di Giorgio Cremaschi da Micromega
Siccome non son mai stato una vittima del nuovo in politica, di quel
nuovismo attraverso il quale si sono perpetuate da trenta anni le stesse
politiche e le stesse classi dirigenti, non mi scandalizza che la lista
del cosiddetto quarto polo sia diventata l’ennesima lista personale,
ove il leader è la sostanza della proposta. Né
mi sconvolge che i partiti siano alla fine l’architrave della lista. I
partiti esistono sempre e chi li rifiuta semplicemente ne sta fondando
un altro.
Ciò che non mi convince della coalizione Ingroia è l’ordine delle
priorità e il messaggio di fondo del programma annunciato dal suo
leader.
L’Italia è un paese devastato dalla corruzione e dalle mafie, una
parte della classe politica è soggetto contraente di questo sistema, i
berlusconiani, una parte è debole o subalterna, Monti e anche il PD. Una
lotta vera alle mafie e alla corruzione finora non si è fatta per colpa
di questa classe politica e il paese ne paga i costi con la crisi
economica. Mettere al governo una classe dirigente che distrugga davvero
le mafie è condizione di giustizia e base per una ripresa economica non
pagata dai più poveri.
Questa a me pare la sintesi del pensiero di Ingroia e non c’e dubbio
che essa individui uno dei nodi della crisi italiana. Il peso della
corruzione, della evasione fiscale, della criminalità nella nostra
economia è da tempo documentato.
Tuttavia non mi pare che questo possa essere sufficiente a motivare
una lista alternativa ai principali schieramenti ed in particolare a
Monti. Il quale ha nella sua agenda temi e proposte molto vicine a
quelle di Ingroia proprio su questo terreno.
L’attuale presidente del consiglio mette al centro del suo programma
liberista l’idea che in Italia una buona economia emergerà dalla
distruzione dell’economia corporativa e criminale. E non a caso
individua in Marchionne l’esempio imprenditoriale da esaltare sulla via
delle ”riforme’. Il liberismo è spesso criminale per i suoi risultati
sociali, ma chi lo propugna può proporsi di combattere l’economia
criminale.
Naturalmente Monti mette al primo posto della sua agenda la politica
di austerità, così come viene definita dai vincoli del fiscal compact,
del pareggio costituzionale di bilancio, dei trattati europei. La lotta
alla criminalità economica e mafiosa sarebbe ancora più stimolata da
questi vincoli, perché essi ci imporrebbero di trovare lì i soldi che
servono per lo sviluppo. Ingroia afferma di combattere il montismo, ma
perché allora non contesta questo punto che è il punto cardine di esso?
Perché nel suo discorso d’investitura è assente la critica ai vincoli
europei e del capitalismo internazionale, quello formalmente onesto?
A mio parere questo non avviene perché Ingroia pensa che la questione
sociale ed economica siano una derivata della questione criminale e che
basti essere rigorosi davvero e non a parole, per creare le condizioni
economiche per la giustizia e lo sviluppo. No non è così.
Per affrontare questa crisi economica da una punto di vista
alternativo a quello di Monti si deve programmare un gigantesco
intervento pubblico nell’economia e la rottura di tutti i vincoli
europei. O si segue questa strada oppure ci si deve affidare al mercato
magari regolato.
Non è un caso che il PD sia spiazzato dalla candidatura di Monti.
Perché ha sinora sostenuto una politica di mercato e non ha alcun
programma realmente alternativo ad essa.
Una politica del pubblico e dell’eguaglianza sociale richiede un
forte controllo democratico sull’economia. E qui diventa decisiva la
lotta a mafie e corruzione. Perché il liberismo si è sempre alimentato
con il corrompimento della classe politica.
Tutto il sistema delle partecipazioni statali è stato privatizzato
sventolando le tangenti e le mazzette dei manager pubblici e dei
politici che li controllavano. È lì che è nata la egemonia anche a
sinistra della ideologia del mercato come antidoto alla corruzione. Ma
come ci ha insegnato Bertold Brecht è più profittevole fondare una banca
che rapinarla.
Nella crisi attuale la priorità è la lotta alla disoccupazione ed al
super sfruttamento del lavoro e dell’ambiente. Questa la può fare
davvero solo il pubblico, e per questo il potere pubblico dev’essere
liberato dalla criminalità e dalla corruzione. Perché dobbiamo
affidargli una nuova politica economica e sociale.
Per me l’alternativa a Monti nasce dalla rottura con le politiche
liberiste Europee e con quella economia criminale amministrata dalla
Troika internazionale che ha distrutto la Grecia. Dove oggi trionfa
l’economia illegale. La questione sociale comanda sulla lotta alla
criminalità e non viceversa. Questa è la differenza di fondo tra la
lotta alle mafie dei liberali onesti e quella del movimento operaio
socialista e comunista. Una differenza ancora più vera oggi, se davvero
ci si vuol collocare su un fronte alternativo a tutto il quadro politico
liberista dominante.
lunedì 31 dicembre 2012
Lista Ingroia, la legalità non basta
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