di Tonino D'Orazio
Non tanto per le
provocazioni occidentali con l’aiuto di Erdogan, il turco, ma
perché si sta ripetendo per la terza volta un copione già
conosciuto. Prima arrivano i servizi segreti e militari americani,
inglesi e francesi, poi l’armamento pesante e le bombe per una
nuova “rivoluzione“ o primavera islamica.
Un furto ben organizzato
e mediaticamente spianato per la condivisione.
Appena Saddam chiese che
il suo petrolio fosse pagato in euro e non più in dollari, il paese
fu distrutto, occupato e il petrolio sequestrato.
Appena Ghedaffi ha
chiesto che il suo petrolio fosse pagato in euro il suo paese è
stato distrutto e occupato in nome delle nostre libertà estremamente
democratiche e popolari di libero mercato che permette
l’arricchimento di tutti. Popolo libero e petrolio sequestrato. Non
si può avere tutto.
Ora il problema diventa
più complicato.
In ogni continente sono
nati dei giganti. Il Brasile in America del sud, insieme all'UNASUR
(Unione delle Nazioni dell'America del Sud); la Cina e l’India in
Asia, la Russia e i suoi satelliti (che cerchiamo di strappare alle
nostre meravigliose ideologie liberiste) in Europa, il Sud Africa e
la Cina in Africa.
Da alcuni mesi i famosi
paesi del Brics (Brasile,Russia,India,Cina e Sud Africa) hanno
costituito un loro “serpente monetario” per gli scambi
commerciali tra loro, non utilizzando quindi il dollaro.
La guerra del dollaro
contro i paesi emergenti e in forte sviluppo, non sfugge più a
nessuno almeno a chi vuole capire veramente, passa attraverso la
riduzione del forte potere attrattivo dell’euro. La borghesia
europea medio alta ha scelto: meglio abbassare l’euro, terzo
potente incomodo, e schierarsi con un dollaro e una politica
neoliberista per il momento vincente e male che vada militarmente
forte. La colonia europea, con in bocca sempre roboanti parole sulla
democrazia, retta dalle destre in 23 paesi su 27, ha scelto il
velenoso ombrello del grande fratello americano. Si è schierato con
il dollaro perdente a breve termine.
Però adesso è successo
il terzo fatto grave: la Cina snobba il dollaro e paga il petrolio
iraniano in yuan, approfittando tra l’altro dello stupido,
commercialmente parlando, embargo europeo (più che americano)
sull’Iran.
Si può dire che è
l’inizio di un nuovo ordine mondiale. Se Bretton Woods è stata per
circa 30 anni (dal 1944 al 1971) il simbolo del nuovo ordine mondiale
al termine della seconda guerra mondiale, dopo il 1971 il presidente
Richard Nixon decise di interrompere la convertibilità del dollaro
in oro, rimanendo il dollaro unica misura internazionale.
Oggi l'attuale isola di
Kish. (situata a sud dell'Iran, nel Golfo Persico) potrebbe
divenire il simbolo di un nuovo ordine mondiale.
Nel luglio 2011 il
ministro del Petrolio ad interim iraniano ha inaugurato in questa
piccola isola (20.000 abitanti) la prima Borsa al mondo dove è
possibile acquistare e vendere petrolio senza avere un dollaro.
Di fatto, la prima
superpotenza del pianeta, (ormai solo militare), questo nonostante un
debito pubblico e un deficit elevatissimi, rischiano di perdere il
metro di misura che allungavano e restringevano a piacimento: il
dollaro. Perdere questo non se lo possono permettere nemmeno loro. Il
loro stesso strapotere finanziario in fondo è di carta.
Non c’è due senza tre,
rimane la guerra. I muscoli. Ma ormai i “nemici” sono troppo
potenti.
La Cina ha comunicato che
dal 6 settembre ha iniziato a compravendere petrolio in yuan (senza
passare dal dollaro) per le forniture provenienti dalla Russia, e ciò
in base a scambi nuovi con relativa certezza negli accordi del loro
nuovo “serpente monetario”. Già da giugno alcune forniture
giapponesi sono state pagate in yuan dalla Cina, sgretolando il
potente accordo commerciale tra Stati Uniti e Giappone, quest’ultimo
in gravi difficoltà economiche e strutturali di produzione, con un
debito pubblico altissimo e alle prese con i disastri e le ultime
difficoltà energetiche.
E’ ormai la Cina è il
più grande acquirente di materie prime al mondo e potrebbe quindi in
contropartita pagare in yuan, o in beni e servizi come sta avvenendo
in tutta l’Africa. Tanto che il Sud Africa è stato quasi costretto
ad aderire al Brics, pena l’essere soppiantato nel suo continente
dove la faceva da padrone.
Non è finita, ma gli Stati Uniti, forti del cappio del FMI, sottovalutano l'ALBA, l’Alleanza Boliviana per le Americhe, che possiede anche una sua propria valuta, il SUCRE, che permette un commercio tra gli stati membri indipendentemente dal dollaro americano.
La miccia della prossima
guerra potrebbe quindi essere la Siria. Israele, poverino, potenza
nucleare fuori controllo internazionale, genocida e spesso fuori di
testa, sta riscaldando i muscoli da parecchi mesi. Meno male che i
possedimenti biblici non arrivavano fino al Tigri, all’Eufrate o al
Tevere. Grave pecca nella loro motivazione politica espansionistica.
Erdogan non vede l’ora
di avere la copertura della Nato, quell’organizzazione atlantica
che ormai scorazza geograficamente dove gli pare, e comunque la Siria
è un paese Mediterraneo.
E noi non potremo non
dare loro man forte come per l’ex Iugoslavia e la Libia. Manca
ancora l’appoggio della servile ONU, ma vedrete che non troveranno
difficoltà sui cavilli.
Siamo pronti alla guerra,
con un ministro della “Difesa”, un generale bombardarolo? Ci sarà
la benedizione del garante costituzionale dell’art. 11 il grigio
Napolitano? Ma certamente, non siamo più un paese di pace, e, se
ricordo bene, da quando gli ex comunisti sono andati al governo.
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