Ho letto con attenzione sul Fatto di oggi lo stralcio del documento di Gustavo Zagrebelsky per l'associazione Giustizia e Libertà. L'epilogo si esprime senza ambiguità in favore della restituzione della sovranità al popolo in termini di rappresentanza politica, per sottrarla, dico io, all'egemonia di una tecnocrazia, che ormai già dagli anni 70 ha preso di mira gli stati come organismi rapresentativi, ritenendoli obsoleti e indatti a gestire una fase di transizione che vede il destino dei popoli sempre più legato alla guida di apparati oligarchici, gli unici ovviamente in grado di cogliere la complessità del mondo e di governarlo, posti al di fuori di qualsiasi dispositivo di rappresentanza.
Credo che a questo punto occorra essere conseguenti e vorrei che personalità come Zagrebelsky, come già aveva fatto coraggiosamente Luciano Gallino, si esprimessero chiaramente in favore di una sovranità anche economica degli stati, poichè è difficile immaginare una sovranità politica scissa da una sovranità economica.
Perseverare nell'idea di Europa come campo non privilegiato, bensì obbligato di azione politica, è pura ideologia e credere che si possa rivoluzionare un dispositivo così ben strutturato e chiaramente indirizzato ad un politica liberista, attraverso l'ascesa al governo in alcuni stati marginali come la Grecia, la Spagna e il Portogallo, di una sinistra annacquata, è semplicemente patetico.
Occore resettare tutto, ripartire dalla sovranità come unica possibilità di contrasto di un disegno teso a svuotare di senso ogni rappresentatività democratica. Non è una passo indietro nè nostalgia degli stati nazione, è semplice presa d'atto di una situazione che ci condurrà al disastro e al ritorno ad un potere aristocratico mascherato da tecnocrazia, se non interveniamo in tempo. Se non si sveglia la sinistra sarà fra i corresponsabili di questo disastro
Riprendiamoci la sovranità, poi riparleremo di Europa.
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