martedì 2 aprile 2013

Un nuovo ‘68

di Tonino D’Orazio 

Analogie e differenze semplici o troppo facili ? Eppure vi sono molti parallelismi, anche se la storia non si ripete. Il ’68 francese fu estremamente libertario, contenente in questa parola gli assiomi sempre ricorrenti della rivoluzione francese, liberté, égalité, fraternité. Quello italiano più centrato, alla fine, con un crescente partito comunista, sul sociale, il lavoro e l’antimilitarismo. Quest’ultimo termine accomunava in realtà gran parte della generazione giovanile mondiale contro la guerra del Vietnam.
Quello del rinnovamento sociale e politico, a parte lo Statuto dei Lavoratori che aspettava di essere recepito dal 1950, fu stroncato ogni volta da una serie di attentati terroristici dello stato (servizi segreti deviati, stay behind , manipolazione di Brigate Rosse o di Nar, …)
Quella generazione, giovane, spingeva al rinnovamento sociale e politico. Salvo in alcuni casi, nella sinistra politica arrivarono nelle segreterie dei partiti forze giovanili con un ricambio generazionale evidente. Purtroppo quei “giovani” sono ancora oggi al comando, nei partiti e nelle istituzioni, con un nepotismo e una lungimiranza eccezionali. Non c’è stato nessun ricambio generazionale evidente da più di 40 anni. Mentre nel mondo occidentale anglosassone, ma anche francese, arrivavano alla direzione governativa spesso dei quarantenni, da noi si ragionava, e si ragiona, come se avere meno di 60/70 anni fosse un handicap. Bloccando in questo modo un rinnovo e un rilancio generazionale effettivo nel nostro paese, con il risultato punitivo di non considerazione dei giovani. Certamente, salviamo qualche mosca bianca, ritenendola comunque inglobata, almeno dal sistema elettorale, in un meccanismo esclusivo e chiuso.
Il ’68 spinse un po’ in là la generazione precedente. Del ’13 di oggi si può dire la stessa cosa? Deve dirlo per forza l’ambasciatore americano a Roma sollecitando i giovani a “prendere il loro destino in mano”? I nostri vecchi e servili politici, scandalizzati, non hanno osato farlo chiamare “a rapporto”. Ma forse anche gli americani sono stufi del ricorrente e inalterato vecchiume italiano. Anzi sembra che Napolitano, quasi novantenne, ci possa anche morire, Dio ne scampi, sulla poltrona presidenziale con un mandato rinnovato che si schermisce a non volere. Ci rifarebbe quasi, dopo i danni che ha combinato in sette anni insieme all’amico Berlusconi, un quasi ottantenne pronto per quella poltrona. Se si dimettesse subito non farebbe più danno alla sinistra, anzi. Nessun presidente ha mai permesso un tale sgretolamento della nostra Costituzione e l’aver reso la nostra una repubblica quasi presidenziale, a colpi di decisioni costituzionalmente dubbiose, ma dettate “dall’urgenza della situazione”. Una foglia di fico.
Cosa possono pensare i giovani disoccupati e senza speranza davanti alle dichiarazioni di una Livia Turco, settantenne, che è stata in parlamento per 30 anni (e anche il più deleterio ministro contro i cittadini immigrati insieme a Napolitano), quando dice: “il partito mi troverà un lavoro”.
Il canale generazionale di cambiamento è il M5S? Sembra proprio di sì. La piazza, dove ricordo anche le manganellate, non è più quella reale ma quella virtuale di internet. Dove le “manganellate”, oggi, sono quelle coercitive di reti televisive e mediatiche ammaestrate che ci condizionano in modo sistematico, tra un sondaggio pilotato e un altro. Linciaggio mediatico, a reti unificate, soprattutto adesso, perché un movimento come il M5S non fa quello che gli si chiede sotto il nome di “responsabilità” da chi pensa di poter continuare impunemente il disastro politico-economico del paese.
Penso che i giovani, ma anche i meno giovani, non abbiano chiesto al M5S di farsi carico di questo paese ridotto a brandelli insieme ai loro autori, appassionatamente insieme, ma di cambiarlo profondamente, se possibile. E, finalmente, con strumenti costituzionali, con il ripristino della concezione repubblicana del Parlamento che utilizza un esecutivo (chiamato governo) per applicare le sue leggi, e non viceversa. Chiede il ripristino della democrazia, una testa un voto e la scelta di poter votare le persone che si ritengono giuste. Unica possibilità per il popolo di entrare in Parlamento. Chiede il ripristino della politica sull’economia. Altro che giovani ingenui. Gli altri continuano a parlare solo di economia (spead, borsa, rating, banche, debito …), a discapito dei cittadini, ma di tanti cittadini. Quale semplice rivoluzione culturale del sistema attuale!
I partiti attuali, diciamo le loro oligarchie, hanno ridotto il Parlamento in un centro di potere, una Camera delle Corporazioni di vecchia memoria. Gli onorevoli non sono personalmente eletti ma nominati dai loro segretari tutto potere dopo delle primarie interne che non hanno nulla a che vedere con la Costituzione repubblicana. Vi sono 87 avvocati, 90 giornalisti, 46 commercialisti, 38 medici, ingegneri, industriali, …. Niente sociale, niente mondo del lavoro, niente giovani veri. Cioè gran parte dei voti del M5S di oggi. E se sono una “minaccia per l’Europa”, ben vengano, visto che questa è ridotta alla guerra fratricida dei ricchi contro i poveri, sia dei paesi che delle persone, e alla morte sociale. E’ giusto che si sentano minacciati nella loro feroce ideologia liberista e fascista.
Allora diciamo che sta succedendo qualcosa di importante e, al momento, se la storia ci sta passando a fianco dovremmo dargli almeno un’occhiata, senza la pretesa di catalogarla in vecchi schemi di analisi affinché non cambi nulla e possiamo rimanere nelle nostre sempre più misere e fatali certezze, senza alternativa.

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