Mi sembrava il caso di ripostarli (F.C.)
di Franco Cilli
Lo voglio dire con estrema chiarezza:
questo presidente non mi rappresenta. Costui non rappresenta
direttamente tutti i cittadini, ma un'idea di società, figlia
illegittima di una falsa concezione illuministica, che vede nel
potere di oligarchie (illuminate) l'unica salvezza per il mondo,
e attraverso questa idea rappresenta una classe sociale e politica e
determinati gruppi di potere, e per conto dei medesimi, lo stato.
Lasciare che il Pdl e la Lega
facessero strame delle istituzioni, tacendo colpevolmente sui loro
misfatti per falso ossequio ai valori della democrazia e tacciare poi
di populismo (leggasi di eresia) chiunque, movimenti o singoli
cittadini, osasse mettere in discussione la sacralità del pensiero
unico, è indice della non neutralità della persona del presidente
rispetto ai cittadini e alle loro forme di rappresentanza e di
aggregazione sociale. Il che contraddice i principi basilari della
stessa democrazia liberale. Adesso si pretende anche l'intangibilità nei
riguardi di uno de poteri dello stato: la magistratura. E' troppo.
Presidente lei non mi rappresenta
perché è l'espressione, in piena continuità con i regime dei
secoli passati, dell'Europa dei forti contro l'Europa dei popoli. E'
la negazione anche in termini liberali dell'istituzione statale come
delegata a rappresentare la sicurezza di tutti gli individui.
Noi cittadini, precari, disoccupati,
depredati, spogliati dei diritti, non ci sentiamo al sicuro con uno
come lei a rappresentarci. Per questo lei è virtualmente destituito.
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Ex stalinista, craxiano, passato al
migliorismo, alias liberismo dentro un ex partito comunista, politico
di lunghissimo corso, garante della svolta neoliberale italiana per
mano di una tecnocrazia fetente. Di chi stiamo parlando? Ovvio, del
nostro beneamato presidente. Per fortuna non siamo negli Stati Uniti,
sennò gli untuosi corazzieri di regime che fanno da muro a
Napolitano, ci riempirebbero di retorica strappalacrime sul valore
dell'istituzione che unisce tutto il popolo e ne rappresenta lo
spirito eroico e, aggiungerei io, la superiorità morale su tutti gli
altri popoli, a prescindere dalla persona che la rappresenta. Ricordo
con disgusto il patriottismo di certi americani che alla domanda
dell'intervistatore sul perché di tanta foga consumistica, rispondevano
con orgoglio: “spendiamo, perché ce lo ha chiesto il nostro
presidente”. Nessuna domanda sull'irrazionalità di un sistema che ti
tratta da pollo di allevamento, basta la parola del presidente. Mi
viene la pelle d'oca quando nei telefilm americani assisto a scene di
patriottismo del tipo “i nostri ragazzi” che vanno a combattere
in Iraq per difendere la nostra libertà di pavidi scalda-poltrone. Come dicevo,
noi non siamo ancora a quel punto. Ci stiamo arrivando? Ho
l'impressione che certi americanofili lo desiderino assai, come
desiderano assai un sistema elettorale all'americana, che è tanto
più democratico quanto meno sono le persone che votano. Una finzione di
democrazia per dare un contentino al popolo e tanto controllo da parte
del governo e delle lobbies.
Il senso di colpa per un fantasmagorico crollo della civiltà dovuto allo scarso zelo nel difendere le isitutuzioni, si è impadronito di molti intellettuali italiani,
compresi certi tizi che scrivono su un giornale che si definisce
comunista, autoelettisi corazzieri. C'è il terrore, complice una cattiva assimilazione di testi classici, di un ritorno ad
uno stato di natura prehobbesiano, che è costantemente in agguato e
che incombe ad ogni parola di Grillo o a causa dello sfrenato
attivismo di certi magistrati. Non si accorgono o fanno finta di non
accorgersi, i corazzieri della repubblica presidenziale, che questo
leviatano italico, nato da un patto di ferro fra stato e mafia
per mano della politica, è l'artefice principale del disordine e
dell'insicurezza in cui viviamo, oltre che del disastro imminente che si
presenta alle nostre porte. Che patto potremmo aver fatto noi
cittadini con questa classe politica e per quale sicurezza? Certo i
regimi che si sono succeduti negli ultimi decenni hanno garantito a
molti di noi un certo benessere, ma quello che abbiamo lo abbiamo pagato
caro. Questa gente ci sparava addosso, con l'indifferenza colpevole di
una "maggioranza silenziosa", mentre si spartiva il potere e
saccheggiava il territorio. Vogliamo ricordare i governi Tambroni o
prima ancora Portella della Ginestra, le stragi di stato e le centinaia
di compagni morti ammazzati? E' sicurezza questa?
Oggi il perno dell'equilibrio è ancora la
politica, ma a differenza di ieri, non c'è niente per noi, nemmeno
le briciole. Oggi la sicurezza è tutta per la classe politica in sé.
A noi rimane solo l'incertezza è la miseria che avanza.
Napolitano
sei tutti noi, gridano ad alta voce i vari D'Alema, Bersani, Letta,
Monti, politici e corazzieri servi con il terrore di rimanere
disoccupati.
Per questo Napolitano is not my
president. Napolitano è il presidente di questi signori della
politica che amministra se stessa, è il garante massimo della loro
sicurezza, non certo di chi lavora onestamente e si suda la pagnotta.
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