da libreidee
Lacrime di coccodrillo: Elsa Fornero piange in pubblico annunciando il taglio delle pensioni, ma in realtà lavora da anni proprio per questo. Obiettivo: consegnare al mercato finanziario privato il patrimonio delle pensioni pubbliche italiane, aggravando così anche il deficit dello Stato. Lo afferma Paolo Barnard, che insieme all’avvocato Paola Musu ha denunciato Mario Monti e Giorgio Napolitano per il “golpe finanziario” di fine 2011. Sono già un migliaio le denunce, sottoscritte in tutta Italia: Napolitano – di cui Barnard chiede l’impeachment in Parlamento – secondo il promotore italiano della Modern Money Theory avrebbe dovuto difendere l’Italia dall’attacco speculativo dello scorso anno. Invece, il capo dello Stato «non solo ha mancato nel suo compito supremo – lo accusa l’ex inviato di “Report” – ma è stato e continua a essere pienamente complice del sovvertimento democratico ad opera dei mercati finanziari e dell’Eurozona». Parla da solo, aggiunge il giornalista, il caso sconcertante di Elsa Fornero, da anni al servizio del sistema pensionistico privato.
Uno sguardo al curriculum della ministra più detestata d’Italia aiuta a farsi un’idea: dal 1999 è stata nel Cda di Ina Assicurazioni, Fideuram Vita, Eurizon Financial Group. Poi vicepresidente della Compagnia di San Paolo e del consiglio di sorveglianza di Intesa SanPaolo, quindi nel board di Buzzi Unicem Spa e direttrice di Allianz Spa. In pratica: un virtuale conflitto d’interessi vivente, nel momento in cui entra a far parte del governo Monti, dove – con un reddito dichiarato di oltre 400.000 euro, il 6 dicembre 2011 annuncia subito la riforma delle pensioni italiane, che al 50% non superano i mille euro mensili e al 27% non vanno oltre i 500 euro. «Una riforma incostituzionale – accusa Barnard – nonché una truffa, già riconosciuta dai mercati stessi».
La riforma ammazza-pensioni entrerà in vigore nel 2013. “Business Online” la commenta così: «Pensioni sempre più lontane e sempre più esigue, a causa del nuovo meccanismo che adeguerà alle aspettative di vita i coefficienti di trasformazione in rendita e i requisiti di età». Esempio: chi oggi guadagna sui 2.500 euro, potrebbe prenderne solo 688 di pensione. Inoltre, aggiunge “Business Online”, «per avere una pensione dignitosa, il lavoratore dovrà aver versato nel corso della sua vita lavorativa almeno 300-400 mila euro di contributi, come spiegato da molti esperti». Sembra infatti che la pensione integrativa privata «possa essere l’unica via di uscita per riuscire a mantenere lo stile di vita una volta conclusa l’attività lavorativa».
La ministra, “emissaria” diretta dei colossi finanziari che gestiscono fondi pensionistici privati, vanta una strettissima “osservanza”di ogni tipo di diktat proveniente da quel mondo. Nel 2000, prende nota di una “raccomandazione” per l’Italia emessa dai tecnocrati dell’Ocse in cui la Fornero siede a fianco di Mediobanca, Generali, Invesco e Ing. Tema: estensione del sistema contributivo. Dieci anni dopo, sarà la stessa super-lobby “Business Europe” a rivolgere una “raccomandazione” agli Stati dell’Eurozona, per «mettere in relazione l’effettiva età pensionabile con l’aspettativa di vita»; indicazione che, una volta ministro, la Fornero trasformerà subito in legge. «Elsa Fornero – commenta Barnard – sa perfettamente da anni che l’affidare alla capitalizzazione le nostre pensioni è devastante per i conti dello Stato. E sa oggi che la previdenza privata è fallimentare per le tasche dei pensionati, ma tace».
Già nel 2000, al convegno “Scenari sulla previdenza privata e pubblica” promosso da Mediobanca, la Fornero concordava con l’economista Franco Modigliani: “perverso” il sistema previdenziale obbligatorio pubblico, meglio che venga «completamente rimpiazzato dalla capitalizzazione». Sin da allora, secondo Barnard, la Fornero era un tecnico dichiaratamente in conflitto d’interessi con la Costituzione, che all’articolo 41 impone che l’attività economica sia indirizzata e coordinata a fini sociali. «Impossibile che gruppi finanziari con interessi speculativi per centinaia di miliardi e che rispondono solo agli investitori possano perseguire fini sociali». Inoltre, e ancor più grave – aggiunge Barnard – Fornero e Modigliani ammettono in quel consesso privato che l’auspicata riforma delle pensioni in senso privatistico «non solo peggiorerà per decenni i bilanci dello Stato», ma «questa catastrofe di impoverimento nazionale dovrà essere ripianata dalle famigerate Austerità delle tasse, che devastano il paese produttivo e i redditi». In altre parole: «Al fine di portare immensi capitali pensionistici nelle casse dei gruppi di capitalizzazione, Fornero già nel 2000 era disposta a causare l’Economicidio dell’intera nazione».
Oggi circola in tutti gli ambienti della previdenza integrativa privata, italiana e internazionale, l’ultimo rapporto del Covip, un organo di controllo nazionale delle previdenze. Che rivela fatti sconcertanti: a fine 2011, il totale investito nelle previdenze integrative private italiane era già di 90,7 miliardi di euro. Il 58% di questi contributi versati dai lavoratori è stato investito in titoli di Stato internazionali relativamente sicuri, ma il 42% rimane investito in finanza ed equities, notoriamente ad alto rischio. «Si sappia che solo nel primo anno e mezzo della crisi finanziaria – rileva Barnard – negli Usa sono scomparsi nel nulla 2.000 miliardi di dollari di pensioni sudate una intera vita dagli americani». Altra sigla sconosciuta ai più, quella di Mefop Spa, società per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione, fondata nel 1999. Soci: Allianz, Intesa SanPaolo, Unipol, Generali, Unicredit. Missione della lobby: sviluppare la previdenza complementare, privata.
Oggi, rivela Barnard, il ministero dell’economia detiene la maggioranza assoluta delle azioni di Mefop Spa. Cioè: «I pubblici amministratori delle nostre vite economiche, tenuti all’assoluta imparzialità dalla Costituzione italiana, sono azionisti di maggioranza di una lobby di speculatori previdenziali privati. E non poteva mancare il solito nome: nel 1999, nel comitato scientifico di Mefop Spa sfoggiava lei, Elsa Fornero». Che, da allora, non ha mai allentato l’impegno per la privatizzazione delle pensioni, indebolendo la previdenza pubblica. Nel 2003 a Bruxelles presenta un dossier al Ceps, il Centre for European Policy Studies, gruppo controllato dalla American Chamber of Commerce e dalla City of London. Sponsor dell’evento: Allianz, con 392 miliardi di dollari in gestioni finanziarie, ed European Federation of Retirement Provision, che è la top-lobby delle pensioni integrative in Europa con 3.500 miliardi di euro in gestioni finanziarie.
Nel marzo 2010, continua Barnard, la Fornero è all’European Policy Center per la conferenza “Challenge Europe 2020”, dove sostiene, testualmente, che «il metodo più efficace per prevenire l’impoverimento della terza età è di farli stare di più al lavoro, sia riportando più anziani al lavoro che alzandogli l’età media pensionabile». Nei mercati del lavoro “flessibile”, per Elsa Fornero, «i redditi devono stare di pari passo con la produttività: crescono normalmente fino all’età media, e calano quando il lavoratore si avvicina alla pensione». Principi, osserva Barnard, che «rasentano l’incubo di un regime socialmente nazista: si auspica esplicitamente che l’anziano sia forzosamente riportato al lavoro, che gli si impedisca di godere del diritto al riposo e che, dopo una vita di lavoro per il paese, lo si penalizzi nel reddito in quanto non più macchina produttiva per il profitto, in una logica che lo deumanizza».
Oltre «all’abominio intellettuale di questa sicaria dell’Economicidio sociale», secondo Barnard si ravvisa l’ennesima violazione della Costituzione, che all’articolo 36 garantisce il diritto a una pensione equa e “in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. Ovvero: la Costituzione non ammette che, a parità di qualità e quantità di lavoro, vi possa essere una discriminazione di reddito in base all’avanzamento dell’età. Ma Elsa Fornero non demorde, e spesso compare al fianco di Assogestioni, la struttura di Domenico Siniscalco che arriva a gestire 974 miliardi di euro di investimenti. Al Salone del Risparmio dell’aprile 2012, con tutti i big della finanza presenti (nonché lettere di plauso di Monti e Napolitano), la Fornero rassicura il settore privato: «Qualsiasi lavoro finanziato da fondi pubblici è escluso», chiarisce. Problema: «Per i fondi pensione privati il bicchiere è ancora mezzo vuoto»? Niente paura: «Il governo farà la sua parte».
I gruppi finanziari sponsor e partecipanti a quell’evento, fa notare Barnard, assommano interessi di speculazione finanziaria che raggiungono una cifra impossibile da calcolare per via delle dimensioni inimmaginabili. Ad ascoltare le parole di Elsa Fornero c’erano Aberdeen, Bnp Paribas, Invesco, Eurizon Capital, Jp Morgan Asset Management, Pioneer Investments, Credit Suisse, Morgan Stanley, Pimco, Ubs, Fineco, Deutsche Bank, Natixis, Hsbc, Unicredit e molti altri, di pari stazza mondiale. E non è finita. Un mese dopo, i leader italiani della promozione finanziaria sono all’Unione Industriali di Torino: Banca Fideuram, Banca Generali, Finanza & Futuro Banca, Ubi Banca Private Investment, Assoreti. Tema centrale, “il contributo delle reti di promotori finanziari allo sviluppo della previdenza complementare in Italia”. In apertura, Elsa Fornero avverte: «Dalla riforma delle pensioni non si torna indietro».
E arriviamo al fatidico novembre 2012, con la massima assise mondiale dei fondi pensione privati, il World Pension Summit di Amsterdam. Sponsor planetari, che portano sul tavolo olandese interessi finanziari per un totale di 2.798 miliardi di euro, cifra di quasi mille miliardi superiore al Pil italiano, ma divisa in nove gruppi privati: Pensioen Federatie, Fidelity Worldwide Investment, Mn, Deloitte, Skagen Funds, Delta Lloyd Group, Adveq, Ing, Jp Morgan Asset Management’s. Elsa Fornero è fra i relatori, unico ministro delle politiche sociali: in quella sede, sostiene Barnard, la professoressa torinese «compie quello che è forse l’atto di ammissione più grave della storia della Repubblica italiana». In una convention a porte chiuse, la Fornero dichiara che le modifiche all’attuale sistema previdenziale «erano necessarie per compiacere i mercati finanziari, altrimenti ci sarebbero state conseguenze devastanti per il paese».
Giù la maschera, siamo alla capitolazione definitiva: «Lo Stato non esiste più, Monti e la Fornero lavorano per i mercati violando la Costituzione come mai dal 1948 a oggi». Per Paolo Barnard, «il colpo di Stato finanziario che ha posto definitivamente fine alla sovranità di Camera e Senato è una realtà», e pertanto «l’indegno presidente della Repubblica Giorgio Napolitano va messo in stato d’accusa dal Parlamento per alto tradimento». Semplicemente sconcertante, per il giornalista promotore dell’economia monetaria democratica formulata da Warren Mosler, che un ministro lavori – ormai apertamente – per dirottare sul mercato privato le pensioni pubbliche, come vogliono le potenti lobby da cui la stessa Fornero proviene. Barnard chiede che il “golpe” finanziario finisca sotto processo, cominciando da «due delle più indegne figure della storia democratica italiana», ovvero «la sicaria dell’Economicidio italiano e lobbista dei gruppi finanziari Elsa Fornero» nonché «l’ex comunista Giorgio Napolitano, già lungamente compromesso coi poteri forti del Council on Foreign Relations americano dagli anni ‘70». Dovranno «rispondere, a noi cittadini, dell’immane danno alla democrazia».
Lacrime di coccodrillo: Elsa Fornero piange in pubblico annunciando il taglio delle pensioni, ma in realtà lavora da anni proprio per questo. Obiettivo: consegnare al mercato finanziario privato il patrimonio delle pensioni pubbliche italiane, aggravando così anche il deficit dello Stato. Lo afferma Paolo Barnard, che insieme all’avvocato Paola Musu ha denunciato Mario Monti e Giorgio Napolitano per il “golpe finanziario” di fine 2011. Sono già un migliaio le denunce, sottoscritte in tutta Italia: Napolitano – di cui Barnard chiede l’impeachment in Parlamento – secondo il promotore italiano della Modern Money Theory avrebbe dovuto difendere l’Italia dall’attacco speculativo dello scorso anno. Invece, il capo dello Stato «non solo ha mancato nel suo compito supremo – lo accusa l’ex inviato di “Report” – ma è stato e continua a essere pienamente complice del sovvertimento democratico ad opera dei mercati finanziari e dell’Eurozona». Parla da solo, aggiunge il giornalista, il caso sconcertante di Elsa Fornero, da anni al servizio del sistema pensionistico privato.
Uno sguardo al curriculum della ministra più detestata d’Italia aiuta a farsi un’idea: dal 1999 è stata nel Cda di Ina Assicurazioni, Fideuram Vita, Eurizon Financial Group. Poi vicepresidente della Compagnia di San Paolo e del consiglio di sorveglianza di Intesa SanPaolo, quindi nel board di Buzzi Unicem Spa e direttrice di Allianz Spa. In pratica: un virtuale conflitto d’interessi vivente, nel momento in cui entra a far parte del governo Monti, dove – con un reddito dichiarato di oltre 400.000 euro, il 6 dicembre 2011 annuncia subito la riforma delle pensioni italiane, che al 50% non superano i mille euro mensili e al 27% non vanno oltre i 500 euro. «Una riforma incostituzionale – accusa Barnard – nonché una truffa, già riconosciuta dai mercati stessi».
La riforma ammazza-pensioni entrerà in vigore nel 2013. “Business Online” la commenta così: «Pensioni sempre più lontane e sempre più esigue, a causa del nuovo meccanismo che adeguerà alle aspettative di vita i coefficienti di trasformazione in rendita e i requisiti di età». Esempio: chi oggi guadagna sui 2.500 euro, potrebbe prenderne solo 688 di pensione. Inoltre, aggiunge “Business Online”, «per avere una pensione dignitosa, il lavoratore dovrà aver versato nel corso della sua vita lavorativa almeno 300-400 mila euro di contributi, come spiegato da molti esperti». Sembra infatti che la pensione integrativa privata «possa essere l’unica via di uscita per riuscire a mantenere lo stile di vita una volta conclusa l’attività lavorativa».
La ministra, “emissaria” diretta dei colossi finanziari che gestiscono fondi pensionistici privati, vanta una strettissima “osservanza”di ogni tipo di diktat proveniente da quel mondo. Nel 2000, prende nota di una “raccomandazione” per l’Italia emessa dai tecnocrati dell’Ocse in cui la Fornero siede a fianco di Mediobanca, Generali, Invesco e Ing. Tema: estensione del sistema contributivo. Dieci anni dopo, sarà la stessa super-lobby “Business Europe” a rivolgere una “raccomandazione” agli Stati dell’Eurozona, per «mettere in relazione l’effettiva età pensionabile con l’aspettativa di vita»; indicazione che, una volta ministro, la Fornero trasformerà subito in legge. «Elsa Fornero – commenta Barnard – sa perfettamente da anni che l’affidare alla capitalizzazione le nostre pensioni è devastante per i conti dello Stato. E sa oggi che la previdenza privata è fallimentare per le tasche dei pensionati, ma tace».
Già nel 2000, al convegno “Scenari sulla previdenza privata e pubblica” promosso da Mediobanca, la Fornero concordava con l’economista Franco Modigliani: “perverso” il sistema previdenziale obbligatorio pubblico, meglio che venga «completamente rimpiazzato dalla capitalizzazione». Sin da allora, secondo Barnard, la Fornero era un tecnico dichiaratamente in conflitto d’interessi con la Costituzione, che all’articolo 41 impone che l’attività economica sia indirizzata e coordinata a fini sociali. «Impossibile che gruppi finanziari con interessi speculativi per centinaia di miliardi e che rispondono solo agli investitori possano perseguire fini sociali». Inoltre, e ancor più grave – aggiunge Barnard – Fornero e Modigliani ammettono in quel consesso privato che l’auspicata riforma delle pensioni in senso privatistico «non solo peggiorerà per decenni i bilanci dello Stato», ma «questa catastrofe di impoverimento nazionale dovrà essere ripianata dalle famigerate Austerità delle tasse, che devastano il paese produttivo e i redditi». In altre parole: «Al fine di portare immensi capitali pensionistici nelle casse dei gruppi di capitalizzazione, Fornero già nel 2000 era disposta a causare l’Economicidio dell’intera nazione».
Oggi circola in tutti gli ambienti della previdenza integrativa privata, italiana e internazionale, l’ultimo rapporto del Covip, un organo di controllo nazionale delle previdenze. Che rivela fatti sconcertanti: a fine 2011, il totale investito nelle previdenze integrative private italiane era già di 90,7 miliardi di euro. Il 58% di questi contributi versati dai lavoratori è stato investito in titoli di Stato internazionali relativamente sicuri, ma il 42% rimane investito in finanza ed equities, notoriamente ad alto rischio. «Si sappia che solo nel primo anno e mezzo della crisi finanziaria – rileva Barnard – negli Usa sono scomparsi nel nulla 2.000 miliardi di dollari di pensioni sudate una intera vita dagli americani». Altra sigla sconosciuta ai più, quella di Mefop Spa, società per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione, fondata nel 1999. Soci: Allianz, Intesa SanPaolo, Unipol, Generali, Unicredit. Missione della lobby: sviluppare la previdenza complementare, privata.
Oggi, rivela Barnard, il ministero dell’economia detiene la maggioranza assoluta delle azioni di Mefop Spa. Cioè: «I pubblici amministratori delle nostre vite economiche, tenuti all’assoluta imparzialità dalla Costituzione italiana, sono azionisti di maggioranza di una lobby di speculatori previdenziali privati. E non poteva mancare il solito nome: nel 1999, nel comitato scientifico di Mefop Spa sfoggiava lei, Elsa Fornero». Che, da allora, non ha mai allentato l’impegno per la privatizzazione delle pensioni, indebolendo la previdenza pubblica. Nel 2003 a Bruxelles presenta un dossier al Ceps, il Centre for European Policy Studies, gruppo controllato dalla American Chamber of Commerce e dalla City of London. Sponsor dell’evento: Allianz, con 392 miliardi di dollari in gestioni finanziarie, ed European Federation of Retirement Provision, che è la top-lobby delle pensioni integrative in Europa con 3.500 miliardi di euro in gestioni finanziarie.
Nel marzo 2010, continua Barnard, la Fornero è all’European Policy Center per la conferenza “Challenge Europe 2020”, dove sostiene, testualmente, che «il metodo più efficace per prevenire l’impoverimento della terza età è di farli stare di più al lavoro, sia riportando più anziani al lavoro che alzandogli l’età media pensionabile». Nei mercati del lavoro “flessibile”, per Elsa Fornero, «i redditi devono stare di pari passo con la produttività: crescono normalmente fino all’età media, e calano quando il lavoratore si avvicina alla pensione». Principi, osserva Barnard, che «rasentano l’incubo di un regime socialmente nazista: si auspica esplicitamente che l’anziano sia forzosamente riportato al lavoro, che gli si impedisca di godere del diritto al riposo e che, dopo una vita di lavoro per il paese, lo si penalizzi nel reddito in quanto non più macchina produttiva per il profitto, in una logica che lo deumanizza».
Oltre «all’abominio intellettuale di questa sicaria dell’Economicidio sociale», secondo Barnard si ravvisa l’ennesima violazione della Costituzione, che all’articolo 36 garantisce il diritto a una pensione equa e “in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. Ovvero: la Costituzione non ammette che, a parità di qualità e quantità di lavoro, vi possa essere una discriminazione di reddito in base all’avanzamento dell’età. Ma Elsa Fornero non demorde, e spesso compare al fianco di Assogestioni, la struttura di Domenico Siniscalco che arriva a gestire 974 miliardi di euro di investimenti. Al Salone del Risparmio dell’aprile 2012, con tutti i big della finanza presenti (nonché lettere di plauso di Monti e Napolitano), la Fornero rassicura il settore privato: «Qualsiasi lavoro finanziato da fondi pubblici è escluso», chiarisce. Problema: «Per i fondi pensione privati il bicchiere è ancora mezzo vuoto»? Niente paura: «Il governo farà la sua parte».
I gruppi finanziari sponsor e partecipanti a quell’evento, fa notare Barnard, assommano interessi di speculazione finanziaria che raggiungono una cifra impossibile da calcolare per via delle dimensioni inimmaginabili. Ad ascoltare le parole di Elsa Fornero c’erano Aberdeen, Bnp Paribas, Invesco, Eurizon Capital, Jp Morgan Asset Management, Pioneer Investments, Credit Suisse, Morgan Stanley, Pimco, Ubs, Fineco, Deutsche Bank, Natixis, Hsbc, Unicredit e molti altri, di pari stazza mondiale. E non è finita. Un mese dopo, i leader italiani della promozione finanziaria sono all’Unione Industriali di Torino: Banca Fideuram, Banca Generali, Finanza & Futuro Banca, Ubi Banca Private Investment, Assoreti. Tema centrale, “il contributo delle reti di promotori finanziari allo sviluppo della previdenza complementare in Italia”. In apertura, Elsa Fornero avverte: «Dalla riforma delle pensioni non si torna indietro».
E arriviamo al fatidico novembre 2012, con la massima assise mondiale dei fondi pensione privati, il World Pension Summit di Amsterdam. Sponsor planetari, che portano sul tavolo olandese interessi finanziari per un totale di 2.798 miliardi di euro, cifra di quasi mille miliardi superiore al Pil italiano, ma divisa in nove gruppi privati: Pensioen Federatie, Fidelity Worldwide Investment, Mn, Deloitte, Skagen Funds, Delta Lloyd Group, Adveq, Ing, Jp Morgan Asset Management’s. Elsa Fornero è fra i relatori, unico ministro delle politiche sociali: in quella sede, sostiene Barnard, la professoressa torinese «compie quello che è forse l’atto di ammissione più grave della storia della Repubblica italiana». In una convention a porte chiuse, la Fornero dichiara che le modifiche all’attuale sistema previdenziale «erano necessarie per compiacere i mercati finanziari, altrimenti ci sarebbero state conseguenze devastanti per il paese».
Giù la maschera, siamo alla capitolazione definitiva: «Lo Stato non esiste più, Monti e la Fornero lavorano per i mercati violando la Costituzione come mai dal 1948 a oggi». Per Paolo Barnard, «il colpo di Stato finanziario che ha posto definitivamente fine alla sovranità di Camera e Senato è una realtà», e pertanto «l’indegno presidente della Repubblica Giorgio Napolitano va messo in stato d’accusa dal Parlamento per alto tradimento». Semplicemente sconcertante, per il giornalista promotore dell’economia monetaria democratica formulata da Warren Mosler, che un ministro lavori – ormai apertamente – per dirottare sul mercato privato le pensioni pubbliche, come vogliono le potenti lobby da cui la stessa Fornero proviene. Barnard chiede che il “golpe” finanziario finisca sotto processo, cominciando da «due delle più indegne figure della storia democratica italiana», ovvero «la sicaria dell’Economicidio italiano e lobbista dei gruppi finanziari Elsa Fornero» nonché «l’ex comunista Giorgio Napolitano, già lungamente compromesso coi poteri forti del Council on Foreign Relations americano dagli anni ‘70». Dovranno «rispondere, a noi cittadini, dell’immane danno alla democrazia».
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