di Luciano Gallino da Controlacrisi
La gestione delle crisi nell’Unione Europea ha condotto a massicce
violazioni di diritti umani. Inoltre il modo in cui le crisi sono state
gestite ha esposto una serie di buchi neri quando si tratta di
individuare le responsabilità per la violazione di diritti umani». Lo ha
scritto di recente una giurista del Centro per lo Studio dei Diritti
umani della London School of Economics, Margot E. Salomon. Il suo saggio
è uno dei più approfonditi finora apparsi sul tema, dopo quello del
2014 di Andreas Fischer-Lescano, docente a Brema (“Diritti umani ai
tempi delle politiche di austerità”). I tagli a sanità, pensioni,
stipendi, diritti del lavoro, istruzione, servizi pubblici imposti da
Commissione Europea, Fmi e Bce a Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda,
Italia e altri paesi hanno inflitto gravi privazioni a milioni di
persone. È sempre più evidente che le istituzioni Ue e il Fmi non
avevano il diritto di compiere azioni del genere. Non soltanto: si può
sostenere che compiendole hanno violato dozzine di articoli di patti,
trattati, carte e convenzioni sottoscritti da esse medesime, a
cominciare dal Trattato fondativo dell’Unione.
Vediamo qualche
caso. Tra i diritti legalmente sanciti dalla Carta Sociale Europea
(versione riveduta del 1996) figurano i seguenti: «Tutti i lavoratori
hanno diritto a un’equa retribuzione che assicuri a loro e alle loro
famiglie un livello di vita soddisfacente» (art. 4); «I bambini e gli
adolescenti hanno diritto a una speciale tutela contro i pericoli fisici
e morali cui sono esposti» (art. 7); «Ogni persona ha diritto di
usufruire di tutte le misure che le consentano di godere del migliore
stato di salute ottenibile» (art. 11); «Tutti i lavoratori e i loro
aventi diritto hanno diritto alla sicurezza sociale» (art. 12); «Ogni
persona sprovvista di risorse sufficienti ha diritto all’assistenza
sociale e medica» (art. 13); «Ogni persona anziana ha diritto ad una
protezione sociale» (art. 23); «Tutti i lavoratori hanno diritto ad una
tutela in caso di licenziamento » (art, 24); «Ogni persona ha diritto
alla protezione dalla povertà e dall’emarginazione sociale» (art. 30).
Si potrebbe continuare citando articoli analoghi del Patto
Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali (New York
1966); della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea; di una
mezza dozzina almeno di Convenzioni dell’Organizzazione Internazionale
del Lavoro, dal 1948 in avanti. Per finire magari con l’articolo 7 dello
Statuto di Roma della Corte penale internazionale, intitolato “Crimini
contro l’umanità”, che al comma “k” recita: «Altri atti inumani di
carattere simile che causano intenzionalmente grande sofferenza, o seria
menomazione al corpo o alla salute mentale o fisica».
Allo scopo
di portare la Commissione, la Bce e il Fmi davanti alla Corte di
Giustizia dell’Unione Europea, o alla Corte penale internazionale, e
perché no qualche governo europeo, affinché rispondano delle violazioni
dei diritti umani delineate sopra, vi sarebbero diversi punti critici da
affrontare. I rapporti menzionati all’inizio scartano subito
l’argomento principe dei fautori dell’austerità: le ristrettezze
inflitte alle popolazioni Ue sarebbero state necessarie a causa della
crisi finanziaria, l’urgenza di migliorare lo stato dei bilanci
pubblici, il dovere degli stati debitori di ripagare i creditori. Le
violazioni dei diritti umani, anche se comprovate, sarebbero quindi
giustificate dalla situazione di emergenza, ovvero dallo “stato di
eccezione” in cui versa o versava l’intera Ue. Tuttavia, se si accetta
questo punto di vista, ha scritto un altro giurista (Paul Kirchhof),
l’Europa intera, quale comunità fondata sul primato della legge, sarebbe
privata della sua ragion d’essere. L’effetto sarebbe che nessun capo di
Stato o ministro o membro del parlamento potrebbe intraprendere azioni
vincolanti che riguardassero i cittadini, poiché il loro mandato ha una
base legale: però la legge non esisterebbe più. Per cui il sistema
legale europeo non può cedere il passo dinanzi a un presunto stato di
emergenza, conclude il rapporto di Brema, ovvero non può che un sistema
di competenze legali sia soppiantato da pratiche considerazioni
politiche.
Un secondo punto critico riguarda l’individuazione dei
soggetti responsabili delle violazioni dei diritti umani. Il principale
strumento utilizzato nella Ue per imporre a un paese dure politiche di
austerità ha preso in genere forma di un “Memorandum di intesa” (sigla
inglese MoU), un documento che elenca in modo ossessivamente dettagliato
le decurtazioni che un paese deve effettuare alla propria spesa
pubblica per potere ottenere determinate concessioni dalla Troika. Su un
piano affine ai MoU si collocano le lettere-diktat inviate da
istituzioni europee a stati membri. Sia nella formulazione che
nell’esecuzione, i MoU e affini sono opera di diversi soggetti, le cui
rispettive responsabilità sarebbero da accertare. Tra di essi non
rientra la Troika, poiché non ha personalità giuridica. Vi rientrano
invece gli stati membri con i loro governi, il Fmi, la Bce, la
Commissione Europea.
Si aggiunga che la responsabilità di tali
soggetti nell’infliggere sofferenze a milioni di cittadini, violando i
diritti umani riconosciuti dalla stessa Ue, è aggravata dal fatto che le
politiche di austerità che hanno veicolato le violazioni si sono
rivelate un fallimento totale. Dopo cinque anni, nei paesi destinatari
dei MoU e delle lettere stile militare della Bce la disoccupazione è
cresciuta a dismisura, la povertà assoluta e relativa anche, il Pil è
diminuito di decine di punti, la struttura industriale è stata
compromessa — vedi il caso Italia — e ad una intera generazione di
giovani è stato rubato in gran parte il futuro. Per cui le suddette
politiche non possono venire invocate come circostanze attenuanti.
Se le istituzioni della Ue e i loro dirigenti fossero riconosciuti
responsabili dall’una o dall’altra Corte europea di violazione dei
diritti umani e delle estese sofferenze che hanno provocato, non
correrebbero certo il rischio di serie penalità. Ma sarebbe quanto meno
un riconoscimento ufficiale di un fatto inaudito: milioni di vittime
della crisi apertasi nel 2008 sono state chiamate, tramite le politiche
di austerità, a pagare i danni della crisi da quelli stessi che l’hanno
provocata, a cominciare dai loro governanti nazionali e internazionali.
lunedì 4 maggio 2015
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Il racconto truccato del conflitto previdenziale
di Matteo Bortolon da Il Manifesto Le pensioni sono sotto attacco. Non a singhiozzo, non in fasi circoscritte: sempre. Tale conclu...
-
di Domenico D'Amico Repetita iuvant , ho pensato di fronte al libro di Michel Floquet ( Triste America , Neri Pozza 2016, pagg. 2...
-
di Jon Schwarz (da A Tiny Revolution ) traduzione per Doppiocieco di Domenico D'Amico Una delle cose grandiose dell'essere america...
Nessun commento:
Posta un commento