sabato 13 aprile 2013

Italian white trash

Sono preoccupato per il diffondersi del fenomeno della conflittualità fra vecchi e nuovi cittadini, anche se almeno al momento, è ancora un fenomeno solo urlato e sporadicamente riproposto, specie quando il clima di tensione sale e i bersagli appaiono a occhio nudo. Sto parlando del luogo comune della discriminazione ai danni dei poveri natii italiani nei confronti di chi invece è immigrato o appartiene ad una delle comunità rom. Un fenomeno che ricorda quello dei cosiddetti white trash americani, i bianchi poveri,  che spinti da un propaganda reazionaria, addebitano all’emigrato latino o asiatico tutti i mali di questo mondo e tutte le colpe per la propria miserabile condizione. 
Non è infrequente sentire discorsi del tipo: “danno la casa popolare prima ai rom e agli immigrati e poi agli italiani”. Stessa cosa per gli asili nido. Giorni fa su Facebook una mia ”amica” ha postato un messaggio pieno di indignazione in merito ad una delibera adottata dal comune di Milano che stanzierebbe milioni per i rom. “Ma come? Qui ci sono italiani che muoiono di fame e si stanziano soldi per chi la svanga rubando o facendo traffici illeciti di ogni tipo?”. Anche nella trasmissione di Santoro di giovedì scorso, nel servizio su Civitanova Marche, incentrato sul tragico suicidio di tre anziani, portati al limite da condizioni economiche disperate, si udivano voci di popolo che denunciavano rabbiosamente discriminazioni a danno degli italiani poveri. Questa ideologia è frutto di una crisi che attraverso un transfert sociale genera le dovute compensazioni ad un senso di impotenza indotto e furbescamente strumentalizzato. La solita storia: si creano le condizioni, attraverso meccanismi economici che favoriscono l’arricchimento spropositato di una piccola parte della popolazione e l’impoverimento della gran massa delle persone e nel contempo si creano ad arte i capri espiatori, che guarda caso sono sempre i soliti: zingari ed immigrati. In questo modo il povero bianco italiano troverà con chi sfogarsi (se non sono meglio di uno zingaro, di chi sono meglio?) e avrà una guerra santa da combattere, mentre coloro che sono responsabili della sua condizione miserabile continueranno a fare i propri interessi, convincendolo che i soldi non ci sono e comunque non ci sono per tutti, che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, che quando si fanno debiti, come farebbe un buon padre di famiglia, questi vanno pagati, e via così con infamie e assurdità del genere. A chi giova questa guerra fra poveri è presto detto, giova ad una classe politica complice di una concezione dissennata della società e dell’economia, ma forse giova alla politica in senso generale. Chiunque, Grillo compreso può strumentalizzare la rabbia e la frustrazione a modo suo. Difficile frenare le reazioni istintive delle persone se i bisogni primari sono insoddisfatti. Secondo alcuni, per la verità la strategia dei potenti è proprio quella di mantenere la gran massa della popolazione sotto il ricatto della povertà e della precarietà allo scopo di impedirne un progresso civile, grave rischio per gli equilibri di potere consolidati,  causa l’insana propensione alla democrazia diretta e a un maggiore protagonismo delle masse, che il progresso e il benessere che ne consegue recano con sé. Prendersela con gli zingari è quanto di più facile ci possa essere, hanno tutte le stimmate giuste, ma è importante capire che prendersela con loro vuol dire creare le premesse per cui un giorno lo zingaro sarai tu e qualcun altro se la prenderà con te. Il problema centrale è la distribuzione delle risorse e un’economia sana che spenda per tutti senza lasciare nessuno indietro. Tutto il resto è solo fumo negli occhi e regresso verso un mondo di gente abbrutita e perennemente in guerra con i propri fantasmi.


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