venerdì 20 luglio 2012

Napolitano is not my president 2


Ex stalinista, craxiano, passato al migliorismo, alias liberismo dentro un ex partito comunista, politico di lunghissimo corso, garante della svolta neoliberale italiana per mano di una tecnocrazia fetente. Di chi stiamo parlando? Ovvio, del nostro beneamato presidente. Per fortuna non siamo negli Stati Uniti, sennò gli untuosi corazzieri di regime che fanno da muro a Napolitano, ci riempirebbero di retorica strappalacrime sul valore dell'istituzione che unisce tutto il popolo e ne rappresenta lo spirito eroico e, aggiungerei io, la superiorità morale su tutti gli altri popoli, a prescindere dalla persona che la rappresenta. Ricordo con disgusto il patriottismo di certi americani che alla domanda dell'intervistatore sul perché di tanta foga consumistica, rispondevano con orgoglio:  “spendiamo, perché ce lo ha chiesto il nostro presidente”. Nessuna domanda sull'irrazionalità di un sistema che ti tratta da pollo di allevamento, basta la parola del presidente. Mi viene la pelle d'oca quando nei telefilm americani assisto a scene di patriottismo del tipo “i nostri ragazzi” che vanno a combattere in Iraq per la nostra libertà di pavidi scalda-poltrone. Come dicevo, noi non siamo ancora a quel punto. Ci stiamo arrivando? Ho l'impressione che certi americanofili lo desiderino assai, come desiderano assai un sistema elettorale all'americana, che è tanto più democratico quanto meno sono le persone che votano. Una finzione di democrazia per dare un contentino al popolo e tanto controllo da parte del governo e delle lobbies.
Il destino delle istituzioni e il terrore del caos che ne deriva dal non tutelarle abbastanza, si è impadronito di molti intellettuali italiani, compresi certi tizi che scrivono su un giornale che si definisce comunista, autoelettisi corazzieri. C'è il terrore fantasticato, colpa di una cattiva digestione di testi classici, di un ritorno ad uno stato di natura prehobbesiano, che è costantemente in agguato e che incombe ad ogni parola di Grillo o per causa dello sfrenato attivismo di certi magistrati. Non si accorgono o fanno finta, di non accorgersi, i corazzieri della repubblica presidenziale, che questo leviatano alla matriciana, nato da un patto di ferro fra stato mafia, per mano della politica, è l'artefice principale del disordine e dell'insicurezza in cui viviamo e del disastro imminente che si presenta alle nostre porte. Che patto potremmo aver fatto noi cittadini con questa classe politica e per quale sicurezza? Certo i regimi che si sono succeduti negli ultimi decenni hanno garantito a molti di noi un certo benessere, ma quello che abbiamo lo abbiamo pagato caro. Questa gente ci sparava addosso, con l'indifferenza colpevole di una "maggioranza silenziosa", mentre si spartiva il potere e saccheggiava il territorio. Vogliamo ricordare i governi Tambroni o prima ancora Portella della Ginestra, le stragi di stato e le centinaia di compagni morti ammazzati? E' sicurezza questa? 
Oggi il perno dell'equilibrio è ancora la politica, ma a differenza di ieri, non c'è niente per noi, nemmeno le briciole. Oggi la sicurezza è tutta per la classe politica in sé. A noi rimane solo l'incertezza è la miseria che avanza. 
Napolitano sei tutti noi, gridano ad alta voce i vari D'Alema, Bersani, Letta, Monti, politici e corazzieri servi con il terrore di rimanere disoccupati.
Per questo Napolitano is not my president. Napolitano è il presidente di questi signori della politica che amministra se stessa, è il garante massimo della loro sicurezza, non certo di chi lavora onestamente e si suda la pagnotta.

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