di Benny Calasanzio da Micromega
Immagino che alla notizia della prematura dipartita del consigliere
giuridico del Quirinale, Loris D’Ambrosio, i complottisti d’Italia
abbiano decretato che l’anello mancante tra Napolitano e Mancino sia
sparito al momento giusto, prima che potesse parlare, prima che potesse
difendersi, prima che potesse essere “dimesso”. Sono teorie sempre
affascinanti.
Quel che mi preme oggi è ricordare che il dispositivo dell’art. 69
del Codice di Procedura Penale prevede che un processo si estingua se
risulta la morte dell’imputato, in ogni stato e grado del procedimento.
Quello che il Codice invece non cita è l’estinzione delle responsabilità
morali, degli errori, degli sbagli. Se muori, per la legge non diventi
vergine e puro, ma semplicemente rimani quel che eri. Che tu fossi
indagato, imputato o intercettato.
Invece, come era ampiamente prevedibile, alla notizia del decesso
dell’uomo che suggeriva a Mancino di mettersi d’accordo con Martelli per
evitare l’incriminazione (dicendo di riportare il consiglio ricevuto
dell’Intangibile oracolo), molti hanno beatificato il defunto e puntato
il dito sulla procura di Palermo e sul Fatto Quotidiano, veri killer morali del D’Ambrosio: “Insieme
con l’angoscia per la perdita gravissima che la Presidenza della
Repubblica e la magistratura italiana subiscono, atroce è il mio
rammarico per una campagna violenta e irresponsabile di insinuazioni e
di escogitazioni ingiuriose cui era stato di recente pubblicamente
esposto, senza alcun rispetto per la sua storia e la sua sensibilità di
magistrato intemerato, che ha fatto onore all’amministrazione della
giustizia del nostro Paese” ha detto sobriamente Napolitano. Oltre è
andata Ubiqua Santanchè, che dalle spiagge di Marina di Pietrasanta, da
Twitter ha estivamente sentenziato: “I pm hanno fatto un altro morto: D’Ambrosio. Fermiamoli”.
Ricordarle che per le stesse accuse a Caselli nel 1998 Vittorio Sgarbi è
stato condannato in primo e secondo grado per diffamazione
aggravata (salvato dalla prescrizione) sarebbe come anticiparle la
querela che partirà da Palermo; preferisco godermi lo spettacolo.
Citazione merita anche il noto cardiologoMaurizio Gasparri, che
certifica come ”Questo drammatico evento dovrebbe essere per tutti
motivo di profonda riflessione. È difficile considerare questa scomparsa
non condizionata dai recenti eventi”, tralasciando il fatto che
D’Ambrosio era malato da tempo. A sorpresa chiude la lunga carrellata
(che abbrevio per noia) il pm di Milano Ilda Boccassini, che fa presente
come “D’Ambrosio ha salvato l’integrità della magistratura eppure è
stato oggetto nelle ultime settimane di attacchi ingiusti e violenti”.
Perché ingiusti e perché violenti non è dato sapere, ma tant’è.
L’assoluzione mortis causa non fa onore a chi la invoca e tantomeno
a Loris D’Ambrosio, magistrato esperto e rispettato che in passato aveva
collaborato anche con Giovanni Falcone. Appaiono evidenti, infatti, gli
errori di metodo e di valutazione commessi dall’esperto consigliere
giuridico, forse schiacciato dall’insostenibile peso di Nicola Mancino;
errori che a tratti apparivano come vere istigazioni a delinquere
(specie quando suggeriva, come dicevamo, di concordare una versione di
comodo al di fuori del processo). Ora la sua morte non può cancellare
quelle imbarazzanti telefonate con Nicola “Minuti Gratis” Mancino, né, a
maggior ragione, le responsabilità del Capo dello Stato che non ha
censurato D’Ambrosio, non gli ha chiesto la rettifica di quanto detto a
suo nome a Mancino e non gli ha imposto le dimissioni.
Serviva solo silenzio, per rispettare una vita che finisce, che è
sempre un lutto. E invece, ancora una volta, a perdere l’occasione di
stare zitto è stato lui, l’uomo che sussurrava agli indagati.
L’imparziale, il terzo, il garante della Costituzione. Ma sarà mica
preoccupato di dire le stesse cose che dicono la Santanché e Gasparri?
venerdì 27 luglio 2012
D’Ambrosio ucciso da Travaglio & Co.”
Etichette:
D'Ambrosio,
giustizia,
Magistratura,
Napolitano,
Travaglio
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Il racconto truccato del conflitto previdenziale
di Matteo Bortolon da Il Manifesto Le pensioni sono sotto attacco. Non a singhiozzo, non in fasi circoscritte: sempre. Tale conclu...
-
di Domenico D'Amico Repetita iuvant , ho pensato di fronte al libro di Michel Floquet ( Triste America , Neri Pozza 2016, pagg. 2...
-
di Franco Cilli Hanno ucciso il mio paese. Quando percorro la riviera adriatica in macchina o col treno posso vedere chiarament...
Nessun commento:
Posta un commento