di Giorgio Cremaschi da facebook
Due anime percorrono questo Primo Maggio. Una è quella di regime. Essa è
ben simboleggiata dalla orribile pubblicità di Cortina, che usa Pelizza
da Volpedo per chiamare alle ultime discese sui suoi costosi impianti
di sci. È l'assorbimento consumistico della festa dei lavoratori, come
purtroppo è già in gran parte avvenuto per l'8 marzo. Contribuiscono
sicuramente a questa distruzione del senso della giornata appuntamenti
come il Concertone di Roma. Questo spettacolo promosso da CGIL CISL UIL e
concordato censura per censura con le autorità della Rai, ha il compito
di rappresentare un momento di svago che non confligge con nessuno, men
che meno con chi il lavoro lo sfrutta.
E che la parola sfruttamento
sia invece quella più necessaria oggi ce lo dicono da ultimi i dati
dell'INAIL, che proprio alla vigilia della festa dei lavoratori ci
informano che coloro che sono rimasti uccisi sono il 16% in più rispetto
all'anno scorso. 1200 sono le vittime degli omicidi per il mercato, la
competitività, la precarietà, lo sfruttamento.
Chi lavora, chi
riesce ad uscire dalle sabbie mobili della disoccupazione di massa dove
affondano tutti i principi della democrazia, è sottomesso allo
sfruttamento perché subisce il più brutale dei ricatti. O mangi sta
minestra o salti dalla finestra, questa è la antichissima e brutale
filosofia che regola oggi i rapporti di lavoro. E che tiene vincolati
alla stessa catena i braccianti impiegati nei campi a tre euro all'ora,
gli operai della Fiat costretti a turni massacranti, i dipendenti delle
banche che devono vendere obbligazioni a rischio, i lavoratori dei
servizi pubblici sui quali si scaricano addosso i tagli allo stato
sociale. Ricatto è la parola che oggi accompagna e sostiene sempre
l'altra, sfruttamento. Assieme queste due parole sono i pilastri sui
quali si regge l'attuale rapporto di lavoro, spinto sempre di più alla
regressione verso il Medio Evo. A questa marcia indietro del lavoro ha
dato la sua spinta Matteo Renzi, con l'eliminazione dell'articolo 18 e
con la continua aggressione a tutti i diritti residui delle lavoratrici e
dei lavoratori, che il presidente del consiglio condanna come privilegi
da abbattere. Renzi odia i sindacati, soprattutto quelli che fanno il
loro dovere a difesa dei lavoratori, e ama i padroni che come Marchionne
li combattono. Renzi giudica incomprensibili le lotte e le
manifestazioni, che fa regolarmente bastonare dalla polizia. Renzi è
capo di governo più aggressivo e reazionario verso il lavoro da molti
decenni. Il Primo Maggio nel suo vero significato non può che essere
prima di tutto contro Renzi e tutto ciò che fa e rappresenta.
Ecco
emergere allora la seconda, la vera anima della festa delle lavoratrici e
dei lavoratori: quella che nasce dalla lotta contro il potere che
sfrutta. Il segnale più forte e vicino ci viene dalla Francia, dove da
un mese lavoratori e studenti lottano contro la loi travail, almeno lì
il Jobs act lo traducono. Il Primo Maggio in Francia sarà una giornata di
manifestazioni contro Hollande e la sua legge per rendere più facili i
licenziamenti. E quei cortei parleranno a noi e a tutti i lavoratori
d'Europa, imbrogliati e vessati dalla Unione Europea, dall'Euro, dai
sacrifici immani nel nome delle banche e della finanza. Certo rispetto a
ciò che accade in Francia la caduta della mobilitazione in Italia è
impressionante, ma non dobbiamo scoraggiarci. Nonostante il torpore
amministrato dal potere e da Cgil Cisl Uil avremo anche noi tanti
segnali di un Primo Maggio contro. Da chi farà sentire la sua rabbia per
la fabbrica che chiude a chi protesterà contro i supermercati aperti.
Dalle piazze ufficiali dove comunque emergeranno scontento e
indignazione, alle mobilitazioni alternative. Tra cui voglio ricordare
quella che si svolgerà a Napoli, a Bagnoli contro la privatizzazione di
un intero territorio.
Segnali di ripresa di passione e lotta al di
fuori della, e contro la, pacificazione di regime ce ne sono e saranno
sempre di più. Per questo possiamo comunque augurarci un buon Primo
Maggio contro.
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