di Tonino D'Orazio
Papa Ratzinger, si
dimette. Dopo 700 anni, un nuovo “gran rifiuto”. (Celestino V
lasciò nel 1296). Le motivazioni sono “political correct”.
Primo, la malattia che lo
ha indebolito. Secondo, la volontà di ritirarsi per meditare,
restando però in un piccolo monastero all'interno della Città del
Vaticano. Infine perché non è più in grado di esercitare il
magistero papale. Ormai lo sguardo era vagante, sperduto, assente, le
parole uscivano a stento e il viso era più che sofferente. La
televisione non perdona. A volte una immagine cristallizza la realtà
più delle parole.
Ratzinger, grande Alfiere
della Tradizione, Guardiano inflessibile e fortemente ideologico
della purezza della linea, della fede e soprattutto della catechesi
della chiesa cattolica romana, il suo gesto è stato di una grande
coerenza. Introduce però un elemento di una pesantezza teologica
enorme, sulla quale sorvoleranno tutti in questi giorni.
L’infallibilità del papa.
Quanti morti vi sono
stati nel passato per ribadire questo concetto “sacro”, tanto
quanto sacro erano i papa-re e in genere tutti i re assoluti che
avevano ricevuto la loro missione direttamente da Dio con la
benedizione della Chiesa, per secoli, compresi un po’ di dittatori
cattolicissimi del secolo scorso. Ratzinger ribadisce che oggi
l’infallibilità è “a tempo”. Già l’altro papa precedente,
quello dello spettacolo e delle manifestazioni di massa, aveva
accennato al problema indicando l’età dei cardinali in massimo 80
anni per andare in pensione e non pensare più all’eventuale sbocco
di carriera papale. L’arteriosclerosi e l’Alzheimer sono problemi
umani di grande pietà per tutti. È l'ammissione che un papa è
anche un uomo. E’ ammettere che un uomo solo non è più quello che
può decidere da solo nella Chiesa? E’ ammettere che la Chiesa sia
diventata più difficile da “governare”? Lo si può desumere come
“abbandono del campo” dalle parole del fratello Georg al giornale
Die Welt: "Mio fratello si augura più tranquillità
nella vecchiaia"? Speriamo che non siano vere e proprie
“dimissioni” dovute allo spostamento di ingenti somme e conti
correnti vaticani dello Ior sulla banca tedesca Deutsche Bank,
nell’occhio del ciclone, sotto accusa dalla Consob americana e
tedesca. Anche Bankitalia vigila su un sospetto flusso di riciclaggio
in Vaticano, attraverso pagamenti elettronici su bancomat e conti del
gruppo tedesco, alle prese di un buco gigante di quasi 3 miliardi di
dollari, ad oggi, (ma potrebbero essere presto di 12 miliardi) e in
procinto di fallire se non riesce ad ottenere soldi dalla Merkel o a
drenare soldi sul massacro sociale dei paesi mediterranei.
Le implicazioni relative
e consecutive alla caduta di questo tabù dell’infallibilità
potrebbero presupporne ragionevolmente altri nel futuro? Forse che il
Concilio Vaticano Secondo di papa Roncalli stia tornando
prepotentemente alla ragione dei fatti e alla modernità di quelle
tesi nelle difficoltà sociali mondiali attuali, quantunque quattro
papi abbiano tentato di annullarne gli effetti?
Un attimo di
complottiamo. Il 28 febbraio, mese completamente di ciclo lunare e
della fecondazione, è stato scelto in modo simbolico? Se le profezie
di San Malachia di Armag, redatte o dettate dal santo nel 1139, sono
esatte aspettiamoci adesso, con una fumata bianca, o “il papa nero”
(motto andato perduto, ma simbolo, testa di moro, presente
nello stemma di Ratzinger e nelle profezie di Nostradamus) o Petrus
Romanum, altri scrivono Secundus, l’ultimo papa prima della fine
del mondo, o della Chiesa Romana. Lasciamo la discussione agli
esegeti o agli esoterici, sia sulle errate cronologie sia sulle
piacevoli fantasticherie. Noi, come direbbe Gioacchino Belli, avremo
poco da ridere se il nuovo papa dovesse sorriderci. Il terrore degli
atei viaggia attraverso i secoli.
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