino ai denti,
accompagnato dal titolo: “La Russia È Pronta?”
Questa
copertina olimpica riporta subito alla memoria quella di TIME
sulla Russia (allora Unione Sovietica) in vista delle Olimpiadi di
Los Angeles del 1984 - “Tumulti Olimpici: Perché i Sovietici
Hanno Detto Nyet.” In questo caso l'orso è minaccioso, nonché di
aspetto piuttosto psicotico, e sta masticando gli anelli olimpici:
Naturalmente,
se non vi va l'orso antropomorfizzato, esistono altre opzioni. Nel
2014 The Economist se ne uscì con un pezzo su “Le Ferite
dell'Economia Russa” a seguito delle sanzioni occidentali e del
prezzo del petrolio in discesa – esibendo un orso che arranca in un
invernale paesaggio siberiano, lasciando orme insanguinate sulla
neve:
Magari
però volete enfatizzare le zanne o gli artigli dell'orso russo, no?
Allora ecco l'immagine terrificante dell'orso russo che dà il
“benvenuto” a Obama al suo arrivo a Mosca:
Opzione
2: Vai con Vladimir Putin
La
seconda migliore scelta, dopo quella dell'orso russo, è un'immagine
di Vladimir Putin. Dopotutto, nella testa della maggior parte dei
lettori occidentali Putin è la Russia e la Russia è Putin.
Se
si è disposti a seguire questa linea, allora potrebbe sicuramente
funzionare l'immagine di un cattivo da film di James Bond, un
malvagio che sta architettando un piano diabolico per conquistare il
mondo. Questa copertina di Newsweek del 2014, con Putin e un
paio di minacciosi occhiali da sole, è un classico:
Se
si vuole rievocare il retroterra spionistico di Putin, che ne dite di
mettergli gli occhiali da sole e posizionarlo in una Piazza Rossa un
po' tetra (una Piazza Grigia!)?
Una
variante del look alla cattivo di James Bond è rappresentata dal
classico “Putin melanconico”, che ormai è in giro da quasi dieci
anni. Da quest'immagine si capisce come gli occidentali percepiscano
la Russia: un'immensa, triste terra desolata coperta di neve,
ghiaccio e da un immenso deserto morale. Chi meglio di un dittatore
senza sorriso per guidare una nazione del genere? È stata questa
copertina di TIME (che presentava Putin come “Persona
dell'Anno”) a dare il calcio d'inizio.
Da
allora, l'immagine del Putin imbronciato ha preso il volo. Inclinate
indietro la macchina fotografica, allargando dal primo piano, e
otterrete “lo zar che non sorride”:
Il
che, naturalmente, conduce alla copertina di questo libro del 2015 di
Steve Lee Myers (giornalista del New York Times):
È
anche ovvio che il Putin triste e senza sorriso può essere
riadattato per un ruolo da gangster:
O
da mafioso alla don Vito Corleone:
Se
però si vuole davvero catturare l'attenzione del lettore, allora
buttatevi sul Putin a torso nudo. Il Putin scamiciato è un classico
meme della Rete, naturalmente. (Google:
Shirtless
Putin hummingbird hamster) Il
meme di Putin a torso nudo intento in pratiche virili è talmente
popolare che “I Simpson” hanno perfino usato l'immagine di un
Putin completamente nudo a cavallo (e senza sella?) al tempo della
crisi della Crimea.
Se
fate una ricerca, finirete per vedere il Putin a torso nudo
fotoshoppato su qualsiasi cosa. Per cui non c'è forse da
sorprendersi se lo scamiciato ha fatto la sua apparizione su qualche
importante copertina, inclusa questa, classica, dell'Economist,
dove lo vediamo in cima a un carro armato russo:
O
impegnato in un poker a torso nudo:
Tuttavia,
se si vuole usare un'immagine di Putin, e mantenere al contempo una
certa classe, cosa c'è di meglio di un bel mix coi simboli classici
della cultura russa, come il balletto o il pattinaggio artistico? Nel
2014 il New Yorker ha tirato fuori una copertina con un Putin
che piroetta a mezz'aria durante le Olimpiadi Invernali di Sochi,
mentre una schiera di suoi cloni tirapiedi gli dà il massimo dei
voti per la performance.
Ecco
un altro Putin pattinatore, questa volta su una copertina
dell'Economist:
Qui però c'è una svolta drammatica – guardate la pattinatrice caduta sul
ghiaccio, a suggerire che le Olimpiadi di Sochi fossero
essenzialmente un progetto per gratificare il narcisismo di Putin.
(Fate anche caso al sottotesto iconografico – mentre Putin propende
di solito per sport da “macho”, tipo nuoto, caccia e hockey,
questa copertina lo mostra nel ruolo di un pattinatore un po'
effeminato. Guardate le mani!!!)
Opzione
3: Vai con un'Immagine Classica della Russia, Più Qualche Ritocco
Se
però ci si è stancati del solito orso russo, e ci preoccupa che un
Putin in copertina possa suggerire alla redazione titoli di dubbio
gusto (Spie russe! Mafia russa! Hooligan russi!), è sempre
disponibile la vecchia riserva – l'immagine di una matrioska.
Ovviamente è utile anche per veicolare la natura enigmatica della
Russia – l'antico “indovinello avvolto in un mistero all'interno
di un enigma” di Winston Churchill.
Ma
perché fermarsi qui? Per far comprendere la pericolosità di tutto
ciò che è russo, magari è più semplice tagliar corto e
squadernare direttamente missili, carri armati e truppe:
Quello
che hanno in comune queste copertine, naturalmente, è la loro
russofobia.
Le copertine di questi periodici non sono poi molto diverse dalle
immagini di cento anni fa, quando per l'Occidente la Russia era
davvero un oscuro enigma. Difatti l'immagine della Russia come uno
stato grande, impacciato e aggressivo, risale addirittura al XVI
Secolo, e da allora non sembra sia cambiata granché.
Tra
i media occidentali è sempre circolata la sensazione che una grande
potenza al centro dell'Eurasia costituisse una minaccia, di certo per
qualcuno, forse per tutti.
Anche
se, siamo giusti, l'immagine dell'orso russo è preferibile a quella
della piovra russa:
Il
che ci porta all'ovvia domanda – Queste immagini di un secolo fa
sono davvero molto diverse da quelle che appaiono sui media
occidentali di oggi?
Dal
momento che il Cremlino ha chiesto al Ministro della Cultura di
investigare sulla russofobia e la propaganda antirussa in Occidente,
la risposta a questa domanda non è molto difficile.
nota
del traduttore
[1]
Rendo così l'originale, che è un gioco di parole a partire
dall'espressione “down and out”, relativa a chi è al verde o
comunque in grosse difficoltà.
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