martedì 12 maggio 2015

Ferrero: «Subito una costituente di sinistra»

di Daniela Preziosi da Il Manifesto



È giorno di brin­disi per Paolo Fer­rero, segre­ta­rio di Rifon­da­zione comu­ni­sta. È sod­di­sfatto per il risul­tato del primi giro di ammi­ni­stra­tive del nord: «A Bol­zano siamo a due cifre, va bene anche Aosta e Trento. Un bel risul­tato per far par­tire la costi­tuente della sinistra».
Segre­ta­rio, ci spie­ghi cos’è que­sta ’costi­tuente della sini­stra’ che proponete.
Biso­gna lavo­rare all’unità delle forze di sini­stra per costruire uno spa­zio in cui pos­sano par­te­ci­pare a pari grado tutti, iscritti e non ai par­titi. E i non iscritti solo la mag­gio­ranza da coin­vol­gere. Lo ave­vamo detto al con­gresso dell’anno scorso, usando lo slo­gan «costruire la Syriza ita­liana». Oggi la rilan­ciamo a par­tire dalle tante novità, come l’uscita di Civati dal Pd.
Una cosa chia­mata ’costi­tuente della sini­stra’ non rischia di tenere alla larga gli elet­tori meno pro­pensi alle appar­te­nenze ideologiche?
La parola sini­stra si può decli­nare in molti modi. Io use­rei una triade in ordine alfa­be­tico: anti­li­be­ri­sta, del basso con­tro l’alto, di sini­stra. Un pro­cesso che prende il meglio di Syriza e il meglio di Pode­mos: mette insieme la cri­tica al libe­ri­smo e la cri­tica alla poli­tica come cosa sepa­rata. Non penso a un par­tito ma a una sog­get­ti­vità con pochi ele­menti chiari di pro­gramma e la capa­cità di tenere assieme i mille modi in cui oggi la gente fa poli­tica: penso ai comi­tati, ai tanti inse­gnanti che in que­sti anni hanno resi­stito. Gente che sa che la patri­mo­niale è una neces­sità per­ché i ric­chi sono sem­pre più ric­chi. Che ha capito che è falsa la tesi che non ci sono i soldi.: i soldi ci sono, ma li stiamo con­ti­nuando a rega­lare alla spe­cu­la­zione finan­zia­ria. L’anno scorso abbiamo dato 85 miliardi di inte­ressi agli spe­cu­la­tori. La crisi non è scar­sità, ma ric­chezza mal­di­stri­buita. Il con­tra­rio di quello che dicono Renzi, Grillo e Salvini.
Per chi ha visto nascere e morire alleanze e fede­ra­zioni di sini­stra, uno dei det­ta­gli rive­la­tori della durata è se ven­gono sciolti o no i par­titi che si met­tono insieme. Vi scioglierete?
No, ma il pro­blema è dove risiede la sovra­nità. Io non pro­pongo una fede­ra­zione con diritti di veto, ma una costi­tuente vera con piena sovra­nità. E dove ci saranno dif­fe­renze poli­ti­che, si fac­ciano refe­ren­dum fra chi ne fa parte. Non dob­biamo river­ni­ciare quello che c’è già o fare una nuova sini­stra arco­ba­leno. Anche per­ché oggi l’opposizione non basta più, la sini­stra deve can­di­darsi a gover­nare con un pro­getto poli­tico nuovo. Ero con­tra­rio alla sini­stra di governo quando signi­fi­cava gover­nare con il Pd, ma ora non pos­siamo più limi­tarci alla testi­mo­nianza, dob­biamo pro­porre un’alternativa con­creta e non ideo­lo­gica su cosa si può fare sul lavoro, sul reddito.
Ha lan­ciato la ’costi­tuente’ già al con­gresso di un anno fa. Nel frat­tempo è suc­cesso di tutto. Con­ti­nua a fare la stessa proposta?
Non riven­dico pri­mo­ge­ni­ture e non sono affe­zio­nato alle for­mule. Se c’è una parola migliore, benis­simo. La sostanza per me è che si costrui­sca un pro­cesso che colga tutti gli ele­menti di novità, com­presi i volti chi lo deve rap­pre­sen­tare. Fer­rero non si can­dida a por­ta­voce, per essere chiaro. La crisi del neo­li­be­ri­smo si vede da anni, ma oggi si vede a livello di massa. La crisi del Pd oggi è evi­den­tis­sima, a me inte­ressa che que­sta con­sa­pe­vo­lezza dif­fusa ora trovi un sog­getto all’altezza della sfida.
Porte aperte a chi esce dal Pd?
Per me il per­corso o è uni­ta­rio o non ha nes­sun senso. Chi se ne va dal Pd non solo sta cri­ti­cando quello che è diven­tato quel par­tito, ma sta pro­po­nendo anche con­te­nuti poli­tici con cui sono in sin­to­nia, dal lavoro al welfare.
Dal Pd si aspetta altri addii?
Sì, altri pren­de­ranno atto che lì non c’è pos­si­bi­lità di cam­biare le cose. Noi dob­biamo aprire subito il pro­cesso costi­tuente, e tenerlo aperto. Anzi, per l’ultimo che arri­verà, come dice il van­gelo, ucci­de­remo il vitello grasso.
Come sce­glie­rete il leader?
È l’ultimo pro­blema. Que­sta atten­zione osses­siva sul lea­der è l’altra fac­cia del senso di impo­tenza sociale. In un paese in cui la gente viene con­vinta che non conta niente, si aspetta il mira­colo, l’uomo della prov­vi­denza. Fran­ca­mente non vedo Pablo Igle­sias can­di­darsi a fare il lea­der qui in Ita­lia. E allora impa­riamo dal movi­mento della scuola: un pro­ta­go­ni­smo di massa e dal basso, che sta obbli­gando il governo a trat­tare, ma non c’è un lea­der. Così dob­biamo fare noi, poi nel per­corso i migliori ver­ranno fuori. Di lea­der ne abbiamo avuti, anche a sini­stra, ma se non c’è un pro­getto un lea­der non regge oltre sei mesi.
A pro­po­sito di lea­der, per Lan­dini chi si can­dida in poli­tica è fuori dalla coa­li­zione sociale.
Fa bene. Con la coa­li­zione sociale lavora sui con­te­nuti, cosa di cui c’è ultra­bi­so­gno. Ma come un sin­da­ca­li­sta che si can­dida in poli­tica dà le dimis­sioni, così chi sta nella coa­li­zione sociale non lo fa per rac­co­gliere con­senso in politica.
Que­sto vuol dire che chi come lei sta in un par­tito sta fuori dalla ’ coa­li­zione sociale’?
Non neces­sa­ria­mente. Quello della rap­pre­sen­tanza è un ter­reno spe­ci­fico, ma non l’unico della poli­tica. Lan­dini ha preso il meglio dell’autonomia sin­da­cale. Noi invece dob­biamo fare una sini­stra che si pone anche sul ter­reno della rap­pre­sen­tanza. E penso che fra que­sti due pro­getti ci possa essere una siner­gia più che positiva.
Bar­bara Spi­nelli lascia la lista dell’Altra Europa, dice che vi siete snaturati.
Mi dispiace, ma con­fido che il per­corso che stiamo facendo possa farla ricredere.

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