sabato 7 luglio 2012

Le frasi giuste per sfondare in un salotto buono targato Pd

di Matteo Pucciarelli da Micromega
 
Se non riuscite a cambiare il Paese e anzi il Paese sta cambiando voi, non fatevene un cruccio. Cambiate pure e puntate alla scorciatoia, datevi da fare. Avete il futuro davanti, cari giovani. E un partito, un grande partito, sempre pronto ad accogliervi: basta che vi troviate la giusta collocazione. Con un po’ di furbizia e qualche frase di rito è possibile, anzi è inevitabile, entrare nel giro che conta. Quello del Pd che, al Potere, gli dà del tu (astenersi giovani turchi). In tempi di feste democratiche sparse per l’Italia, le occasioni per mettervi in luce fioccheranno. Ecco qui una serie di benevoli e intelligenti consigli per fare un figurone con i notabili democrats. Avvertenza: le frasi vanno utilizzate per filo e per segno, anche nella punteggiatura.
1. «La Fornero si è dimostrata una riformista vera, pazienza se è impopolare, le riforme autentiche lo sono sempre». È una dichiarazione banale, ma serve a mettere i puntini sulle “i”. Solo lodando la Fornero si può far intendere ai commensali di essere affidabili, pronti al sacrificio per il bene del Paese e con la giusta dose di “modernità” addosso. Ma non spingetevi oltre cercando di dare un senso logico a una frase del genere, perché risulterete perdenti. Fateci caso: nessun big del Pd è ancora riuscito a farlo, e mica potete credervi migliori di D’Alema già al primo incontro.
2. «Marchionne è un modernizzatore, con Obama si stimano un monte». Il richiamo al presidente Usa è fondamentale, conferisce un’aurea magica a qualsiasi baggianata; non toccate per nessun motivo al mondo la questione Fabbrica Italia – promesse mancate, non è elegante; però se riuscite ad aggiungere «con la frase del folklore sulla sentenza pro-Fiom è stato duro, ma in fondo ha ragione» senza sentirvi dei vermi avete fatto bingo. Penderanno dalle vostre labbra.
3. «Siamo un Paese paralizzato dalla casta dei sindacati. Dicono sempre di no, e oltretutto scioperano sempre il venerdì, guarda un po’». Prima una denuncia durissima contro il vero potere forte italiano (la Cgil, anzi la Fiom, lo sanno tutti), poi una sagace osservazione su quegli scansafatiche col posto fisso. State andando fortissimo, cominciano a stimarvi.
4. «Io credo molto nella vocazione maggioritaria. Però un accordo con l’Udc ci può anche stare. Serve serietà, mica vorrete i ministri di lotta e di governo?». È da queste dichiarazioni che si intravede lo statista che c’è in voi. Ricordare, se possibile, che a fare cadere Prodi nel 2008 fu Rifondazione Comunista. Naturalmente non è vero, ma nessuno vi smentirà e anzi, sarà l’occasione giusta per insultare i cachemire di Bertinotti scordandovi delle tangenti a Penati e dei furti di Lusi.
5. «Ieri sul Post c’era un’ottima analisi di Luca Sofri secondo cui…». La frase può continuare come vi pare, andate a braccio ma non vi emozionate troppo: avrete tutti gli occhi addosso. Ricordarsi due o tre dizioni, è vitale: «contro ogni conservatorismo», «la questione è un’altra», «è il tempo della responsabilità». L’unica raccomandazione è non parlare di fatti e idee concrete perché da quelle parti non sono gradite, e in più rischiate un richiamo dal Fondo Monetario Internazionale portato via lettera da Napolitano in persona.
6. «Diciamo la verità, le eccessive tutele dei nostri genitori ci hanno tarpato il futuro». È il vostro momento, gli applausi sono vicini, per il momento fate incetta di pacche sulla spalla. Rimembrate che vi state riferendo alle pensioni di maestri, impiegati, dipendenti pubblici, operai specializzati, gente da 1400 euro al mese: i vostri stessi padri, insomma. Ma non pensateci, tanto a casa vi vogliono bene lo stesso anche se li pugnalate alle spalle. E soprattutto, non fatevi prendere la mano come dei piccoli Che Guevara: voi NON state parlando (né siete autorizzati a farlo) delle 100 mila pensioni d’oro che si aggirano per il Paese – e che ci costano 13 miliardi l’anno.
7. «Che tristezza i miei amici che leggono il Fatto e pensano pure di essere di sinistra». Strappatevi poi le vesti per la chiusura del Riformista, «era benzina per la mia mente» – tutti sanno che è una fandonia, ma è un passo obbligato da fare per essere accettati. Se possibile, evidenziate che Travaglio è pieno di soldi e che ha perso un paio di cause, che quello «è il giornale delle procure», che Beppe Grillo fece un incidente e causò morti. Rintuzzate il discorso qua e là con i termini «populismo» e «demagogia». Ah, e criticate il Molise di Di Pietro, fa niente se lo governa uno del Pdl.
8. «Ho viaggiato molto. Come ha scritto Rondolino, “è andando spesso negli Stati Uniti che ho capito che cos’è la libertà”». Ragazzo, sei una bomba, lasciatelo dire. Altri cinque minuti e freghi il posto alla Madia nel 2013.
9. «Basta con questo statalismo novecentesco, perdio». Il «perdio» è importante perché dà quel tocco laico chic utile ad alleggerire il discorso. «Privatizzazioni» e «liberalizzazioni» parole chiave, se vi sentite sicuri di voi stessi aggiungete un «Montezemolo» (a cui hanno regalato le concessioni, ma non fatene cenno): state professando l’immane necessità di svendere il vostro stesso Paese, state insomma sostenendo una ricetta non solo di destra ma pure fallimentare. Però premieranno il vostro coraggio e – ovviamente – la vostra “modernità”. Adesso considerati pure l’erede di Stefano Fassina, uno che dice cose giuste dal pulpito sbagliato.
10. «C’è un Gramsci inedito, e lo scriveva pure Ernesto Galli della Loggia in un editoriale due settimane fa, che esaltava la meritocrazia. Senza d’essa, l’uguaglianza è conservazione. E io mi reputo un riformista tout court». È una cazzata, ma nessuno controllerà. Qualcuno dell’Aspen Institute a cui sei stato segnalato via Skype dopo la frase numero 6 ti sta già domandando se per caso, chissà, «ti andrebbe di fare il ministro dell’Economia nel prossimo governo? Tranquillo, devi solo mettere qualche firma qua e là». Non hai fatto la rivoluzione, non hai cambiato un cazzo nel mondo. Però, finalmente, da domani molli la stanzetta a Tiburtina e cerchi casa a Trastevere. O davanti al Colosseo.

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