sabato 23 maggio 2015

Quel pasticciaccio brutto dell'austerità


Mi viene in mente che il liberismo porta con sé, fra le altre cose, una rivoluzione semantica, una specie di stravolgimento dei nessi associativi che crea un linguaggio schizofrenico percepito da riceventi sordi. Giusto è ciò che apparentemente, almeno secondo i dettami dell'etica e del sentire comune, è palesemente ingiusto e illogico. È giusto che per far quadrare i conti si affami un intero popolo, è giusto affermare che vecchi, bambini, malati, disoccupati, pensionati, siano colpevoli del debito pubblico, e quindi che paghino a prezzo del sangue. Così non è, il debito è per la maggior parte (80% nel caso della Grecia) frutto dell'esposizione a creditori pubblici (UE-FMI), ma dubito che tali soldi vadano in tasca a pensionati e casalinghe greche, immagino che ne beneficino maggiormente banche e imprese che guarda caso poi in una sorta di circolo infernale lucrano anche sui titoli di stato emessi per ripianare il deficit, aumentando di conseguenza il debito e il gap fra ricchi e poveri. Ma se anche fosse vero che vecchi e bambini hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità magari utilizzando prestiti per comprare Ferrari e Playstation, possiamo tranquillamente affermare che sarebbe giustificato far pagare loro un debito a costo della vita?
Un giornalista (?) ieri a RaiNews 24 affermava che i greci non possono pensare di continuare a nascondere la sporcizia sotto il tappeto, andare in pensioni a 50 anni, indebitarsi, truccare i conti ecc. lasciando intendere che devono proseguire sulla strada dei tagli, per realizzare quello che banchieri e giornalisti servi chiamano riforme. Il giornalista non si è posto minimamente il problema che tale modo di intendere l'economia ha portato a suicidi, aumento della mortalità infantile, povertà, mancanza di cure, disoccupazione.

È giusto ciò che è palesemente ingiusto, sulla base di un'equazione semplice che contempla una sola variabile: il debito, al netto delle determinanti dello stesso debito, che di certo non è stato contratto dai bambini e dai pensionati poveri.

Quanto sta succedendo in Europa, è la dimostrazione palese del fallimento e dell'ingiustizia delle politiche di austerità, e le regole e normazioni da essa imposta, appaiono il risultato di variabili palesemente arbitrarie. 
Il fallimento è insito non solo nel non raggiungimento di nessuno degli obiettivi che la troika aveva prefissato: il debito pubblico cresce, la disoccupazione cresce, il PIL cresce ritmi letargici e la tanto agognata crescita non si vede neanche col binocolo, ma anche negli assunti di base. Se infatti siamo disposti ad ammettere che per funzionare un'economia ha bisogno di succhiare sangue a pensionati e lavoratori, diminuire le garanzie sociali e privatizzare i beni pubblici, siamo nel pieno di un'aporia con poche possibilità di scampo. In altre parole stiamo affermando che per realizzare una cosa giusta occorre essere ingiusti. Per un verso la cosa potrebbe avere anche una sua giustificazione. Si potrebbe affermare (e i politici lo fanno) che per raggiungere dei risultati che arrechino “il maggior benessere possibile al maggior numero di persone” occorre che una minoranza di persone si sacrifichi. A parte gli interrogativi etici che tale affermazione reca con sé, visto che non mancano esempi storici tragici degli effetti di tale principio, e a parte la palese contraddizione sul concetto di pochi, dato che milioni di lavoratori e pensionati non sono certo pochi, si tratta di capire sulla base di quale logica si è potuto affermare che sacrificare alcuni per il benessere di molti è inevitabile e necessario. Due sono le risposte possibili: 1) l'economia ha delle leggi ferree che non puoi aggirare, in pratica l'economia è una e soltanto una, e i suoi precetti sono scolpiti sulle tavole della dottrrina liberista dell'economia. 2) l'austerità è un'ipotesi di lavoro, che ha delle premesse argomentative solide e paradigmi ben collaudati e quindi quello che si fa altro non è che la sperimentazione in vivo sulla base di un costrutto ipotetico deduttivo, che dovrebbe condurre a trovare una cura efficace per un'economia malata.

Rispetto alla prima tesi, possiamo dire che il liberismo non è l'unica dottrina economica esistente, ne esistono numerose altre come quelle di derivazione keynesiana che hanno altrettanta se non maggiore autorevolezza, dimostrando di funzionare meglio in tempi di crisi, come ci dimostra l'esempio di Roosvelt o dello stesso Obama che invece di tagli e aumenti della pressione fiscale hanno attuato politico di sostegno della domanda e di aumento degli investimenti pubblici e privati. Affermare quindi che il liberismo e solo il liberismo rappresenti la teoria economica in assoluto, sconfina nel fideismo religioso, cosa che certo non si addice a una scienza o presunta scienza come l'economia.

Riguardo alla seconda tesi, appare improbo affermare che la società possa essere un laboratorio a cielo aperto dove sacrificare a piacimento cavie umane. Una cosa è sacrificare topi per sperimentare un farmaco, altra cosa è far morire bambini o malati di tumore per trovare una cura che si sta rivelando peggio della malattia stessa.

Per ultimo, se anche una tale terapia d'urto funzionasse e il PIL crescesse a ritmi levati, la disoccupazione fosse pari a zero e il debito pubblico estinto, quale sarebbe gli effetti pratici? Lavori precari e sottopagati, sanità e scuole privatizzate, mano libera ai privati, nessuna garanzia sociale. 
Conviene? Non credo.

3 commenti:

  1. Articolo pienamente condivisibile se non fosse che Roosevelt stesso ha insegnato al mondo la differenza tra Liberismo e Capitalismo. Lui apprezzava il prima e combatteva il secondo...

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  2. gabrielle ciò che dici sarà anche vero ma le crisi in passato sono state risolte o con il sistema keynesiano o con le guerre, cosa scegli?

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  3. "Si potrebbe affermare (e i politici lo fanno) che per raggiungere dei risultati che arrechino “il maggior benessere possibile al maggior numero di persone” occorre che una minoranza di persone si sacrifichi."
    Questa frase dell' articolo mi sembra la più esplicativa della politica della attuale UE.
    Il concetto primordiale di unione europea è stato fallito completamente. E' stata realizzata un' ammucchiata di paesi (28) che sono serviti solo a rappresentare una valvola di sfogo per le economie forti, a danno dei paesi deboli. E non ditemi che " NON SAPEVANO".
    l'unione europea fu solo economica perchè non interessava quella politica (più complicata), serviva solo mercati da fagocitare.
    Sapevano benissimo di paesi con economie instabili e li hanno fatti entrare comunque perchè era quelli che servivano, per governarli con "bastone e carota". Potevano parcheggiarli in periferia aspettando che i loro conti tornassero accettabili per poi annetterli; e invece ecco il risultato di quelle menti perverse.
    Questa è la mia convinzione, forse è esasperata ma è ciò che salta agli occhi.
    Chi governa nel mondo non è la politica, ma "LA FINANZA DISTRUTTIVA" che deve far soldi a tutti i costi.

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