Foucault è tornato in auge. Da una parte perché qualcuno pensa
ancora che sia una sorta di Einstein delle scienze sociali, quello
che ha scoperto la formula che muove le società e produce
soggettivazione, dall'altra perché qualcuno ha cominciato ad
affermare che il nucleo del pensiero foucaultiano riveli una strana e
inaspettata omologia col liberismo.
Daniel Zamora, brillante ricercatore belga, è l'autore di un
testo (che io sappia non è ancora uscito in italiano): "Foucault
and Neoliberalism", dove presenta la tesi di un Foucault
"oggettivamente" liberista, producendo citazioni,
accostamenti, coincidenze sospette, deduzioni ecc. tutte intente a
dimostrare la presenza un liberismo sottotraccia in Foucault e
mascherato da significanze antagoniste. Questo ha fatto andare su
tutte le furie i foucaultiani e post- modernisti nostrani che
accusano Zamora e altri tipi come Jan Rehmann, autore del libro "
i Nietzscheani di sinistra", anch'egli poco tenero con Foucault,
di tesi malevoli e precostituite, costruite in maniera
approssimativa, con uso di paralogie e suggestioni insulse, e senza
alcun rispetto del testo.
Non voglio intervenire in un discorso troppo difficile per i miei
mezzi e la mia scarsa pazienza per argomenti che mi sembrano avulsi
dalla realtà, ma voglio sottolineare quello che a sembra un
dato inoppugnabile: sia Foucalut che altri autori post-moderni hanno
di fatto prodotto categorie che non servono a nulla. Sfido Girolamo
De Michele a convincermi che l'effetto che un autore sia pure
fortemente carismatico produce, dal punto di vista dell'influenza
culturale nella società, sia commisurato all'aderenza al dato reale
e alla prassi quotidiana di chi opera come tecnico nel contesto delle
istituzioni che egli descrive. Lo sfido a dimostrarmi che la
consapevolezza del biopolitico, al di la dell'essere una pura
categoria dello spirito, abbia prodotto un miglioramento delle
condizioni delle vita delle persone o abbia perlomeno prefigurato
delle prassi liberatorie che conducono ad un'evoluzione dei sistemi
sociali verso modelli più giusti e solidali. Perché questo ci
interessa. O no? Tutto questo tralasciando un'analisi accurata dei
riferimenti storici (dubbi) che Foucault ha utilizzato nel redigere
"Storia della follia nell'età classica". Insomma a dirla
tutto sono disposto a concedere a De Michele che il libro di Zamora
non sia convincente nel dimostrare la sua tesi, ma il punto è che a
me non interessa se il fatto che Foucault possa essere una sorta di
precursore mascherato del neoliberismo o meno, a me interessa
sottolineare la distanza abissale delle tesi di questo personaggio
dalla vita reale. Cosa volete che importa, a chi lavora davvero, dei
dispositivi di controllo biopolitico quando non ha risorse per curare
i malati e deve maledire ogni giorno una classe politica marcia e
corrotta?
Il tempo degli oracoli e dei dispensatori di suggestioni fosche e
raffinate per una massa indementita e questa si alienata, è finito.
Gente che parla di cose che non conosce e istiga alla rivoluzione non
si sa come, purché sia, ma non ha un matto in casa o in corsia è
meglio che taccia o si occupi di altro se non vuole diventare uno dei
tanti simulacri di una società dello spettacolo che egli stesso depreca.
Il problema dei Foucault, dei Deleuze e compagnia non è se siano
buoni oppure no, il problema è che non servono a nulla, se non ad
alimentare un discorso fine a se stesso, che certo non metterei fra
le cose di cui il genere umano non può fare a meno. A riprova di
quello che dico non ci sono solo autori seri che sbugiardano
l'assurdità di certi assunti e i loro ridicoli giochi di parole
conditi con concetti matematici e scientifici totalmente sballati
(leggersi Sokal per favore, lo ripeto per l'ennesima volta), o dei
burloni che hanno inventato il generatore automatico di concetti
post-modernisti, con indubbio effetto comico, ma anche disvelatore di
stupidità, c'è soprattutto il fatto che se ti guardi indietro negli
ultimi cinquant'anni capisci che questa gente non ha fatto altro che
produrre ricorsività buone a perpetuare concetti astratti,
instaurando una tradizione accademica la cui solidità è dovuta
unicamente al fatto che nessuno mette in discussione gli assunti di
base del loro pensiero.
Tutto questo senza cambiare di una virgola questa società di
merda.
Questo conta, e basta.
venerdì 8 aprile 2016
Meglio un Foucault in libreria che un matto in casa
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