Adesso si può tornare parlare seriamente.
Revisionare i trattati europei, Fiscal Compact in testa, un delirio che ci impedisce persino di riparare le buche delle strade, perché dobbiamo mettere le nostre mancette nel pozzo di San Patrizio del debito pubblico senza mai riuscire a riempirlo.
Ridiscutere l'euro, sgombrando il campo da posizioni teologiche-dogmatiche, perché non sta scritto da nessuna parte che ci si debba accollare il costo della carta di credito della Germania e quello della benzina del liberismo europeo, senza fiatare.
Considerare finalmente il debito dello stato al netto di mafie, clietele e ruberie politiche, una cosa positiva, perché il debito dello stato è il credito del cittadino.
Considerare l'Europa non un'arena di scontro fra commercialisti di varia provenienza, ma la patria del Welfare e della solidarietà.
Scusate se è poco.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Il racconto truccato del conflitto previdenziale
di Matteo Bortolon da Il Manifesto Le pensioni sono sotto attacco. Non a singhiozzo, non in fasi circoscritte: sempre. Tale conclu...
-
di Domenico D'Amico Repetita iuvant , ho pensato di fronte al libro di Michel Floquet ( Triste America , Neri Pozza 2016, pagg. 2...
-
di Jon Schwarz (da A Tiny Revolution ) traduzione per Doppiocieco di Domenico D'Amico Una delle cose grandiose dell'essere america...
Nessun commento:
Posta un commento