di Tonino D’Orazio
In una campagna elettorale al limite della comprensione si stanno
schiarendo alcuni tatticismi alla D’Alema.
Berlusconi incute nuovamente timore sia a Monti che a Bersani. E’ un
po’ la sintesi di questi ultimi giorni di campagna elettorale, se le reti
televisive hanno ragione e se il pilotaggio dei sondaggi prosegue. Bisogna
partecipare al “duello” a tre? Quale è il voto utile visti (anzi sparati) i
programmi?
Il chiarimento più limpido viene
proprio da Bersani: “Noi abbiamo sostenuto il programma di Monti con fedeltà”; “Siamo
pronti ad un accordo con lui per il proseguimento del programma europeo”. Insieme
abbiamo salvato l’Italia. Bersani è onesto e chiaro e forse ci crede. A questo
punto non ci sono alternative. E’ stato un bene spiegarlo anche alle banche
tedesche. Adesso dovrà andare a dirlo anche al mite Hollande. Cioè ai padroni
delle ferriere istituzionali e bancarie europee. E’ la premessa, lo steccato,
di Monti per una “collaborazione strutturale” per ulteriori “riforme”. Le
promesse, si sa, sono solo per le campagne (notate questa parola proveniente
dalle strategie militari) elettorali. Ma non è che hanno fatto finta di
litigare fino ad oggi e non ce ne eravamo accorti?
Sarà la cura da cavallo preparata
dalla BCE e dal FMI? La stessa che per la Grecia e la Spagna, paesi notoriamente
in via di guarigione? Sembra proprio di sì. Che il sistema elettorale sia una
trappola “democratica” affinché non cambi nulla e si faccia finta? Sembra
proprio di sì. Che questa trappola venga definita “real politic”, (tradotta:
adattatevi all’ammucchiata), cioè realtà costruita per benino e non
modificabile affinché il paese sia ingovernabile mettendo in contrapposizione
la Camera e il Senato? Sembra proprio di sì. Per obbligare alla “grosse koalitzione” e con lievi
distinguo politici dei partiti pur da declamare per i fans, il sistema è un meccanismo eccellente, soprattutto se non c’è
uno stravincitore. Ci sono tutte le premesse. Stupidità realistica del bipolarismo
inesistente perché diventato tripolare se non multipolare? Sembra proprio di
sì. Dopo questa nuova tornata porcellum
non si può tornare di nuovo al voto caro Vendola. Per fare che? Allora tutti al
centro, ma ovviamente sulle politiche di destra. In democrazia vince la
“maggioranza”. L’alt di Vendola non ha più peso davanti alle “sorti
patriottiche dell’Italia”. Pur vincendo le elezioni con il Pd, Sel si ritroverà
in minoranza e in una opposizione parlamentare ininfluente e di testimonianza.
La parabola Di Pietro insegna.
E il lavoro? Problema reale del
paese, il lavoro è completamente assente dal dibattito, tanto che pure la Cgil
ne ha proposto un rapido piano nazionale esclusivo a Bersani e a Vendola, abbandonando
per un attimo la proverbiale “autonomia sindacale”, ormai non solo in campagna
elettorale. Penso anzi che, visti i risultati di un anno di “governo”, tutti quelli hanno sostenuto il massacro
Monti-Fornero sulle sorti del sociale e dei lavoratori si vergognino di
parlarne. Bersani potrebbe finalmente ritrovare come ministro l’amico Ichino,
passato all’altra sponda. Il lavoro, invece delle tasse, potrebbe essere il
tallone di Achille dei maggiori partiti oppure il tema-assente preferito degli
astensionisti. Persino Landini, segretario generale della Fiom, è costretto a
schierarsi con la lista Ingroia per ricordare che effettivamente esistono due
Cgil politiche e che il Pd non dà nessuna fiducia o garanzia di ripristino
della legalità e della dignità del lavoro. Figuriamoci se alleato con la destra
tecnocratica e bancaria di Monti.
Il dilemma è posto: votare
l’originale o la fotocopia?
Il tutto davanti alle buffonerie
di Berlusconi in ascesa, agli oracoli da sepolcro imbiancato di Monti, ai
borbottii bonari di Bersani anche su chi deve apparire in Tv, alle
farneticazioni di Maroni sul bottino fiscale e la secessione, alle urla di
Grillo (ce lo fanno vedere sempre così), ai programmi semplificati seppure alternativi
di Ingroia, al silenzio isolato di Di Pietro e piano piano al fantasma Vendola.
Le proposte referendarie di Bagnasco, appena uscito dalla lobbie democristiana di Todi per selezionare le candidature fedeli,
e del Vaticano che “mai si è mischiato
nella politica italiana”, nemmeno per lo Ior nel Monte Paschi.
Per il resto “Tout va très bien, madame la marquise!”. La palla al popolo.
Nessun commento:
Posta un commento