Sotto a chi tocca. Ma i
ragionamenti non possono essere solo i bombardamenti. Anche se fino
all’intervento russo erano solo finta. L’importanza strategica, come sempre in
quell’area, è il furto del petrolio, forse non lo diremo mai abbastanza. I
giacimenti scoperti in Siria e il passaggio dell’oleodotto russo-iraniano
attraverso il Kurdistan, l’Irak curdo e la Siria (eludendo la Turchia-Nato da accerchiamento)
per raggiungere le coste del Mediterraneo, ovviamente non va bene al cosiddetto
occidente rapinatore, quello americano-inglese-francese. Per questo motivo il
recalcitrante presidente siriano Assad, inviso alla “democrazia armata
occidentale”, deve andare via. Per questo motivo la coalizione Nato-Occidente (della
quale facciamo parte), che bombarda senza mandato ONU, ha finanziato l’Isis e
gli oppositori armati di Assad. Che poi in quell’area vi siano due pesi e due
misure sulle questioni di “democrazia”, a costo di rasentare il ridicolo, vi
sono i buoni e i cattivi (Obama dixit come Bush a suo tempo: il male è il
diavolo da estirpare, a proposito di fondamentalismi). Insomma un concetto di
“terrorismo” a geometria variabile. Vedi semplice cartina allegata, di una
evidenza senza parole.
Ovviamente l’intervento
russo ha messo a nudo l’intreccio “occidentale” e dato una svolta, guerriera
alla situazione, sostenendo un Assad, “cattivo” e dittatore quanto gli amici sauditi di Obama, ma lui più
cattivo perché recalcitrante. Non molla il petrolio e non è facile rubarglielo,
malgrado tutto, cioè resiste da quattro anni in una strana guerra contro tutti
e milioni di profughi che valgono miliardi di euro per la Turchia. Ci volevano
le truppe di terra, non bastano i 2.000 “istruttori” militari Nato già
presenti, ma la storia e il pantano irakeni non permettono. Ancora. E’ l’esca
per Putin. E il rilancio della vendita degli armamenti. Ovviamente tutto sopra
la testa degli autoctoni che non contano nulla nel gioco del risiko, nemmeno le
loro vite, perdute a migliaia. In pratica circa 10.000, ugualmente innocenti,
per ogni occidentale morto.
Ma l’accelerazione
“guerriera” si rivolge piano piano anche all’interno dei vari paesi, intanto
solo europei, come d’abitudine a pagare le stupidaggini storiche dei nord
americani.
Dopo il massacro di
Parigi e la giusta commozione di tutta l’Europa per le vittime, l’altra
reazione è stata quella vendicativa di un massiccio bombardamento in Siria.
Addirittura Hollande sconvolge la Nato, (restia all’appello guerriero immediato,
aspettando la decisione del capo Obama perché non sanno più chi bombardare),
chiamando Putin il quale ben volentieri si dichiara “alleato”. Poi però è
arrivato subito l’inglese Cameron a stringere i vincoli storici da guerrafondai
e sgridare lo “sgarro” impulsivo del socialista, che deve correre da un Obama
minaccioso. Per la prima volta la Merkel è fuori campo, in panchina, per
costituzione non può guerreggiare, se non economicamente. Comunque non si fida
della Russia e dovrà sostenere la Turchia, ambigua e con un pericoloso provocatore,
Erdogan, nuovo Saladino pronto a mostrare i muscoli, nascosto sotto l’ombrello
Nato. Siccome nessuno è fesso l’abbattimento del bombardiere russo non può che
essere stato pianificato. Lo stavano aspettando visto che ha “sconfinato” (ma
non si è sicuri) di qualche secondo e a quella velocità ...
Interessante l’unione
di intenti di Hollande con la destra della Le Pen. In grande accordo nel
moltiplicare i bombardamenti, i “colpi” vendicativi. L’unico neo tra loro è con
quale alleanza, perché la destra padronale francese (Sarkosy) ha già scelto
Putin, con la richiesta di soppressione dell’embargo verso la Russia. Rimane
l’urgenza di condurre tutti insieme anche una “guerra” implacabile sul fronte
interno. L’immigrazione, alla Salvini maniera. Ma in Francia, come in Belgio, e
in altri paesi, tantissimi sono ormai cittadini europei. Allora bisogna
limitare le libertà personali (ancora!), se del caso modificare le costituzioni
per dare potere il più possibile a un uomo solo, oppure addirittura rinnegare
la nazionalità concessa. Avviene e avverrà dappertutto. Qualcuno sulle
modifiche è già in anticipo. Entrare in “stato di guerra” e blindare interamente
per giorni le capitali, come Bruxelles, dove a tutta la popolazione e le
strutture pubbliche e private, persino agli impiegati della Comunità, è stato
chiesto di rimanere a casa. Non sembra esserci prevenzione, intelligence, ma solo “stato d’assedio”,
e prova di forza. Dopo.
Si entra quindi in un
tipico “giornalismo mediatico di guerra”. I simboli stessi della società
vengono modificati. Le bandiere e i nazionalismi sventolano come non mai. Squillano
gli inni. Semplici cittadini, e mi dispiace sinceramente l’assurda morte della
ragazza veneta, con addirittura funerale di stato. Con frasi banali se non
tragicamente ironiche. Renzi: “Grazie per
la tua testimonianza di cittadina e giovane donna”. Boldrini: “Che tu possa diventare esempio per le
ragazze che sono in cerca della loro strada». Calma ragazze! Dovrebbero anche sapere che quasi
500.000 giovani italiani, quasi tutti laureati, “girano” in Europa alla ricerca
di lavoro e di un futuro di vita possibile, perché impossibile nel loro paese. Poi
ci sono i giornalisti che spandono terrore, e stupidamente sembrano indicare ai
terroristi i punti deboli delle città da colpire, in un coacervo di chiacchiere,
di ipotesi fasulle e cariche di odio. Interviste continue agli “opinionisti”
persino (e l’intento nasconde la mano) a un terrorista razzista e piromane come
Salvini. Intervista ad un inaffidabile Alfano che un giorno terrorizza e un
giorno banalizza e rassicura. All’appello, velato o apertamente alla crociata anti-musulmana,
malgrado l’intervento di Bergoglio costretto a mettere a repentaglio anche la
sua vita,. Popolo e cittadini musulmani italiani altrettanto impauriti e un po’
troppo messi alla berlina. Ad un loro commento di pace seguono due virulenti
commenti padani. Tutto ben orchestrato. Olio sul fuoco. La guerra si prepara
soprattutto mediaticamente. La scelta di campo ci è già stata fortemente
indicata. Tutto questo a sinceri democratici fa più paura della bomba.
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