di Tonino D’Orazio
Analogie e differenze
semplici o troppo facili ? Eppure vi sono molti parallelismi, anche
se la storia non si ripete. Il ’68 francese fu estremamente
libertario, contenente in questa parola gli assiomi sempre ricorrenti
della rivoluzione francese, liberté, égalité, fraternité.
Quello italiano più centrato, alla fine, con un crescente partito
comunista, sul sociale, il lavoro e l’antimilitarismo. Quest’ultimo
termine accomunava in realtà gran parte della generazione giovanile
mondiale contro la guerra del Vietnam.
Quello del rinnovamento
sociale e politico, a parte lo Statuto dei Lavoratori che aspettava
di essere recepito dal 1950, fu stroncato ogni volta da una serie di
attentati terroristici dello stato (servizi segreti deviati, stay
behind , manipolazione di Brigate Rosse o di Nar, …)
Quella generazione,
giovane, spingeva al rinnovamento sociale e politico. Salvo in alcuni
casi, nella sinistra politica arrivarono nelle segreterie dei partiti
forze giovanili con un ricambio generazionale evidente. Purtroppo
quei “giovani” sono ancora oggi al comando, nei partiti e nelle
istituzioni, con un nepotismo e una lungimiranza eccezionali. Non c’è
stato nessun ricambio generazionale evidente da più di 40 anni.
Mentre nel mondo occidentale anglosassone, ma anche francese,
arrivavano alla direzione governativa spesso dei quarantenni, da noi
si ragionava, e si ragiona, come se avere meno di 60/70 anni fosse un
handicap. Bloccando in questo modo un rinnovo e un rilancio
generazionale effettivo nel nostro paese, con il risultato punitivo
di non considerazione dei giovani. Certamente, salviamo qualche mosca
bianca, ritenendola comunque inglobata, almeno dal sistema
elettorale, in un meccanismo esclusivo e chiuso.
Il ’68 spinse un po’
in là la generazione precedente. Del ’13 di oggi si può dire la
stessa cosa? Deve dirlo per forza l’ambasciatore americano a Roma
sollecitando i giovani a “prendere il loro destino in mano”? I
nostri vecchi e servili politici, scandalizzati, non hanno osato
farlo chiamare “a rapporto”. Ma forse anche gli americani sono
stufi del ricorrente e inalterato vecchiume italiano. Anzi sembra che
Napolitano, quasi novantenne, ci possa anche morire, Dio ne scampi,
sulla poltrona presidenziale con un mandato rinnovato che si
schermisce a non volere. Ci rifarebbe quasi, dopo i danni che ha
combinato in sette anni insieme all’amico Berlusconi, un quasi
ottantenne pronto per quella poltrona. Se si dimettesse subito non
farebbe più danno alla sinistra, anzi. Nessun presidente ha mai
permesso un tale sgretolamento della nostra Costituzione e l’aver
reso la nostra una repubblica quasi presidenziale, a colpi di
decisioni costituzionalmente dubbiose, ma dettate “dall’urgenza
della situazione”. Una foglia di fico.
Cosa possono pensare i
giovani disoccupati e senza speranza davanti alle dichiarazioni di
una Livia Turco, settantenne, che è stata in parlamento per 30 anni
(e anche il più deleterio ministro contro i cittadini immigrati
insieme a Napolitano), quando dice: “il partito mi troverà un
lavoro”.
Il canale generazionale
di cambiamento è il M5S? Sembra proprio di sì. La piazza, dove
ricordo anche le manganellate, non è più quella reale ma quella
virtuale di internet. Dove le “manganellate”, oggi, sono quelle
coercitive di reti televisive e mediatiche ammaestrate che ci
condizionano in modo sistematico, tra un sondaggio pilotato e un
altro. Linciaggio mediatico, a reti unificate, soprattutto adesso,
perché un movimento come il M5S non fa quello che gli si chiede
sotto il nome di “responsabilità” da chi pensa di poter
continuare impunemente il disastro politico-economico del paese.
Penso che i giovani, ma
anche i meno giovani, non abbiano chiesto al M5S di farsi carico di
questo paese ridotto a brandelli insieme ai loro autori,
appassionatamente insieme, ma di cambiarlo profondamente, se
possibile. E, finalmente, con strumenti costituzionali, con il
ripristino della concezione repubblicana del Parlamento che utilizza
un esecutivo (chiamato governo) per applicare le sue leggi, e non
viceversa. Chiede il ripristino della democrazia, una testa un voto e
la scelta di poter votare le persone che si ritengono giuste. Unica
possibilità per il popolo di entrare in Parlamento. Chiede il
ripristino della politica sull’economia. Altro che giovani ingenui.
Gli altri continuano a parlare solo di economia (spead, borsa,
rating, banche, debito …), a discapito dei cittadini, ma di
tanti cittadini. Quale semplice rivoluzione culturale del sistema
attuale!
I partiti attuali,
diciamo le loro oligarchie, hanno ridotto il Parlamento in un centro
di potere, una Camera delle Corporazioni di vecchia memoria. Gli
onorevoli non sono personalmente eletti ma nominati dai loro
segretari tutto potere dopo delle primarie interne che non hanno
nulla a che vedere con la Costituzione repubblicana. Vi sono 87
avvocati, 90 giornalisti, 46 commercialisti, 38 medici, ingegneri,
industriali, …. Niente sociale, niente mondo del lavoro, niente
giovani veri. Cioè gran parte dei voti del M5S di oggi. E se sono
una “minaccia per l’Europa”, ben vengano, visto che questa è
ridotta alla guerra fratricida dei ricchi contro i poveri, sia dei
paesi che delle persone, e alla morte sociale. E’ giusto che si
sentano minacciati nella loro feroce ideologia liberista e fascista.
Allora diciamo che sta
succedendo qualcosa di importante e, al momento, se la storia ci sta
passando a fianco dovremmo dargli almeno un’occhiata, senza la
pretesa di catalogarla in vecchi schemi di analisi affinché non
cambi nulla e possiamo rimanere nelle nostre sempre più misere e
fatali certezze, senza alternativa.
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