di Tonino D'Orazio
Ora che il governo sta affrontando il deleterio voto sulla cancellazione
elettorale del Senato, anche Renzi si muove per trovare alleati e fa
promesse, sottosegretariati e presidenze compresi. Chissà come faranno a
fidarsi. Sono infatti 219 i cambi di gruppo avvenuti durante il governo Renzi,
con più di 200 parlamentari coinvolti. 21% per quelli che hanno il pallino
delle percentuali. Numeri non da poco, per appena due anni e mezzo di
legislatura. E il premier progetta, tratta e si accorda con quello stesso
Verdini che all'epoca raccoglieva voti per Berlusconi. Se già il tutto non è
stato ben orchestrato. Sicuramente non basterà la denuncia di Di Battista (5*)
in procura per la compravendita delle vacche, cioè di senatori vari. Basterà
vedere quanti di loro saranno abbullonati fino alla morte nel nuovo senato dei
designati. Come anche chi delle varie “minoranze” ondivaghe del PD.
Rappresenteranno il nostro saldo economico.
Come non ricordare gli articoli
di fuoco, contro Berlusconi a suo tempo, dei vari giornali, la massonica
Repubblica, l’Unità (ancora reddivivo ma da continuare a far rivoltare il suo
fondatore Gramsci nella tomba), il Manifesto, i cattolici di l’Avvenire e Famiglia
Cristiana. Oggi tutti allineati e coperti. E a destra, Lega compresa, nessuno
può scagliare la prima pietra. Alcuni “amici” sono passati proprio,
direttamente o indirettamente, nelle fila del PD. Allora si trattava di un
governo già traballante oggi si tratta di sfregiare definitivamente la
Costituzione. Adesso arrivano a raccolta “i mejio”. Controllare per credere,
sono in gran parte degli inquisiti ma con l’immunità parlamentare da conservare.
Ha ragione Erri De Luca, anche se trascinato in
tribunale dai giudici e dai poteri forti per: “Nelle
interviste rilasciate pubblicamente ha commesso incitazione a commettere il
sabotaggio[della inutile
e morente Tav. ndr]. È indiscutibile che
si debba concludere arrivando alla penale responsabilità dell'imputato …”
Non era bastato Toni Negri per il reato di opinione, subito dichiarato
sobillazione e punito a suo tempo. Ci rivoleva un nuovo esempio per rimettere
al loro posto, o in riga se preferite, eventuali intellettuali “resistenti”.
Potrebbero fomentare la “rivoluzione” in questo libero disordine
costituito.
Ma è soprattutto per aver scritto una ovvia verità italiana detta anche vox populi, o luogo comune: “una classe dirigente nazionale tra le più
premoderne, violente e predatrici della storia occidentale, la cui criminalità
si è estrinsecata nel corso dei secoli in tre forme: lo stragismo e l’omicidio
politico, la corruzione sistemica e la mafia. Tre forme criminali che essendo
espressione del potere sono accomunate non a caso da un unico comun
denominatore, che è il crisma stesso del potere: l’eterna impunità garantita ai
mandanti eccellenti di stragi e omicidi politici e ai principali protagonisti
delle vicende corruttive”.
Cosa aggiungere? Che la magistratura
è esente dal tessuto connettivo italiano? Che si debba difendere l’ordine dei giornalisti
con gran parte di prezzolati e non gli scrittori? Che bisogna chiedersi ogni
volta se “Sono Charlie”? Bisogna tifare inutilmente per Grasso contro Renzie
con la dama di picche in mezzo?
Forse bisogna ancora chiedersi dopo
10 anni dell’altro se questo presidente intende veramente garantire la Carta
Costituzionale essendo eletto e ben pagato proprio per questo? O NO? Oppure anche
lui sta lì per grazia ricevuta?
Allora, a noi, rimane il crozziano
dito che nasconde la luna, la paglia nell’occhio, cioè
Razzi e Scillipoti? Non possiamo dire “salvateli” perché sempre mercenari sono,
ma nella nostra memoria, se possibile, non lasciamoli soli.
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