di Dimitri Deliolanes da il manifesto
Grecia. Ministri europei e funzionari anonimi di Bruxelles
criticano Varoufakis. Ma l'economista, con un curriculum esemplare,
difende solo le scelte del governo e del popolo greco. Se si vuole
trovare un compromesso onorevole, è tempo di cancellare l'ipocrisia e
lavorare sui problemi reali
E così il problema sarebbe Yanis Varoufakis. Il quale si sarebbe
dimostrato nell’eurogruppo di Riga un «incompetente», un
«dilettante», un «giocatore d’azzardo». Strano però per un
professore di economia tra i più brillanti attualmente a livello
internazionale, che ha insegnato nelle migliori università
anglosassoni, compresa Cambridge, stimato e sostenuto dal nobel
Joseph Stiglitz e da James Galbraith.
Certo, se le critiche provengono dall’agronomo (dal curriculum falsificato) Jeroen Dijsselbloem e dal laureato in legge Wolfgang Schäuble, qualcosa di vero ci deve essere.
Convince in particolare l’accusa di «dogmatismo» lanciata
contro il greco dall’accomodante ministro delle Finanze tedesco, lo
stesso che da cinque anni ha imposto con pugno di ferro all’eurozona
una brillante politica economica, che assicura alti tassi di
crescita economica e – soprattutto – sociale. Lo sanno tutti, gli
spagnoli, i portoghesi, i greci e anche gli italiani, che nuotano
nell’abbondanza.
No, non è Schäuble il dogmatico del neoliberismo. E’
Varoufakis quello inflessibile, poiché si rifiuta ostinatamente
di regalare alle banche le prime case, di abbassare le pensioni ai
350 euro, di licenziare migliaia di statali e di svendere proprietà
pubbliche.
Una fermezza che assicura al suo governo altissimi tassi di
consenso tra la popolazione greca, come dimostra l’ultimo
sondaggio reso pubblico appena ieri. Nello stesso tempo però in cui
plaude alla fermezza contro l’austerità, la stragrande maggioranza
degli intervistati chiede a Varoufakis e a Tsipras di non rompere
con l’eurozona. Una posizione saggia, pienamente in linea con il
programma di Syriza. Un compromesso onorevole, ma per ottenerlo
bisogna essere in due.
Ora però le cose si complicano. Il giorno prima dell’eurogruppo che ha tentato di linciare Varoufakis, Tsipras si era incontrato con la Merkel in tutt’altro clima. La cancelliera aveva anche assicurato che la Grecia non avrebbe dovuto rimanere senza liquidità.
Cosa è successo? E’ noto che l’eurogruppo è il regno di Schäuble mentre la Merkel gioca su uno scacchiere più grande.
C’è un gioco delle parti, del tipo poliziotto buono e poliziotto
cattivo? Oppure anche a Berlino ci sono falchi e colombe? I primi
continuerebbero a giocare la carta della destabilizzazione del
governo Tsipras, assumendo anche il rischio di un incidente, sempre
più probabile man mano che passano le settimane e i mesi. I secondi
starebbero cercando di trovare una quadratura del cerchio –
tutta politica – per uscire dall’impasse.
Comunque sia, non è certo colpa di Varoufakis.
Il ministro delle Finanze greco lavora all’interno di un gruppo
operativo specificamente dedicato ai problemi con i creditori,
a capo del quale c’è il vice presidente del Consiglio Yannis
Dragasakis, esponente tra i più moderati e più esperti di Syriza.
Quindi ogni virgola dell’azione politica del ministro delle Finanze
riflette esattamente gli orientamenti del governo greco. Una sua
sostituzione è fuori discussione.
Anche se Schäuble (l’ha pure ammesso) si trovava molto più a suo
agio con i suoi predecessori: Giorgos Papakonstantinou,
condannato per falso, Yannis Stournaras, l’architetto dei conti
truccati per entrare nell’euro, Ghikas Hardouvelis, il banchiere
che portava i soldi in Svizzera.
Come andrà a finire? Non sono nella testa di Schäuble. Ma ho cercato lumi sul Corriere della Sera
di ieri e ho fatto una grande scoperta. In un’intera pagina fonti
(anonime) dei creditori accusano Tsipras di essere «falsamente di
sinistra» e «al servizio degli oligarchi». L’ho raccontato anche
in Grecia e ci siamo divertiti molto. Finché le polemiche contro
di lui saranno di questo tenore potrà stare tranquillo: sarà al
governo per un decennio e oltre.
domenica 26 aprile 2015
Il capro espiatorio Varoufakis
Etichette:
austerità,
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Yanis Varoufakis
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Caro Franco,
RispondiEliminaa me sembra, e forse sbaglio, che se si tratta con gli strozzini e si vuole avere ancora, in futuro, capacità economica e dignità, sia necessario porsi fuori dalla loro logica e rifiutare il debito.
Per quanto riguarda la Grecia (nostra speranza), il problema non è naturalmente la persona Varoufakis (gli attacchi personali purtroppo sono una delle spregevoli armi in mano agli strozzini), ma la logica entro cui si muove: "non rompere con l’eurozona. Una posizione saggia, pienamente in linea con il programma di Syriza", come si afferma nell'articolo.
Questa posizione, con le conseguenti strenuanti trattative, ha a mio modo di vedere, un senso solo se è utile, in qualche modo, tatticamente, a preparare un’uscita guidata dall'euro, che naturalmente non sarebbe ipso facto un'uscita dall'Europa.
Se invece si ritiene, strategicamente, di dover restare sotto il tallone di ferro di questa moneta e della sua rigida e oppressiva logica liberista, dettata dai creditori del nord, credo si commetta un errore fatale.
Con l'euro non ci sarà la fine dell'austerità: la spesa, se ci sarà, si trasformerà in debito, con conseguenze immaginabili. Ciò comprometterebbe quindi anche la credibilità delle forze "progressiste" presenti in Europa e aprirebbe, come già accade, enormi possibilità alle forze reazionarie.
Credo, in definitiva, che l'euro non sia riformabile, ne che sia riformabile questa Europa, se si resta nell'euro. Ne che sia possibile esercitare una politica, come dire, democratica, dentro questa cornice.
Alla radicalità del progetto euro e della sua pratica mercantilista e liberista (attacco al lavoro e al patrimonio pubblico), credo sia necessario rispondere con altrettanta radicalità: uscire dall'euro e rifiutare, appunto, il debito. Che è, come dovrebbe essere noto a tutti, ingiusto e inesigibile.
Mi scuso per la prolissità. Un saluto a tutti.
Come sai ho molte perpelessità anch'io sull'euro e poche certezze. Quello che so da testimonianze che mi giungono dalla Grecia è che Tsipras è ancorato all'idea di Europa che è radicata malgrado tutto nella popolazione Greca, ma soprattutto è forte in Tsipras e Varoufakis, contrariamente a quanto afferma la propaganda, l'idea di non giocare d'azzardo con la vita del popolo greco. Tutto ciò induce inevitabilmente alla mediazione, che oltre tutto impedisce una deflagrazione dell'economia dagli esiti, a detta degli stessi greci, incontrollabile. Come spettatore che vede le cose da un prospettiva distante sono tentato di darti ragione, perché se di trattativa si parla occorre a mio avviso dire chiaro un no all'austerità e alle politiche liberiste e mandare avanti la trattrativa su questa premessa. Aderire alla logica del debito ti costringe a giocare di rimessa e a rimanere invischiato nelle logiche contabili. Credo ci sia un misto di timore e ponderazione da parte del goveno greco, ma riesco a capire. La cosa più importante che deve emergere da tutta la questione greca è l'evidenza del fallimento di questa Europa delle sue politiche austeritarie. Su questo piano non ci siamo, la propaganda è forte ed è in grado di ribaltare la verità, facendo apparire Tsipras e Varoufakis degli alunni irresponsabili bacchetati dal maestro. L'idea del debito come dato oggettivo e irrefutabile purtroppo è ancora forte nella mente delle persone poichè coincide col senso comune: un debito si paga, che sia il fornaio o sia uno stato è la stessa cosa. Non è così lo sappiamo, ma facciamo fatica a farlo comprendere.
RispondiEliminaUn saluto anche a voi