di Tonino D’Orazio
Ormai abbiamo davanti,
nudo, il volto vero di questa Europa (che non vogliamo) diretta dal
IV Reich. Si torna al punto di partenza dopo sei mesi di lento
strangolamento. La dimostrazione per gli altri popoli europei che i
referendum non servono a nulla. Che i socialisti sono parte
integrante del neoliberismo dilagante. Che ognuno teme il suo turno e
si accuccia. Che la Confederazione Europea dei Sindacati, come in
Italia, non conta assolutamente nulla. I documenti inviati
soprattutto al PSE, ma anche a un parlamento, quello europeo, che non
conta nulla ed esiste per utile e “finta democrazia”, sono quasi
una farsa senza conseguenze, parte di un atto teatrale.
Questa volta gli otto
punti elaborati dalla Troika, guidata da un uomo su sedia a rotelle
che non ne fa parte, erano gli stessi di febbraio scorso, devono
essere “applicati” in tre giorni. Durante “la trattativa”,
per darne il senso del ridicolo, platealmente Tsipras si sfila la
giacca dicendo:”prendetela”. La cravatta di Renzi non la porta,
teme la sfiga. Però è pronto ad accettare tutto. A meno di
ricordare la tecnica di guerra dei Parti.
Ecco la vendetta,
osannata da tutti media. Si parte dalle banche (1), niente più
salvataggi di stato: approvazione della direttiva sul "bail
in" (per far pagare azionisti e correntisti), presto anche
da noi, visto che fino ad adesso venivano “salvate” da Draghi
comunque con i soldi nostri. Non c’è più giro di cassa, si
prendono tutto e subito dai nostri conti. Si continua con i
licenziamenti collettivi più facili (2): la troika vuole che vengano
reintrodotti. Un aggiornato Job act. Addio alla mini-Iva sulle isole
greche (3), aree estremamente povere, a parte qualche complesso
alberghiero di lusso per turisti, nemmeno in loro possesso, con
aliquota standard al 23 per cento. La privatizzazione della rete
elettrica (4), uno dei punti centrali del piano di interventi. Altro
che elettricità gratis per i poveri. I poveri devono morire. (Sono
pronti all’acquisto della rete i francesi e i tedeschi, poi
toccherà all’Enel). Ma i porti, gli aeroporti e il resto stanno in
qualche ripiego segreto dell’accordo? Forte aumento delle tasse
(5): abolizione dell'agevolazione sulla benzina per agricoltori,
tassa sulle imprese dal 26 al 28% (enorme!), aumento della tassa sul
lusso tra le altre, ma non meglio definita (Ci mancherebbe!). Più
chiarezza nei conti pubblici (6): conferma degli obiettivi anche per
il triennio 2015-2017 (cioè ripresa dei licenziamenti) e un nuovo
piano contro la corruzione. (Araba fenice all’italiana). Riforma
delle giustizia civile (7) per accelerare la risoluzione delle cause.
Tagli alle pensioni (8), già da quest'anno, e innalzamento dell'età
pensionabile. Un programma che può richiedere anni, ma che la Grecia
- per ordine della Merkel - deve realizzare in tre giorni. Il crollo,
o la paura del caos, continuamente alimentato da tutti i mass media,
ora, è davvero più vicino. Il nono punto non scritto è quello
della cacciata di Tsipras, indi distruzione e implosione di Syriza, e
nuovo governo di unità nazionale, come prima, più di prima. A ben
leggere, preannunciato dalle dimissioni del ministro Varoufakis.
Oppure la prima salvezza
dalla morsa del IV Reich. Se proprio bisogna fare ulteriori sacrifici
tanto vale farli per sé stessi e non per continuare ad ingrassare
tedeschi e segugi francesi. (E anglo-americani sempre nell’ombra).
Eppure non vi sono
strumenti per cacciare la Grecia o qualsiasi altro paese dall’Unione.
Si “innoverebbe” anche su questo, contro tutti i trattati firmati
fino ad oggi. Avanti il prossimo. Ormai la via è tracciata affinché
i trattati e le costituzioni diventino fasulli, roba dell’altro
secolo. L’impero europeo è tedesco-prussiano (visto che anche il
ceppo austriaco, di nuovo, si sta smarcando). Forse il tutto diventa
anche monito per il referendum inglese, popolo diffidente se non
comanda. Intanto fuori dalla trattativa perché non nell'euro zona.
Brutto segnale. I tedeschi non hanno mai capito quando fermarsi,
nella storia è il loro punto debole.
Varoufakis aveva ragione
di cominciare a stabilire una doppia valuta per riprendersi la
possibilità di far ripartire il paese. Esistono attualmente
esperienze in Europa. A dire il vero stava facendo mediaticamente
ombra anche a Tsipras. Ed è chiaro che per “salvare la patria”
quest’ultimo, di sinistra moderata, si sposterà a destra. Con
questi voti.
Noi che conosciamo la
virtù principale della sinistra di scindersi non possiamo che
rimanere allibiti ed aspettare il risultato previsto. Syriza non può
deludere il popolo che gli ha dato quasi la maggioranza assoluta con
un primo “no” all’austerità e un secondo con il referendum.
Non può rimanere, per il futuro democratico dell’Europa, con il
cerino acceso in mano. Se l’accordo è questo è la fine di Syriza
come qualsiasi concezione minimamente di sinistra in Europa. Che
Podemos impari e si organizzi in tempo.
Se perde perdiamo tutti e
scivoleremo tranquillamente verso un “nuovo” fascismo, quello
della guerra ai poveri da parte dei ricchi, già molto avanzata, che
non è altro che il neoliberismo.
Una grande partita è già
persa, con il voto servile del parlamento europeo alle imposizioni,
(comprese quelle “riservate e segrete”) previste dal Trattato di
libero scambio tra Europa e Usa, (TTIP), inglobandoci e
schiacciandoci in un sistema culturale statunitense del più
forte/vince, del niente sociale e del niente diritti, agganciandoci e
incollandoci definitivamente nell’area atlantica neocoloniale e
militarizzata contro le altre aree emergenti del mondo. Il passo è
già iniziato dalla situazione di pre-guerra ucraina con una scelta
di campo, come sempre pretestuosa.
Non parliamone nemmeno,
adesso ci tengono occupati con la paura, il futuro caos, il disastro,
come “salvare “Atene dalla bancarotta” (c’è sempre una
parola banca di mezzo) affondandoli. A vuoto, momentaneamente le
parole di Varoufakis in uscita: “il famoso OXI che hanno garantito
a tutti i democratici del mondo è appena iniziato”.
Deve essere soffocato
nell’uovo. Bisogna stringere definitivamente il cappio. A che serve
il commento di un premio Nobel come Krugman, quando c’è gente ( i
cosiddetti euroimbecilli) che crede ancora che gli asini volano e ai
commenti fasulli dei bocconiani. Preferiscono vedere l’Europa
volare alla sua rovina piuttosto che pensare che si tratti di un
tradimento grottesco di tutto ciò che il progetto europeo, di cui si
riempiono la bocca, avrebbe dovuto rappresentare. Krugman: "Il
progetto europeo è un progetto che ho sempre lodato e sostenuto e
gli è stato appena inferto un colpo terribile, forse fatale. E
qualunque cosa tu pensi di Syriza, o della Grecia, non sono stati i
greci a farlo".
Faranno di tutto per
convincerci del contrario. E molti crederanno proprio al “Non C’è
Alternativa” di tacheriana memoria, socialisti europei compresi e
solidali, come i fatti dimostrano. Ed è anche la loro fine, se
continuano a non capire.
Insisto con la mia (e di altri più autorevole) ingenuità. Il primo e letale cappio al collo per le classi subalterne oggi in europa è l'euro. Tolto quello poi si vedrà. La "prassi", la "magia del fare", e i fatti impongono questa battaglia. Un programma politico che lo ignora è destinato, fra mille ipocrisie alla sconfitta.
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