giovedì 13 dicembre 2012

Aperta la caccia al Grillo

di Franco Cilli

Non ho mai amato Grillo, l’ho detto e ribadito in più di un’occasione. I movimenti carismatici sospinti dal furore ereticale e dall'enfasi profetica sono roba vecchia. Purtuttavia va riconosciuto che Grillo è riuscito a creare un fenomeno con una notevole forza dirompente e aldilà del carisma il grillismo esprime tematiche e agire politico degni di interesse. Quello a cui assistiamo negli ultimi giorni da parte della politica e della stampa nei confronti del comico genoano è il segno palese di un riflesso di difesa ad opera di un regime decadente che si sente punto nel vivo e minacciato nei suoi interessi vitali. Il Movimento 5 stelle e il suo leader fanno paura c'è poco da fare. Politici e giornalisti uniti nella lotta, tutti contro il comico. Un attacco ampiamente prevedibile, e il duo Grillo Casaleggio era preparato a tutto ciò, sebbene alle volte sia apparso in affanno. Come non pensare che una classe politica screditata non schierasse l’artiglieria contro quel comico che guida  un movimento che potrebbe spazzarli via tutti? Come illudersi che una categoria di molluschi servili come quella dei giornalisti che vive di luce riflessa dalla politica, potesse giudicare con obiettività e distacco anglosassone un tizio che minaccia di bonificare l'acquitrino in cui nuotano? Allora dagli al despota fustigatore del dissenso. Dagli con le interviste ai traditori cacciati con atto di imperio come un ducetto dei carruggi, personaggi pieni di appeal che appaiono a loro agio davanti alla telecamere, in bella posa e senza risparmio di trucco. Commoventi gli ammiccamenti di solidarietà della Gruber nei confronti della martire Federica Salsi, bellona sapientemente agghindata e dalle pose telegeniche. La stampa, quella stampa che ha assistito indifferente agli scandali e alle infamie del regime più corrotto della storia d'Italia, sta facendo il pelo e il contropelo a Grillo, ergendosi a paladina della democrazia in difesa dei vari Favia e Salsi, vittime del dispotismo del dittatore genoano. Se Grillo è meno che perfetto è spacciato.

Da che pulpito. Parlano di democrazia, come se i partiti sostenitori di questo regime che oscilla dai satrapi barzellettieri ai tecnici succhia-sangue, marionette delle banche, avessero il marchio DOP di democratici. Chi è democratico, Bersani? Quello che in ossequio alla democrazia interna, leggasi spartizione delle candidature fra le correnti, ha fatto di tutto per perdere le elezioni regionali e avrebbe perso anche la Puglia se Vendola non si fosse incaponito? Quello il cui delfino si chiama Penati? Oppure è democratico Casini, che anche quando non ha incarichi politici nel partito è la sola e unica voce a dettare lo spartito. Casini, già quello di Cuffaro ecc. ecc. Vogliamo parlare della democrazia interna dentro il partito azienda di Berlusconi? Inutile sprecare parole, sappiamo benissimo come funzionano le cose da quelle parti, stiamo ancora pagando lo stipendio alla Minetti e garantendo un posto fuori dalle sbarre ai vari Dell'Utri e compagnia. Quale partito poi avrebbe tollerato accuse così pesanti al suo leader accusato di combutta con un nerd malvagio, allo scopo di fregare tutti? Magari è vero. Certo anche gli alieni di Mednev potrebbero essere veri. Il problema è che con Grillo si usa il metro dell'utopia, mentre con Bersani e Berlusconi si usa il metro di un realismo di comodo, che li vuole entrambi patentati a prescindere. Farebbe quasi ridere se non fosse osceno il tono impettito di certi giornalisti che per anni hanno detto che il guaio dell'Italia era la mancanza di dialogo e di riconoscimento reciproco fra i principali partiti, come se fosse normale dialogare con uno che stava minando le basi delle costituzione, che candidava mafiosi in parlamento e che faceva le leggi pro domo sua. Grillo non è perfetto. Ma va? Non voglio tirare fuori il discorso dell'autonomia della politica, quel tipo di autonomia è ciò che abbiamo sempre combattuto ed è sempre stato l'alibi delle peggiori nefandezze, ma è inutile nascondersi che in una fase costituente come quella che sta attraversando il movimento grillino, certe forzature e certe imperfezioni siano inevitabli. Da qui a parlare di fascismo e di mancanza di democrazia però ce ne passa. Ripeto, da che pulpito. Gente che da sempre trama con i poteri forti, che nasconde i suoi forzieri nei consigli di amministrazione di banche e cooperative si permette di dare lezioni di democrazia. Grillo avrebbe dovuto consentire che tipi del genere : “dottò porto 1500 voti, può interessare?” potessero fare un'OPA sul movimento, oppure che i suoi nemici soffiassero sul fuoco delle divisione in seno al movimento, un'arma che da che mondo e mondo funziona che è una favola, tanto che la sinistra è stata sempre fatta fuori e si è sempre fatta fuori grazie ad una frammentazione sistematica.

Grillo ha ragione, siamo in guerra e e se vuoi combattere occorre un esercito compatto.

Un'altra chicca polemica: il politically correct. Si attaccano a tutto pur di screditare il Movimetno 5 stelle e il suo fondatore. Tutti contro il comico in difesa della povera Salsi, sempre lei, vittima di un'intollerabile violenza di genere solo perché il Beppe ha alluso al Punto G delle donne. Attenti comici, satirici o semplici frequentatori di osteria, la sola allusione al sesso non è espressione di uno spirito sboccato e ridanciano, ma violenza di genere, razzismo allo stato puro. Non già la battutaccia maschilista, ma la pura e semplice allusione. Le mie zie troppo veraci sono avvertite. Se a questa gente non piace Grillo fondino un altro movimento, non è questo il momento di divisioni. Lo so, è brutto da dire, ma se il malessere che certa gente prova è reale o prendono atto che non è aria o tacciano almeno il tempo necessario perché il movimento faccia quello per cui è nato: spazzare via questa classe politica indecente.

Non voterò il M5S alle prossime elezioni, ma se fossi costretto scegliere fra Grillo e tutto il resto, non avrei dubbi, butterei a mare tutto il resto.


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