martedì 3 luglio 2012

Giovani senza lavoro: la ricetta di Gallino


da stamptoscana

Record storico della disoccupazione giovanile in Italia: quel 36,2% di tasso di disoccupazione della fascia fra i 15 e i 24 anni impone la ricerca di una soluzione

Firenze - E una proposta che sembra orientata verso un "keynesismo" puro giunge dal sociologo, scrittore, docente di sociologia, fra i massimi esperti del rapporto tra nuove tecnologie e formazione, nonché delle trasformazioni del mercato del lavoro  Luciano Gallino, che ha portato il suo contributo alla due giorni di Alba, il nuovo soggetto politico della sinistra radicale, che si è tenuta a Parma nel fine settimana scorso. Il documento, disponibile sul sito http://www.soggettopoliticonuovo.it/ , è stato modificato nel corso di un intenso confronto il cui risultato sarà on line, disponibile al pubblico, nei prossimi giorni. Intanto il documento di Gallino propone 5 punti chiave che potrebbero rappresentare  la proposta base per affrontare la disoccupazione con una nuova metodologia. Del resto, come dichiara lo stesso Gallino all'inizio del documento, "sgravi fiscali, investimenti in grandi opere, incentivi alle imprese perché assumano, sono poco o punto efficaci per creare rapidamente occupazione".
La proposta di Gallino, come in un novello New Deal, si incentra sostanzialmente su un principio base: "Occorre che lo stato operi come datore di lavoro di ultima istanza, assumendo direttamente il maggior numero di persone".  Come? Articolando una serie di interventi di cui la testa di ponte potrebbe essere la creazione di "un’Agenzia per l’occupazione simile alla Works Progress Administration del New Deal americano (works = opere pubbliche)". Con un doppio canale: "l’Agenzia – scrive Gallino -  stabilisce i criteri di assunzione, il numero delle persone da assumere, il livello della retribuzione,  i settori cui assegnarle". Ma le assunzioni verrebbero però "effettuate e gestite unicamente su scala locale, da comuni, regioni, enti del volontariato, servizi del lavoro,  ecc". Stabilita l'Agenzia, ci sarebbe da puntualizzare l'obiettivo. Il documento di Gallino dichiara "Per cominciare si dovrebbe puntare ad assumere rapidamente almeno un milione di persone. Poiché tale numero è inferiore a quello dei disoccupati e dei precari, occorre stabilire inizialmente dei requisiti in cui i  candidati  dovrebbero  rientrare. Un requisito ovvio potrebbe essere l’età: per esempio 16-30 anni, oltre ovviamente alla  condizione di disoccupato o precario". Resta inteso, e puntualizzato nel testo, che l'Agenzia dovrebbe offrire lavoro a chiunque sia in possesso dei requisiti richiesti e atto al lavoro.
Altro punto qualificante, "le persone dovrebbero essere impiegate unicamente in progetti di pubblica utilità diffusi sul territorio e ad alta intensità di lavoro". Bocciate le grandi opere, considerate prive delle caratteristiche puntualizzate, gli esempi riguardano la messa in sicurezza di edifici scolastici (oggi il 50% non lo sono), il risanamento idrogeologico di aree particolarmente dissestate, la ristrutturazione degli ospedali (nel 70% dei casi la loro struttura non è adeguata per i modelli di cura e di
intervento oggi prevalenti). Progetti che richiedono, specifica la nota, ogni sorta di figure professionali.

Infine, problema finanziamenti. Un punto su cui spesso scivolano fior di proposte. Per quanto riguarda il "metodo Gallino", si parte da un'ipotesi molto credibile: mettiamo che ogni nuovo occupato costi 25.000 euro.  Per crearne un milione occorrono 25 miliardi l’anno, la maggior parte dei quali, fa notare l'economista, rientrebbero immediatamente nel circuito dell’economia. E, per quanto riguarda il finanziamento, si può immaginare "una molteplicità di fonti: fondi europei; cassa depositi e prestiti;  obbligazioni mirate; una patrimoniale di scopo dell’1% sui patrimoni finanziari superiori a 200.000 euro". Ipotesi, quest'ultima, non così preregrina in Europa, visto che la Svizzera la applica, come ci informa Gallino, da almeno mezzo secolo. Oltre a questi esempi, l'economista consiglia di considerare altre fonti,  come la possibilità di offrire ai cassintegrati di lunga durata la scelta  "se lavorare a 1000-1200 euro al mese piuttosto che stare a casa a 750, a condizione che sia conservato il posto di lavoro (è possibile, con l’istituto del distacco)". Anche chi riceve un sussidio di disoccupazione potrebbe accedere a un meccanismo simile: "In questi casi  - conclude la proposta - l’onere per il bilancio pubblico (includendo in questo l’Inps) scenderebbe di due terzi. Infine va tenuto conto che molte imprese sarebbero interessate a utilizzare lavoratori pagando, per dire, soltanto un terzo del loro costo.

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