di
Eric Zuesse (da Strategic
Culture)
Il
4 marzo il governo turco di Tayyip Erdogan ha chiuso
i giornali di opposizione più importanti e più letti, Zaman
e Today's Zaman [la versione in inglese di Zaman – ndt],
oltre alla maggiore agenzia giornalistica (l'equivalente
dell'americana Associated Press), e ha imprigionato la loro
dirigenza sotto l'accusa di tradimento, per poi rimpiazzarla e
riaprire dopo qualche giorno le suddette attività sotto la nuova
gestione.
Ancora
prima, i due principali dirigenti dell'altro giornale indipendente
turco, Cumhuriyet, sono stati arrestati e accusati
di tradimento, dato che avevano riferito che il governo turco
stava rifornendo di armi i jihadisti in Siria.
L'11
marzo, Israele ha fatto
chiudere la Palestine Today TV e arrestato i suoi
dirigenti, ma dato che l'emittente ha sedi non solo a Ramallah (nella
West Bank) ma anche in Libano, essa continua a trasmettere nonostante
gli sforzi del regime israeliano.
I
giornalisti vengono assunti dai membri dell'aristocrazia (nel
concreto dai manager dell'industria dell'informazione), per cui
questo genere di repressione viene messa in atto quando una fazione
minoritaria dell'aristocrazia sfida quella maggioritaria, con in
palio il controllo del pubblico. I mezzi di informazione sono gli
occhi e le orecchie del pubblico, perciò ogni volta che il regime
agisce per eliminare le organizzazioni giornalistiche dissidenti
(come Zaman o Palestine Today TV), questo è il
riflesso di una guerra civile all'interno dell'aristocrazia.
Al
contrario, nei periodi in cui le varie aristocrazie restano unite –
come lo erano, ad esempio, negli Stati Uniti a ridosso degli attacchi
dell'11 settembre – i media dissidenti praticamente non
esistono, e il regime non conosce alcuna reale opposizione
interna: quando l'aristocrazia è unita, il paese può funzionare
come una dittatura e la stampa ci andrà d'amore e d'accordo, lo
considererà suo “dovere patriottico”, il che è naturalmente
falso, in realtà significa tradimento nei confronti del pubblico; ma
quando l'aristocrazia è unita, è il governo stesso a praticare il
tradimento – è la dittatura chiamata talvolta “guerra
perpetua per la pace perpetua” o, più precisamente, il
proseguimento
americano della Guerra Fredda, anche dopo il 1991 e la fine
dell'Unione Sovietica, del suo comunismo e del Patto
di Varsavia.
Nel
corso della Storia, aristocrazie in lotta tra loro hanno trovato
nella guerra il miglior mezzo per determinare i loro rapporti di
dominio e sudditanza; è quello che fanno le aristocrazie, da sempre;
è nel DNA di ogni aristocrazia di ogni nazione. Se l'aristocrazia di
una nazione insiste nel volersi indipendente dalle aristocrazie di
altre nazioni, l'aristocrazia dominante cercherà di soggiogarla a
tutti i costi. Dato che oggi l'aristocrazia dominante è quella
dell'America, l'America pratica invasioni, rovesciamenti e colpi di
stato in più paesi di chiunque altro. Non è caratteristico
dell'America, è caratteristico di qualunque aristocrazia dominante
di qualunque epoca: in ogni periodo storico, l'aristocrazia dominante
si proclama “l'unica
nazione indispensabile” - e per essa le altre nazioni diventano
“dispensabili”. Il messaggio rivolto alle altre aristocrazie è
sempre uguale: sottomettetevi o sarete conquistati. L'eccezionalismo
dell'America fu un tempo quello dell'Impero Britannico, e ancora
prima quello di Roma. Quello che davvero è sempre eistito è il DNA
dell'aristocrazia dominante. L'aristocrazia dominante è sempre la
peggiore di tutte, quella che provoca, più di tutte le altre
aristocrazie, maggior sofferenza e spargimento di sangue. E sempre
con simili, ipocriti
proclami:
“Siamo
il fulcro di un'alleanza di dimensioni mai viste nella storia.
L'America continua ad attrarre immigrati pieni di buona volontà. I
nostri valori fondamentali ispirano i leader politici e i movimenti
di piazza di tutto il mondo. E quando un tifone colpisce le
Filippine, o delle studentesse vengono sequestrate in Nigeria, o
uomini mascherati occupano un edificio in Ucraina [che sono stati in
realtà ingaggiati
dal regime di Obama, quegli uomini mascherati erano agenti
ingaggiati
dagli Stati Uniti, e i diplomatici europei, scoprendolo, sono
restati di stucco, ma, del resto, il golpe era stato preparato
con
un anno di anticipo], e all'America che ci si rivolge per avere
aiuto. (Applausi). Per questo gli Stati Uniti sono e rimangono
l'unica e sola nazione indispensabile. È stato vero nel secolo
passato e continuerà ad esserlo nel secolo che verrà.”
La
Turchia, come anche Israele, fa parte di questa alleanza. Lo stesso
vale per l'Arabia Saudita. E il Qatar. E gli Emirati Arabi Uniti. E
il Kuwait. E anche l'Unione Europea.
Il
conflitto interno all'aristocrazia turca è quello tra la fazione di
Tayyip
Erdogan e quella di Fethullah
Gulen; quest'ultima è a favore della separazione stato-chiesa,
mentre la prima è favorevole al controllo dello Stato da parte del
clero della maggioranza sunnita fondamentalista, alleato con i
Sauditi, la famiglia sunnita fondamentalista che possiede l?Arabia
Saudita, e con la famiglia Thani, cioè i sunniti fondamentalisti che
possiedono il Qatar, e queste due nazioni sono i maggiori produttori
di petrolio e gas del mondo. Il quotidiano Zeman è di
proprietà di Gulen, un particolare che l'articolo relativo di
Wikipedia (curato
dalla CIA) evita perfino di menzionare. (In quello su Gulen,
tuttavia, Wikipedia nasconde il suo rapporto con Zaman nella
sezione “influenze”, che dice: “il suo movimento controlla il
diffuso quotidiano islamico-conservatore Zaman, la banca
privata Bank Asya, la stazione televisiva Samanyolu TV, e
molti altri media e organizzazioni imprenditoriali, inclusa la
Confindustria turca”.
Questo
è falso; Zaman in realtà è islamico-liberale, non
“islamico-conservatore”: Gulen rappresenta quella parte del clero
che che favorisce la separazione tra stato e chiesa di Kemal
Ataturk – la Turchia del passato, quella di Ataturk, è stata
quella con le caratteristiche che l'hanno fatta entrare nella NATO
nel 1952, e in seguito considerare candidata per l'ingresso nell'UE.
Erdogan auspica la restaurazione dell'Impero Ottomano a guida turca,
in cui, con Ataturk di là da venire, chiesa e stato erano uniti.
Il
conflitto interno all'aristocrazia israeliana e tra la fazione di
origine inglese e tedesca, in maggioranza non religiosa, che ha
fondato lo stato d'Israele tra gli anni 40 e i 50, e la nuova
fazione, in maggioranza di fondamentalisti ebraici (dominata da
aristocratici americani e immigrati est-europei visceralmente
anti-russi), tra cui si contano Sheldon
e Miriam Adelson (proprietari di numerosi
media israeliani che fiancheggiano con vigore il teocratico
Benjamin Netanyahu.
Gli
Stati Uniti di oggi (sin da quando nel 1990 il presidente George
Herbert Walker Bush turlupinò il presidente sovietico Mikhail
Gorbachev) vedono la propria aristocrazia unita, di conseguenza non
c'è nessun bisogno di chiudere giornali o rimpiazzarne la direzione;
questi media rappresentano fazioni diverse dell'aristocrazia, ma
tutte sostengono l'agenda
che GHW Bush ha messo in opera dopo la fine dell'Unione Sovietica,
tra il 1990 e il '91.
È
per questo che, mentre in Turchia e in Israele una fasulla
“democrazia” ritiene necessario che il governo prenda il
controllo dei mezzi di cosiddetta informazione (per informare sulla
“democrazia”), in America i mezzi di “informazione” non hanno
bisogno di tale controllo, perché i media sono invece sotto il
controllo di un'aristocrazia unificata, ed è essa a controllare il
governo. È vero che esistono sia aristocratici Democratici sia
aristocratici Repubblicani, tuttavia entrambi i partiti condividono
il medesimo programma di base, che trascende certi minuscoli
disaccordi o dissensi. In un tale contesto, il termine “bipartisan”
definisce un governo che assicura piena soddisfazione a tutte le
fazioni dell'aristocrazia. È il governo del compromesso, anche se
non del popolo e per il popolo. È invece il governo sul
popolo, per conto e a beneficio dell'aristocrazia. Anche se al suo
interno sono presenti fazioni in forte competizione, una dittatura
non è una democrazia. E, almeno
dal 1980, l'America non lo è. Nessun regime imperiale lo è, e
nemmeno potrebbe. Può però praticare l'ipocrisia – è normale. Ma
non può essere democratico. Un regime imperiale è di necessità
dittatoriale: è quello il suo DNA.
Traduzione per doppiocieco di Domenico D'Amico
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