lunedì 29 settembre 2008

Lo Zen e Bifo


Pubblico questo post per gli argomenti esposti più che per una condivisione di quanto Bifo dice e va dicendo. Non mi convince lo stile (che c'entra lo stile, direte. C'entra, c'entra), e non mi convincono le suggestioni apocalittiche senza dati di conforto e soprattutto senza una prospettiva credibile come alternativa.
Bisogna riconoscere però che almeno Bifo ci sta provando a fare qualcosa di diverso.
 
SECONDO MOVIMENTO
Allegro ma non troppo

Pensiamo a quel che potrà accadere nei prossimi mesi ed anni.
L'intervento dello stato americano è finalizzato a salvare il ceto finanziario facendo pagare il costo ai contribuenti, alle imprese e ai consumatori. Non fermerà di certo la crisi economica, anzi. Si calcola che il salvataggio di Wall Street (che comunque non avverrà) costerà 2000 dollari ad ogni americano. L'economia americana non potrà certo riprendersi dato che il salvataggio della finanza rapina e distrugge le risorse per gli investimenti e per un rilancio della domanda.
L'effetto del salvataggio della finanza sarà quindi un prosciugamento delle risorse disponibili per la società.

Su Le Nouvel Observateur di questa settimana l'economista Michel Aglietta analizza la crisi, l'intervento statale e le probabili  conseguenze prevedibili dell'intervento statale americano.
"Questa crisi segna il fallimento dell'idea secondo cui il sistema finanziario può autoregolarsi."
D'altra parte, però
"Il primo effetto dell'intervento dello stato americano sarà la rarefazione del credito...
E la caduta del mercato immobiliare riduce la ricchezza delle famiglie che si sono indebitate pesnatemente sul valore di un bene deprezzato. Il consumo che già aveva patito dell'aumento dei prezzi delle materie prime è destinato a cadere ancor di più."

Il cataclisma economico è destinato a estendersi ed approfondirsi, è destinato a prolungarsi nel tempo. Si tratta di un fenomeno che non ha paragoni nella memoria del passato.
L'esito di questo cataclisma è imprevedibile: esso potrà produrre effetti completamente diversi.
Potrà produrre effetti di egoismo disperato e aggressivo, movimenti populisti e razzisti che individuano capri espiatori nei migranti, (razzismo) nei nemici esterni (estensione del fronte della guerra infinita), nei disfattisti interni (fascismo e repressione del dissenso).
Ma è anche vero che potrà creare le condizioni per un riemergere della cultura della solidarietà e della condivisione. Perché questo divenga possibile si dovranno affermare due processi di trasformazione culturale dei quali noi siamo responsabili, come intellettuali, come attivisti, come movimento.
Il primo processo va in direzione della redistribuzione del reddito e della riduzione del tempo di vita-lavoro.
L'altro va in direzione (in apparente contraddizione ma reale coerenza) di una cultura dell'indipendenza dal bisogno, dell'ascetismo e del godimento del tempo.

Dovremo lanciare una campagna per l'aumento generalizzato dei salari, per l'appropriazione delle merci disponibili, per l'occupazione delle case e degli spazi pubblici. I beni che il ceto predone ha sottratto alla società debbono tornare alla società, possibilmente in maniera pacifica. Dovremo lanciare una campagna per la riduzione del tempo di lavoro, per l'abolizione degli straordinari. La società deve comprendere che chi chiede di  fare straordinario è un criminale, un nemico del bene comune.  Il Protocollo sul welfare approvato dal governo Prodi e votato dai rappresentanti della sinistra è la pietra tombale sulla sinistra italiana. La complicità delle sinistre nell'estensione dell'orario di lavoro è la colpa che non si potrà mai loro perdonare.

Al tempo stesso dovremo lanciare una campagna per la riduzione del peso dell'econmia nell vita sociale, per l'autonomia dal bisogno, per l'ascetismo come godimento del tempo di vita fuori dalla merce.
Comunità extra-economiche si moltiplicheranno, per sperimentare forme di sussistenza e di condivisione (si pensi alla diffusione della moda degli orti urbani, gli allottments londinesi e così via).
A coloro che ci diranno che bisogna salvare l'economia dovremo rispondere che l'economia capitalista è il nemico della società e della vita felice.

Fino a questo momento abbiamo assistito ad una forma di crescente instabilità senza soggettivazione. Le forme di resistenza che si sono manifestate hanno avuto per lo più un carattere difensivo, polarizzato su forme culturali derivate dalle ideologie novecentesche.
La dissoluzione della sinistra va considerata come un fenomeno essenzialmente positivo, perché libera il campo dalla resistenza passatista e rende possibile l'apertura di una nuova progettualità.
Ma come agire in questa situazione?
E' necessario inventare forme adeguate al divenire catastrofico, piuttosto che attardarsi a ripresentare un ritorno di forme passate.
L'alternativa tra liberismo e statalismo - eredità della sinistra novecentesca - si rivela oggi insensata, dal momento che la presidenza americana sta proponendo il più grande intervento statale nell'economia di tutti i tempi, al servizio degli interessi del profitto finanziario e della grande proprietà privata.

Né Stato né privatizzazione. Appropriazione collettiva e ricchezza ascetica.

da Rekombinant

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