di Franco Cilli
Non ho mai amato Grillo, l’ho
detto e ribadito in più di un’occasione. I movimenti carismatici
sospinti dal furore ereticale e dall'enfasi profetica sono roba
vecchia. Purtuttavia va riconosciuto che Grillo è riuscito a
creare un fenomeno con una notevole forza dirompente e aldilà del
carisma il grillismo esprime tematiche e agire politico degni di
interesse. Quello a cui assistiamo negli ultimi giorni da parte della
politica e della stampa nei confronti del comico genoano è il segno palese
di un riflesso di difesa ad opera di un regime decadente che si sente
punto nel vivo e minacciato nei suoi interessi vitali. Il
Movimento 5 stelle e il suo
leader fanno paura c'è poco da fare. Politici e
giornalisti uniti nella lotta, tutti contro il comico. Un attacco
ampiamente prevedibile, e il duo Grillo Casaleggio era
preparato a tutto ciò, sebbene alle volte sia apparso in affanno.
Come non pensare che una classe politica screditata non schierasse
l’artiglieria contro quel comico che guida un movimento che
potrebbe spazzarli via tutti? Come illudersi che una categoria di
molluschi servili come quella dei giornalisti che vive di luce
riflessa dalla politica, potesse giudicare con obiettività e
distacco anglosassone un tizio che minaccia di bonificare
l'acquitrino in cui nuotano? Allora dagli al despota fustigatore del dissenso. Dagli con le interviste ai traditori cacciati con atto di
imperio come un ducetto dei carruggi, personaggi pieni di appeal
che appaiono a loro agio davanti alla telecamere, in bella posa e
senza risparmio di trucco. Commoventi gli ammiccamenti di solidarietà
della Gruber nei confronti della martire Federica Salsi, bellona
sapientemente agghindata e dalle pose telegeniche. La stampa, quella
stampa che ha assistito indifferente agli scandali e alle infamie del
regime più corrotto della storia d'Italia, sta facendo il pelo e il
contropelo a Grillo, ergendosi a paladina della democrazia in
difesa dei vari Favia e Salsi, vittime del dispotismo del dittatore
genoano. Se Grillo è meno che perfetto è spacciato.
Da che pulpito. Parlano di democrazia,
come se i partiti sostenitori di questo regime che oscilla dai
satrapi barzellettieri ai tecnici succhia-sangue, marionette delle
banche, avessero il marchio DOP di democratici. Chi è democratico,
Bersani? Quello che in ossequio alla democrazia interna, leggasi
spartizione delle candidature fra le correnti, ha fatto di tutto per
perdere le elezioni regionali e avrebbe perso anche la Puglia se
Vendola non si fosse incaponito? Quello il cui delfino si chiama
Penati? Oppure è democratico Casini, che anche quando non ha
incarichi politici nel partito è la sola e unica voce a dettare lo
spartito. Casini, già quello di Cuffaro ecc. ecc. Vogliamo parlare della democrazia interna dentro il partito azienda di Berlusconi? Inutile sprecare parole, sappiamo benissimo come funzionano le cose da quelle parti, stiamo ancora pagando lo stipendio alla Minetti e garantendo un posto fuori dalle sbarre ai vari Dell'Utri e compagnia. Quale partito poi
avrebbe tollerato accuse così pesanti al suo leader accusato di
combutta con un nerd malvagio, allo scopo di fregare tutti? Magari è
vero. Certo anche gli alieni di Mednev potrebbero essere veri. Il
problema è che con Grillo si usa il metro dell'utopia, mentre
con Bersani e Berlusconi si usa il metro di un realismo di comodo,
che li vuole entrambi patentati a prescindere. Farebbe quasi ridere
se non fosse osceno il tono impettito di certi giornalisti che per
anni hanno detto che il guaio dell'Italia era la mancanza di dialogo
e di riconoscimento reciproco fra i principali partiti, come se fosse
normale dialogare con uno che stava minando le basi delle
costituzione, che candidava mafiosi in parlamento e che faceva le
leggi pro domo sua. Grillo non è perfetto. Ma va? Non
voglio tirare fuori il discorso dell'autonomia della politica, quel tipo di
autonomia è ciò che abbiamo sempre combattuto ed è sempre stato
l'alibi delle peggiori nefandezze, ma è inutile nascondersi che in
una fase costituente come quella che sta attraversando il movimento
grillino, certe forzature e certe imperfezioni siano inevitabli. Da qui a
parlare di fascismo e di mancanza di democrazia però ce ne passa. Ripeto, da che pulpito. Gente che da sempre trama con i
poteri forti, che nasconde i suoi forzieri nei consigli di
amministrazione di banche e cooperative si permette di dare lezioni
di democrazia. Grillo avrebbe dovuto consentire che tipi del
genere : “dottò porto 1500 voti, può interessare?” potessero
fare un'OPA sul movimento, oppure che i suoi nemici soffiassero sul
fuoco delle divisione in seno al movimento, un'arma che da che mondo
e mondo funziona che è una favola, tanto che la sinistra è stata
sempre fatta fuori e si è sempre fatta fuori grazie ad una
frammentazione sistematica.
Grillo ha ragione, siamo in
guerra e e se vuoi combattere occorre un esercito compatto.
Un'altra chicca polemica: il
politically correct. Si attaccano a tutto pur di screditare il
Movimetno 5 stelle e il suo fondatore. Tutti contro il comico in
difesa della povera Salsi, sempre lei, vittima di un'intollerabile
violenza di genere solo perché il Beppe ha alluso al Punto G
delle donne. Attenti comici, satirici o semplici frequentatori di
osteria, la sola allusione al sesso non è espressione di uno
spirito sboccato e ridanciano, ma violenza di genere, razzismo allo
stato puro. Non già la battutaccia maschilista, ma la pura e
semplice allusione. Le mie zie troppo veraci sono avvertite. Se a
questa gente non piace Grillo fondino un altro movimento, non
è questo il momento di divisioni. Lo so, è brutto da dire, ma se il
malessere che certa gente prova è reale o prendono atto che non è
aria o tacciano almeno il tempo necessario perché il movimento
faccia quello per cui è nato: spazzare via questa classe politica
indecente.
Non voterò il M5S alle prossime
elezioni, ma se fossi costretto scegliere fra Grillo e tutto
il resto, non avrei dubbi, butterei a mare tutto il resto.
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