Il vecchio interrogativo leninista da noia a ripeterlo ancora oggi, ma è sempre valido. Siamo un po' tutti in una fase di rigetto della politica perché dai e dai come la psicologia ci insegna, quando ti danno una scossa elettrica ai testicoli sempre e comunque a prescindere da quello che fai, che tu faccia bene o male, che tu scelga bianco o nero, alla fine ti viene la depressione, ma impedirsi i pensare non si può e alla fine si torna sempre al punto di partenza. Purtroppo per liberarsi di questa classe politica non basterebbe nemmeno il famoso asteroide che ha fatto fuori i dinosauri, tanto i marpioni si salverebbero in ogni caso, lasciando noi sotto le macerie. Che ci voglia l'unità di forze "progressiste" è tanto scontato quanto difficile a farsi. Allora che deve fare un disgraziato a cui sta a cuore il bene comune e che vuole ancora essere protagonista della storia? Al momento non è dato sapere. Quello che si profila all'orizzonte sinistro è un partito socialdemocratico che sorge dalle ceneri del Pd alleato di Vendola e una Syriza all'italiana fatta da rifondazione, Alba, movimenti vari e chissà chi altro, tutti a contendersi l'osso con Grillo. Dall'altra parte abbiamo i cespugli popolar - liberal - liberisti e cattolici, salvati anche questi dalla combustione del Pd e fondamentalmente il partito di Berlusconi, alleato con casinisti e montiani vari.
Il dato saliente a mio avviso risiede in due fattori principali: il voto di protesta, che sia nichilista, malpancista o strategico, e la vecchia e sempre valida composizione sociale, o per peggio dire gli interessi di classe. In altre parole chi riesce a fare quello che anche Grillo tenta di fare e cioè un patto fra precari della società, piccola e media impresa e il cosiddetto ceto medio riflessivo, riuscendo a saldare protesta e interesse di parte, magari con l'ausilio di una legge elettorale diversa, allora la spunterà.
Non credo occorra aggiungere molto altro.
È poco lo so, ma potrebbe essere già abbastanza.
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