E adesso, povero euro?
Come si vede, le argomentazioni sul discorso euro, se uno ci si impegna un po' possono essere corpose e soprattutto rilevanti e solo la realtà emetterà un giudizio definitivo.
A prescindere da come la pensiamo, quello che emerge con chiarezza però e che mi pare lamentevole, è la pochezza delle argomentazioni della sinistra "visibile", cioè quella per capirci dei professori e delle Altre Europe.
Non voglio ripetermi ma qui il discorso è liquidato con un surplus di ideologia è un minus di logica.
Il dibattito ...si
di Alberto Bagnai da goofyeconomics
(da Mimmo Porcaro ricevo e pubblico con immenso piacere, ricordando altresì che questo documento è stato diffuso anche attraverso la newsletter 'rifondazione no-euro' di ieri, 28 novembre 2013. Forse non tutti si spiaggeranno...)Lasciamolo dire al Sole 24 ore, un giornale che per la sua funzione non può permettersi di raccontare troppe frottole: “Chi si illudeva che il ritorno dei socialdemocratici al governo avrebbe ammorbidito le politiche di rigore di Angela Merkel si ritrova smentito su tutta la linea: niente allentamenti, né mutualizzazione dei debiti, né solidarietà finanziaria Ue nell’unione bancaria se non come ultimissima spiaggia. Silenzio sulla crescita europea (che non c’è). Invece contratti Ue vincolanti sulle riforme degli altri”. Così Adriana Cerretelli, addì 28 novembre.
Capito? Il PD ha sempre saputo che le cose sarebbero andate
così, e farà finta che sia ancora possibile ottenere, assieme al rigore, la
sospirata crescita. Non si tratta di illusioni, si tratta di fare il proprio
mestiere, che è, per il PD, quello di tenere i lavoratori italiani dentro la
gabbia del capitalismo euroatlantico. Ma che dire della sinistra sedicente
radicale, che ancora continua a coltivare speranze analoghe? “Beh – mi si
risponderà – ma noi non speriamo certo nel rinsavimento della Merkel, contiamo
piuttosto sulla lotta dei lavoratori europei…” . Appunto: se la Grosse
Koalition tra socialdemocratici e conservatori è tirchia sull’Europa, è invece
più generosa sul fronte interno. I patti prevedono infatti l’instaurazione di
un salario minimo ed un allentamento delle restrizioni in tema di pensioni.
Poca cosa, certo: ma cosa rilevantissima perché in assoluta controtendenza
rispetto all’andazzo attuale. Insomma, diciamola chiara: con i sovrapprofitti
garantiti anche dal poter godere, grazie all’euro, di una permanente
svalutazione della propria moneta (quella svalutazione che, chissà perché, per
l’Italia dovrebbe essere peccato capitale), la Germania finanzia il
rafforzamento dell’adesione dei lavoratori tedeschi al suo modello
mercantilista. Cosicché lo “spazio europeo” dimostra ancora una volta di non
favorire affatto l’unità dei lavoratori, e quindi la costituzione del fronte
sociale che dovrebbe democratizzarlo. Anzi.
Ma che ne è dell’altro paladino della cosiddetta Europa
sovranazionale, che ne è di quel Mario Draghi che dovrebbe difendere l’euro
(questo presunto “spazio avanzato” della lotta di classe) contro la miopia
della Germania? Vediamo, vediamo:... “Mario Draghi non ha bloccato la proposta di alcuni membri
dell’Esbr, l’autorità per i rischi sistemici, di prevedere una valutazione del
rischio superiore a zero per i titoli di stato detenuti dalle banche. E,
ovviamente, che tali rischi siano ponderati in modo diverso di stato in stato,
con i titoli dei paesi virtuosi ad essere valutati più sicuri di quelli dei
Piigs.” Se questa scelta venisse confermata – continua Investireoggi, un sito
di consulenza finanziaria che, anch’esso, non può raccontare troppe frottole –
ciò “equivarrebbe a dire agli investitori che anche per la BCE i BTp ei Bonos non
sono così sicuri come i Bund tedeschi. E perché mai dovrebbero acquistarli, se
la stessa banca centrale li declassa?”.
Inoltre Weidmann, il presidente della Banca centrale
tedesca, “avverte Draghi che se intende andare avanti sulla strada della supervisione
bancaria unica e centrale, non sarà lui a guidarla. La Germania uscirà dal
cilindro [chiedo scusa per il pessimo italiano, ma io non c’entro… M.P.]
l’ennesimo organismo sovranazionale e ufficialmente super-partes, per evitare
che i bilanci delle sue banche siano giudicati dal board della BCE, dove ormai
i tedeschi sono finiti in minoranza, come ha dimostrato l’ultimo voto di
novembre con il taglio dei tassi avversato dalla Bundesbank e da pochi altri. E
la BCE potrà anche scordarsi nuove misure di stimolo monetario, perché il
discorso del governatore tedesco era tutto improntato ad evidenziare i difetti
di simili provvedimenti, che non sarebbero tollerati da Berlino, dopo il taglio
dei tassi di meno di venti giorni fa”.
Capito l’aria che tira? Mario Draghi preferirebbe tenere in
piedi la zona euro, forse per evitare che una sua disgregazione ostacoli il
prossimo – e per noi micidiale – trattato di partnership euro-americana. Ma
Berlino, nonostante possa lucrare molto dalla moneta unica, non le sacrificherà
mai la propria autonomia strategica.
Non c’è niente da fare, dunque: la sinistra radicale (se
davvero vuole essere sinistra e se davvero vuole essere radicale) deve
rassegnarsi a deporre la vetusta retorica dell’Europa sociale, dei movimenti,
della lotta di classe continentale, per affrontare con coraggio i propri
compiti storici. Ossia la ridefinizione della posizione internazionale del
Paese. L’elaborazione di un nazionalismo difensivo e democratico-costituzionale
come base di un’alleanza del Sud, e poi di un’Europa confederale. La riscoperta
dei pregi dell’economia pubblica contro le illusioni privatistiche (comuni
anche a tanto “privato sociale”, a tanta “economia alternativa”). La
costruzione di un’alleanza trai
lavoratori che oggi seguono il PD e quelli che oggi seguono il centrodestra, su
un programma che mescoli pianificazione per i grandi gruppi e (vero) mercato
per le PMI, innovazione scientifico-tecnologica e democrazia industriale,
valorizzazione dell’immenso patrimonio paesistico-culturale dell’Italia ed
espansione razionale del lavoro pubblico.
Capiamolo una buona volta: lo rompano i Piigs o lo rompa la
Germania l’euro finirà. Saremo allora costretti a riscoprire la serietà, la
difficoltà, la durezza di una effettiva posizione di sinistra, dunque
socialista.
(standing ovation!)
(sono in corrispondenza con Mimmo Porcaro da alcuni mesi. Prima di pubblicare l'insulsa articolessa che ricorderete, Riccardo Bellofiore mi aveva segnalato che Porcaro, ai seminari di Rifondazione, era stato l'unico economista "di area" a non esprimersi con risolini sprezzanti nei vostri riguardi - e in subordine nei miei. Ora, a me se qualche demente finge di non capire per tatticismo politico, sinceramente non fa né caldo né freddo. Ma che irridendo me il demente di turno irrida anche lui, o lui, o lui, o tanti altri, ecco, questo un po' mi infastidisce. Faremo tutto un conto. Un giorno saranno in tanti a volere il proprio nome iscritto sul muro dei giusti, cioè su questo blog, ma non tutti se lo saranno meritato. Mimmo sì, perché ci ha difeso in tempi non sospetti e rischiando l'ostracismo del suo partito. Me lo ero però dimenticato. Poi, il 15 settembre, mandai a Stefano Pezzotti, il compagno che aveva organizzato l'incontro di Casal Bertone, questo sms:
Te lo dico con affetto e disperazione: mi tocca veramente diventare
fascista per tirare fuori l'Italia da 'sta merda? Qui chiamano tutti, il
più a sinistra è Crosetto. Ma che aspettano/ate?
Stefano mi chiamò e mi disse che c'era un intellettuale "d'area" che
si stava dando da fare per ricondurre alla ragione er Nutella. Io
pensai: "Be', se c'è un'area, magari non ci sarà una grande base, ma
potrebbe esserci una certa altezza...", e chiesi a Stefano di metterci
in contatto. Lo scritto qua sopra dimostra che la geometria politica in
effetti ha le sue regole, che però possono ammettere eccezioni: sono
sicuro che nei tempi molto oscuri che si aprono riuscirà ad avere una
grande base solo chi avrà dimostrato una certa altezza. Astenersi
infimi.)
(...ah, ovviamente un plauso a Mimmo anche per essersi esposto sul blog di quel fascista di Bagnai. O ero un sellino?
O un monarchico? O un grillino? O un leghista? O un leccaculo di
Fassina?... Non lo so. Una cosa la so, e la dico una volta sola. Avviso
agli escrementi: non ho tempo per schiacciarvi tutti su questo blog, che
merita contenuti più alti. Finora avete ragliato in pace. Ora ho un
avvocato. Il prossimo che se ne esce con "Bagnai fascista", soprattutto
se è un piddino da quattro soldi, cioè un difensore del più spietato
progetto liberista portato avanti nella terza globalizzazione, mi darà
tanti, ma tanti, bei soldini, che darò in beneficenza a me stesso per
tutto il lavoro che ho fatto e che merita rispetto, come merita rispetto
Mimmo per il lavoro che sta facendo e che mi restituisce un barlume di
speranza. Chiaro?)
(...p.s.: l'uso del verbo uscire in senso transitivo è ammesso in alcune circostanze, vero Ro?)
(last but not least: Cerretelli forever...)
(anche se in effetti non è così strano che i giornali dei padroni
dicano la verità più spesso di quelli dei servi. E a questi ultimi
affettuosamente ricordo che da servi a schiavi è un attimo, ed è
irreversibile... Non come l'euro!)
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