di Matteo Bernabei da Informare per Resistere
“Sono in Siria dal 1994 e allora sotto il regime di Assad il Paese aveva una sicurezza invidiabile, certamente per la potenza e un po’ per il timore, ma anche perché la popolazione viveva in base a un patto sociale, che non era il frutto di un regime, ma che al contrario lo sosteneva”, ha spiegato madre Anges, sottolineando come “oggi le grandi potenze hanno deciso di mettere fine a questo regime, dimenticando il patto sociale che è all’origine della maniera di convivere della popolazione siriana”. Una popolazione che, secondo la portavoce della diocesi di Homs, viene ora mostrata all’esterno come debole e incapace di provvedere a se stessa, così da permettere a 120 nazioni che si dicono amiche di interferire “nella realtà di una nazione che è libera, autonoma e indipendente” violando anche “quella che dovrebbe essere la legge delle Nazioni Unite”.
Un’ingerenza coperta da altisonanti parole come indipendenza, libertà e democrazia e dai mezzi di comunicazione internazionali che “hanno una sola voce, fanno un solo discorso e raccontano una sola realtà per convincere il pianeta che questa è la realtà siriana”. “Questo si chiama mentire, è una menzogna una manipolazione mediatica (…) la realtà non è quella che si vede sullo schermo delle televisioni,o sulle pagine dei giornali”, incalza ancora la religiosa, la quale poi rivela che una grande giornalista italiana prima di un’intervista le ha confessato che “non poteva dire quello che vedeva e quello che avrebbe voluto nel suo giornale”.
“Questa non è democrazia, non è libertà, ma propaganda – ha proseguito madre Agnes – la tragedia è che il mondo libero è sotto un’influenza totalitaria per fare di tutti noi un solo pensiero e una sola schiavitù”. Secondo la suora di Homs “moltissime risorse sono investite nei mezzi di comunicazione, nel lavoro diplomatico e anche nella lotta armata per far cadere non solo un regime ma un esempio di convivenza sociale”.
Parlando poi delle violenze la religiosa ha messo in risalto il possibile ruolo giocato dalle grandi potenze internazionali anche nei recenti attentati di Damasco, ponendo l’accento sull’impossibilità dei ribelli di compiere attacchi programmati di grande entità senza l’aiuto di mani esperte.
Madre Agnes è quindi tornata a parlare della minaccia islamista sottolineando come siano state le ingerenze straniere a “importare in Siria la tradizione wahabita, una tradizione che anatematizza: tu non sei come me e quindi ti devo uccidere”. “Questa non è una religione, è un’ideologia”, ha però spiegato la suora che ha inoltre contestato il ruolo di “Paesi guida” per la Siria che Arabia Saudita e Qatar si sono attribuiti senza averne le capacità. Dopo aver rivelato tuttavia un certo ottimismo per la fine della crisi, confidando sulle capacità di convivenza della popolazione del Paese arabo, madre Agnes, rispondendo alle domande dei presenti, ha commentato le dure parole di padre dall’Oglio nei confronti del governo di Damasco.“La sua è una posizione politica – ha spiegato sottolineando la propria stima per il prelato – ma non è la posizione della Chiesa, che ha preso le distanze da quelle dichiarazioni”.
Fonte: Rinascita
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