lunedì 24 dicembre 2012

Ingroia, Grillo, Bersani: Il Buono, il Brutto, il Cattivo.

di Franco Cilli
 
La cosa migliore sarebbe stata quella di vedere la nascita di un soggetto unico della società civile, che dentro un unica cornice fosse riuscito a contenere un bestiario variopinto e berciante, ma capace di agire come un sol uomo al momento giusto. Né Grillo né Ingroia che marciano divisi nella speranza di lanciarsi segnali di fumo, ma un unico simbolo di riscossa democratica. Utopia per il momento, ma un dì verrà, è inevitabile, ne va della nostra sopravvivenza. Quando la storia avrà finalmente assolto al suo ruolo catartico e avrà spazzato via personalismi e contenuti privati della relazione, i cui fraseggi hanno l'unico scopo di misurare il proprio ego, anteponendoli all'interesse comune e all'altruismo, allora saremo uniti. Forse. Da parte mia, come tutti gli sciocchi che non conoscono le sottigliezze e i sotterfugi della politica, ho da sempre lottato per l'unità di coloro che hanno a cuore la politica come bene comune. Anche Grillo e i grillini, che ho seguito dagli esordi con curiosità e molti dubbi, mi sembrava potessero fare massa con gli altri. Certo con Grillo ho passato tutte gli stadi del percorso della consapevolezza, dall'interesse, alla valutazione “obiettiva e distaccata”, fino al ripudio, per poi tornare indietro sui miei passi ed approdare finalmente ad una valutazione realistica e più “politica” del suo agire. D'accordo, si dirà le discriminanti esistono: si può non dare valore discriminante a certe frasi razziste del comico genovese, a certe allusioni poco correct nei confronti di certi avversari politici? Si può dare per buono il fatto che riesca a parlare a tutti i segmenti della società, dicendo a ciascuno, leghista o ambientalista o operaio incazzato o giustizialista, ciò che ciascuno si aspetta di sentirsi dire? Non so, ma mi riesce difficile pensare che singole frasi possano rappresentare l'essenza di un movimento così composito e generalmente democratico e che possano avere significati tali da svelarne l'intima natura reazionaria e fascistoide. Grillo il brutto, ma dai grandi numeri, Grillo il re delle folle giustamente indignate e incazzate, protese verso l'ennesimo messia. Con lui Ingroia vuole dialogare e fa bene, è l'atteggiamento saggio e giusto di chi non vuole vivere in una riserva, ma vuole conquistarsi una nazione. Questo è lo spirito giusto, purché sia sincero, o perlomeno abbastanza sincero.
Sono ormai fermamente convinto che quando andrò alle urne avrò dovuto digerire bocconi amari da parte dei miei: ambiguità, democrazia sbandierata e mai realmente praticata, doppiezze togliattiane mai sopite, candidati imposti ecc. Ma lo farò, ingoierò il rospo, no favorirò divisioni e frazionismi, ben sapendo che il mondo non è perfetto e che comunque vadano le cose, il saldo finale sarà positivo, perché dall'altra parte, dalla parte dei Bersani, dei Vendola, dei Monti e dei Berlusconi, la risultante non potrà che essere assolutamente negativa. Non si tratta di differenze in termini quantitativi, ma di una netta separazione delle dimensioni di senso. Qui si che possiamo essere manichei o aristotelici se preferite: chi dice non A quando noi diciamo A per significare bene comune, non può stare nel nostro insieme. Ciò significa che quando Ingroia nomina la parola dialogo dobbiamo consideralo un tradimento? No. Come ho già detto e come mi sembra sia logico supporre, il dialogo in politica è un obbligo, l'alleanza no. E qui sta il punto. Ciò che chiediamo a questo nuovo soggetto arancione è la chiarezza, niente alleanze con chi ha sostenuto l'agenda Monti ed è stato complice del suo massacro. Convergenze con il Pd ce ne potranno anche essere su singoli punti, ma niente alleanze, nessuna omologia, sarebbe contro-natura.

Cambiare si può, si deve, non a prescindere, ma malgrado tutto.

 

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