domenica 24 aprile 2016

Israele copia la Turchia – Come operano le oligarchie globali

di Eric Zuesse (da Strategic Culture)

Il 4 marzo il governo turco di Tayyip Erdogan ha chiuso i giornali di opposizione più importanti e più letti, Zaman e Today's Zaman [la versione in inglese di Zaman – ndt], oltre alla maggiore agenzia giornalistica (l'equivalente dell'americana Associated Press), e ha imprigionato la loro dirigenza sotto l'accusa di tradimento, per poi rimpiazzarla e riaprire dopo qualche giorno le suddette attività sotto la nuova gestione.
Ancora prima, i due principali dirigenti dell'altro giornale indipendente turco, Cumhuriyet, sono stati arrestati e accusati di tradimento, dato che avevano riferito che il governo turco stava rifornendo di armi i jihadisti in Siria.
L'11 marzo, Israele ha fatto chiudere la Palestine Today TV e arrestato i suoi dirigenti, ma dato che l'emittente ha sedi non solo a Ramallah (nella West Bank) ma anche in Libano, essa continua a trasmettere nonostante gli sforzi del regime israeliano.
I giornalisti vengono assunti dai membri dell'aristocrazia (nel concreto dai manager dell'industria dell'informazione), per cui questo genere di repressione viene messa in atto quando una fazione minoritaria dell'aristocrazia sfida quella maggioritaria, con in palio il controllo del pubblico. I mezzi di informazione sono gli occhi e le orecchie del pubblico, perciò ogni volta che il regime agisce per eliminare le organizzazioni giornalistiche dissidenti (come Zaman o Palestine Today TV), questo è il riflesso di una guerra civile all'interno dell'aristocrazia.
Al contrario, nei periodi in cui le varie aristocrazie restano unite – come lo erano, ad esempio, negli Stati Uniti a ridosso degli attacchi dell'11 settembre – i media dissidenti praticamente non esistono, e il regime non conosce alcuna reale opposizione interna: quando l'aristocrazia è unita, il paese può funzionare come una dittatura e la stampa ci andrà d'amore e d'accordo, lo considererà suo “dovere patriottico”, il che è naturalmente falso, in realtà significa tradimento nei confronti del pubblico; ma quando l'aristocrazia è unita, è il governo stesso a praticare il tradimento – è la dittatura chiamata talvolta “guerra perpetua per la pace perpetua” o, più precisamente, il proseguimento americano della Guerra Fredda, anche dopo il 1991 e la fine dell'Unione Sovietica, del suo comunismo e del Patto di Varsavia.
Nel corso della Storia, aristocrazie in lotta tra loro hanno trovato nella guerra il miglior mezzo per determinare i loro rapporti di dominio e sudditanza; è quello che fanno le aristocrazie, da sempre; è nel DNA di ogni aristocrazia di ogni nazione. Se l'aristocrazia di una nazione insiste nel volersi indipendente dalle aristocrazie di altre nazioni, l'aristocrazia dominante cercherà di soggiogarla a tutti i costi. Dato che oggi l'aristocrazia dominante è quella dell'America, l'America pratica invasioni, rovesciamenti e colpi di stato in più paesi di chiunque altro. Non è caratteristico dell'America, è caratteristico di qualunque aristocrazia dominante di qualunque epoca: in ogni periodo storico, l'aristocrazia dominante si proclama “l'unica nazione indispensabile” - e per essa le altre nazioni diventano “dispensabili”. Il messaggio rivolto alle altre aristocrazie è sempre uguale: sottomettetevi o sarete conquistati. L'eccezionalismo dell'America fu un tempo quello dell'Impero Britannico, e ancora prima quello di Roma. Quello che davvero è sempre eistito è il DNA dell'aristocrazia dominante. L'aristocrazia dominante è sempre la peggiore di tutte, quella che provoca, più di tutte le altre aristocrazie, maggior sofferenza e spargimento di sangue. E sempre con simili, ipocriti proclami:

Siamo il fulcro di un'alleanza di dimensioni mai viste nella storia. L'America continua ad attrarre immigrati pieni di buona volontà. I nostri valori fondamentali ispirano i leader politici e i movimenti di piazza di tutto il mondo. E quando un tifone colpisce le Filippine, o delle studentesse vengono sequestrate in Nigeria, o uomini mascherati occupano un edificio in Ucraina [che sono stati in realtà ingaggiati dal regime di Obama, quegli uomini mascherati erano agenti ingaggiati dagli Stati Uniti, e i diplomatici europei, scoprendolo, sono restati di stucco, ma, del resto, il golpe era stato preparato con un anno di anticipo], e all'America che ci si rivolge per avere aiuto. (Applausi). Per questo gli Stati Uniti sono e rimangono l'unica e sola nazione indispensabile. È stato vero nel secolo passato e continuerà ad esserlo nel secolo che verrà.”

La Turchia, come anche Israele, fa parte di questa alleanza. Lo stesso vale per l'Arabia Saudita. E il Qatar. E gli Emirati Arabi Uniti. E il Kuwait. E anche l'Unione Europea.
Il conflitto interno all'aristocrazia turca è quello tra la fazione di Tayyip Erdogan e quella di Fethullah Gulen; quest'ultima è a favore della separazione stato-chiesa, mentre la prima è favorevole al controllo dello Stato da parte del clero della maggioranza sunnita fondamentalista, alleato con i Sauditi, la famiglia sunnita fondamentalista che possiede l?Arabia Saudita, e con la famiglia Thani, cioè i sunniti fondamentalisti che possiedono il Qatar, e queste due nazioni sono i maggiori produttori di petrolio e gas del mondo. Il quotidiano Zeman è di proprietà di Gulen, un particolare che l'articolo relativo di Wikipedia (curato dalla CIA) evita perfino di menzionare. (In quello su Gulen, tuttavia, Wikipedia nasconde il suo rapporto con Zaman nella sezione “influenze”, che dice: “il suo movimento controlla il diffuso quotidiano islamico-conservatore Zaman, la banca privata Bank Asya, la stazione televisiva Samanyolu TV, e molti altri media e organizzazioni imprenditoriali, inclusa la Confindustria turca”.
Questo è falso; Zaman in realtà è islamico-liberale, non “islamico-conservatore”: Gulen rappresenta quella parte del clero che che favorisce la separazione tra stato e chiesa di Kemal Ataturk – la Turchia del passato, quella di Ataturk, è stata quella con le caratteristiche che l'hanno fatta entrare nella NATO nel 1952, e in seguito considerare candidata per l'ingresso nell'UE. Erdogan auspica la restaurazione dell'Impero Ottomano a guida turca, in cui, con Ataturk di là da venire, chiesa e stato erano uniti.
Il conflitto interno all'aristocrazia israeliana e tra la fazione di origine inglese e tedesca, in maggioranza non religiosa, che ha fondato lo stato d'Israele tra gli anni 40 e i 50, e la nuova fazione, in maggioranza di fondamentalisti ebraici (dominata da aristocratici americani e immigrati est-europei visceralmente anti-russi), tra cui si contano Sheldon e Miriam Adelson (proprietari di numerosi media israeliani che fiancheggiano con vigore il teocratico Benjamin Netanyahu.
Gli Stati Uniti di oggi (sin da quando nel 1990 il presidente George Herbert Walker Bush turlupinò il presidente sovietico Mikhail Gorbachev) vedono la propria aristocrazia unita, di conseguenza non c'è nessun bisogno di chiudere giornali o rimpiazzarne la direzione; questi media rappresentano fazioni diverse dell'aristocrazia, ma tutte sostengono l'agenda che GHW Bush ha messo in opera dopo la fine dell'Unione Sovietica, tra il 1990 e il '91.
È per questo che, mentre in Turchia e in Israele una fasulla “democrazia” ritiene necessario che il governo prenda il controllo dei mezzi di cosiddetta informazione (per informare sulla “democrazia”), in America i mezzi di “informazione” non hanno bisogno di tale controllo, perché i media sono invece sotto il controllo di un'aristocrazia unificata, ed è essa a controllare il governo. È vero che esistono sia aristocratici Democratici sia aristocratici Repubblicani, tuttavia entrambi i partiti condividono il medesimo programma di base, che trascende certi minuscoli disaccordi o dissensi. In un tale contesto, il termine “bipartisan” definisce un governo che assicura piena soddisfazione a tutte le fazioni dell'aristocrazia. È il governo del compromesso, anche se non del popolo e per il popolo. È invece il governo sul popolo, per conto e a beneficio dell'aristocrazia. Anche se al suo interno sono presenti fazioni in forte competizione, una dittatura non è una democrazia. E, almeno dal 1980, l'America non lo è. Nessun regime imperiale lo è, e nemmeno potrebbe. Può però praticare l'ipocrisia – è normale. Ma non può essere democratico. Un regime imperiale è di necessità dittatoriale: è quello il suo DNA.

Traduzione per doppiocieco di Domenico D'Amico

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