da doppiamente
Come
mi ha spiegato un mio amico cinese, se non ho capito male, Kung-fu
nella lingua dei mandarini significa “fare qualcosa” in un senso molto
generale. Ecco fare qualcosa di assolutamente generico è un po' il
mantra della riabilitazione psichiatrica. Altro che Spivak, Ciompi o la
Terapia Psicologica Integrata di Brenner, quando nei Centri di Salute
Mentale (CSM) si decide di fare qualcosa che abbia una parvenza di
riabilitazione, la scena è una sorta di brain storming per menti vacue,
dove ognuno partorisce una sua idea indipendentemente dall'osservanza di
protocolli, tecniche sperimentate, linee guida ecc. Si alza qualcuno e
dice: propongo la montagna terapia, mio cugino mi ha detto che va molto
soprattutto nei CSM della pianura padana, ci sono anche pubblicazioni in
merito...Un altro se ne viene fuori con gli scacchi, vuoi mettere la
stimolazione cognitiva, l'infermiera obesa, tira fuori il corso di
tombolo, una cosa fantastica, da fare subito dopo il corso di cucina.
Tutto bello ed entusiasmante soprattutto per la primaria che ogni giorno
ti pungola perché bisogna trovare i pazienti per fare il tale corso
altrimenti non si va sui giornali locali. Hai voglia a dirle che non
sono loro a doversi adattare alle nostre esigenze, semmai dovrebbe
essere il contrario.
Naturalmente
molti corsi sono disertati dai pazienti e molti altri sono frequentati
di malavoglia e solo perché c'è un rapporto di soggezione fra medici e
certi pazienti. La riabilitazione, quella seria e quella meno seria si
scontra quasi sempre con la volontà del paziente, che nella maggior
parte dei casi preferisce passare il tempo a fumare e a desiderare
qualche donna o uomo che mai si sognerebbe di toccarli nemmeno con un
canna appuntita. La volontà come tutti sanno è una delle proprietà umane
che viene intaccata per prima nelle malattie gravi come le psicosi
schizofreniche, allora occorrerebbe riabilitare per prima la volontà se
si vuole avere qualche possibilità di successo. Come fare? Kung-fu.
A
essere sinceri una volta ho organizzato un torneo fra CSM della regione
dove giocavano pazienti, medici e infermieri e ho notato enormi
benefici, sia nei medici che nei pazienti. Molti ragazzi che non
socializzavano più con nessuno, si sono fatti prendere dall'entusiasmo e
hanno cominciato a insultarsi allegramente fra di loro, ragionando
anche di tecniche di gioco. Altri che non avevano mai visto una doccia,
dai e dai alla fine sono riusciti a superare il pudore e la timidezza e a
farsi la doccia insieme agli altri. Significa che il calcetto è una
terapia riabilitativa valida di per sé? Non credo, ma comincio a pensare
che in ogni caso funzioni più del Serenase per certi pazienti. Kung-fu.
Certo
applicare i dettami di Spivak forse sarebbe meglio, ma dalle nostre
parti gli amministratori non amano i nomi slavofoni o che suonano tali,
non si sa mai, quella è gente strana. L'unica sacerdotessa del metodo
Spivak che avevamo è dovuta scappare a gambe levate dall'Abruzzo e
tornarsene il Emilia. Eppoi non siamo la Svizzera qui, non c'è il
setting adatto, non ci sono strutture, personale ecc. Inoltre La
dottrina parla di “assi della casa e del lavoro” attorno ai quali ruota
la riabilitazione stessa. Chi gliela da la casa e il lavoro agli
psicotici? Non rimane che una cosa.
Kung-fu.
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