di Alberto Lucarelli da lavorincorsoasinistra
Per ritrovare un’autentica passione nella politica, in grado di
interpretare il senso della vita pubblica e della partecipazione
democratica, e rilanciare con forza i valori che vi sono connessi,
dobbiamo trasformarci in partigiani capaci di declinare, nei diritti e
nei doveri, lo spirito autentico della Costituzione.
Diritti, principi, valori: vogliamo difendere la Costituzione in
tutti i suoi modi e lo vogliamo fare non con sobrietà ma con passione,
entusiasmo, felicità. Difendere la Costituzione da un gruppo di
tecnocrati che ha devastato i principi costituzionali, al solo scopo di
attuare il memorandum imposto dalla troika Commissione Europea, Banca
Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale.
Quindi l’Europa delle banche e dei banchieri.
Cambiare si può, individuando tutti quegli aspetti che sono
oggettivamente in contrapposizione con quello che ci sta proponendo un
gruppo trasversale di interessi e di poteri che parte da Bersani, che
passa attraverso Monti, Montezemolo,ed arriva al populismo riemergente
di Silvio Berlusconi.
Cambiare si può e lo sanno comitati, movimenti, associazioni: tutto
un mondo straordinario in costante fermento. E’ lo stesso magma che ho
sentito nel giugno 2011, quando una maggioranza di 27 milioni di
cittadini ha votato contro il saccheggio dei beni comuni. E non si
trattava unicamente di un referendum a difesa dei servizi pubblici
locali, ma della prima consistente presa di coscienza collettiva di un
saccheggio dei nostri beni, del nostra patrimonio pubblico, della nostra
identità comune.
In questo percorso si sono costruite sinergie e confronti: dai
compagni di Rifondazione ai militanti do Italia dei Valori, agli amici
di SEL – e sono tanti – che non si riconoscono nella “carta di intenti”
di Bersani. Insomma, a tutte quelle persone che con la schiena dritta,
come dice Luigi de Magistris, hanno combattuto battaglie difficili:
penso ai compagni della FIOM ed alle persone per bene impegnate in SEL e
nel PD. La bagarre mediatica di primarie calate dall’alto, che non
hanno nulla a che vedere con la democrazia partecipativa, ha per alcuni
giorni alimentato l’attenzione dei giornali, ma non è quella la
democrazia partecipativa che vogliamo.
Non posso immaginare e credere che ci sia una maggioranza di italiani
che abbia accettato tacitamente la riforma Fornero e lo stravolgimento
dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori; non posso credere che ci sia
una maggioranza di italiani che abbia accettato supinamente
l’approvazione dell’art. 8 della legge Sacconi che mortifica i diritti
dei lavoratori; non posso e non voglio credere che una maggioranza di
italiani abbia accettato la distruzione dello Stato sociale modificando e
calpestando l’art. 81 della Costituzione; non posso credere che la
maggioranza di italiani voglia un’Europa tecnocratica gestita dal Fondo
Monetario Internazionale, da alcuni componenti della Commissione
Europea, dalla BCE… Noi vogliamo un’ Europa dei diritti promossa dal
basso, inclusiva, vogliamo un processo costituente, con un’Assemblea che
quanto prima elegga un Parlamento in grado di ridisegnare i rapporti di
forza e tutelare l’Europa politica e sociale così come era stata
delineata nel suo progetto originario.
Non posso e non voglio credere che la maggioranza di italiani voglia
cacciabombardieri, invece di scuole e asili nido, carri armati invece di
diritti sociali; che voglia che i diritti sociali si debbano comprare,
che le famiglie debbano pagare per le scuole, per l’università, per la
sanità. Non credo che la maggioranza degli italiani sia disposta a
questo, non credo che ci sia una maggioranza disposta a cadere nella
trappola della contrapposizione tra diritto alla salute contro diritto
al lavoro, come hanno tentato di farci credere per l’Ilva di Taranto.
Non credo che ci sia una maggioranza di italiani che voglia grandi opere
pubbliche, inutili e costose, come la TAV, il Dal Molin, il ponte sullo
Stretto di Messina; credo, piuttosto, che ci sia una maggioranza che
voglia opere ordinarie, non eventi straordinari che servono solo a
sperperare il denaro pubblico. Ed allora questione morale e sociale
devono camminare congiuntamente! Perché o si ha il coraggio di
affrontare insieme questione morale e questione sociale oppure il
rischio è quello di restare ancora subordinati a poteri forti, a lobby,
cricche affaristiche trasversali, alla borghesia mafiosa che si annida
nelle società pubbliche, che fa clientele, che condiziona i poteri
all’interno di una Pubblica amministrazione troppe volte né autonoma nè
indipendente.
La nostra è una Carta dei diritti, non dei privilegi, né delle
rendite! Cambiare si può, anche ripartendo dai partiti, come intesi da
Gramsci e Berlinguer, e non come degenerati nel tempo, mortificando la
formula dell’art. 49 della Costituzione, che afferma che “tutti i
cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente per concorrere con
metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
Cambiare si può, con la consapevolezza che, in relazione ai suddetti
contenuti, siamo maggioranza. E’ il momento di condividere questi
contenuti, nuovi metodi e forme della politica, di essere disposti a
cancellare rendite di posizione, cedere porzioni di sovranità e mettersi
alla pari con tutti, forze politiche strutturate e non, comitati,
movimenti, associazioni, per la grande battaglia di partigiani a difesa
della Costituzione.
mercoledì 19 dicembre 2012
Partigiani della costituzione
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