Tonino D’Orazio
Gli ingredienti ci sono
tutti, anche questa volta si parte dal lavoro e le libertà in filigrana. Di
nuovo la Francia, anche come caloroso risveglio di primavera, con gli studenti
di nuovo in partenariato con i lavoratori, precarizzati o da precarizzare di
più, con la riforma del mercato del lavoro copiato dal Job Act renziano, da un
altro se dicente socialista, Hollande. Meno con i sindacati, eccetto la CGT.
Anche, allora c’ero in quelle strade parigine, le organizzazioni, scavalcate
direttamente dai lavoratori si unirono poi con la CGT per la manifestazione
decisiva dell’11 maggio 1968, facendo scappare a Strasburgo (cioè vicino alla
frontiera tedesca) il presidente De Gaule. Con i francesi non si sa mai. In
Italia i sindacati attrezzarono un autunno caldo solo nel 1969, ma diede ai
lavoratori, negli anni successivi, gran parte dei diritti oggi perduti.
Oggi i francesi
sembrano arrivare in ritardo, dopo il M5S in Italia, Syriza in Grecia, Podemos
in Spagna e Blocco della Sinistra in Portogallo, e dopo che Occupy Wall Street sembra
sia stato recuperato ufficialmente. Sembrano però aver creato l’effetto Sanders
negli Stati Uniti e un ritorno dei socialisti operaisti con Jeremy
Corbyn a capo del Labour in
Gran Bretagna. E’ assente la Germania, non a caso, visto che la mangiatoia è
piena e possono iniziare anche a battere moneta. Tutti contro il neoliberismo,
il FMI, la Bce, la troika di Bruxelles e le politiche di austerità che
impoveriscono molti e arricchiscono pochi. Tutti, come filo conduttore che li
lega, contro l’ingiustizia sociale, lo sfruttamento e la compressione della
democrazia. Tutti contro i partiti tradizionali e i risultati
politico-sociali dei loro governi.
Fanno paura? Forse sì,
a vedere con quale incredibile violenza i celerini hanno “accolto” i liceali
andati ad incontrare i ferrovieri della stazione Saint Lazare in sciopero. Il
timore è proprio quello di un vero collegamento di lotta tra studenti e
lavoratori. Sono sempre “convergenze” pericolose.
Da novembre scorso e la
proclamazione dello “stato d’urgenza” lo Stato della regressione sociale e del
manganello si è rapidamente sviluppato. Il neoliberismo (o fascismo) padronale
ne approfitta per “spezzare” qualsiasi movimento di rivendicazione sociale, facendo
arrestare tutti i contestatari in nome della sicurezza, e trasferire nei
tribunali, non proprio come “terroristi”, perché nessuno ci crederebbe
veramente, ma quasi, e comunque persone da ritenere “pericolose”. Centinaia di
liceali sono stati arrestati, “rinfrescati” e rimessi in libertà provvisoria. Altri
sono ancora agli arresti. Nel frattempo sono aumentate le violenze della
polizia, tanto da far protestare ufficialmente la CGT. Rimane il concetto che
manganellare liceali in manifestazioni pacifiche è la dimostrazione del “timore”
e della malafede dello stato. A meno di pensare a “educarli”, come diceva bene
l’ex presidente Cossiga.
In realtà, più che le
manifestazioni e gli scontri, che tengono accesi la lotta e l’informazione, il
fenomeno “nuovo” è il ritorno all’occupazione delle piazze. A Parigi, in
particolare, e carica di significati, è quella della République. Stessa piazza occupata in altre città importanti della
Francia. Dove tutte le notti si radunano migliaia di persone, studenti compresi,
allo slogan “Nuit debout” (notte in
piedi). Ogni notte i giovani cantano, ballano e discutono sui diritti e sulla
situazione economica. Vengono sgomberati al mattino dalla polizia, ma sembra
più un balletto, perché tutti tornano la notte seguente. Dura da 51 giorni.
Sappiatelo, perché tanto le televisioni padronali, Rai compresa, non ve lo
diranno.
Cosa fanno? Discutono
di tutto, anzi si organizzano in gruppi di lavoro “popolari”, con nozioni
semplici e precise sui diritti inviolabili, non solo sociali, contro lo
strapotere delle banche e per la ridistribuzione della ricchezza prodotta nel
paese. Vogliono il rispetto dei diritti, giustizia sociale ed eguaglianza.
Insomma la storia ritorna sempre con la loro bussola di Liberté, Egalité, Fraternité, (anche se rimpiazzata da: Equité, solidarité, dignité), da Place de la République a Place de la Bastille. Dove gli
universitari, dopo aver bloccato alcune università di Parigi, ballano
ritmicamente su “tre passi a destra, tre
passi indietro, è la politica del governo”. “Abbiamo una sinistra che merita un destro!” Ma guarda! Forse i
giovani iniziano a muoversi per prendere in mano il loro destino, oggi così
insicuro. Quelli francesi vogliono reagire, non vogliono cedere, asettizzati, come
hanno fatto la grande maggioranza dei giovani degli altri paesi del Sud Europa.
Sembrano voler rilanciare lo slogan di Stephane Hessel, “Indignatevi”. Momentaneamente
queste manifestazioni sono sostenute solo dalla CGT, sindacato notoriamente
“comunista” e anti liberista, in nome della libertà di espressione. Sono
sostenute anche dalla Lega dei Diritti Umani, che ha chiesto allo stato di
intervenire approntando almeno box-wc.
Questione filosofica? E
se in queste piazze si stesse fabbricando, anche se in maniera balbuziente, una
concezione della politica più degna e quotidiana, lontana dalla deriva
arbitraria di regimi partitici diventati pretesa unica di democrazia? Se fosse
un dispositivo pratico e sicuro per rilanciare l’immaginario politico-ideale di
una società, anche squisitamente europea e umanistica, che invece sta
scivolando sempre più in un fango oligarchico e nelle mani di una destra
fascistoide?
L’inizio di questi
“assembramenti” di piazza ha coinciso con una protesta immensa contro la legge
di riforma del mercato del lavoro in Francia. Spesso si pensa che fatta la
manifestazione, poi, non succede mai nulla. Invece proprio dal lavoro è
ripartita la discussione democratica e la continuità della lotta. Nelle piazze
di tutta la Francia.
La risposta, tutta
politica, del padronato francese è di stampo marchionniano: sospendere tutte le
trattative di rinnovo contrattuale con i sindacati e i lavoratori. Tanto gli
amici al governo regalano loro, democraticamente, le leggi per lo sfruttamento
dei lavoratori nel mercato a senso unico del lavoro.
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