di Daniela Preziosi da soggettopoliticonuovo
«In questi giorni ho cercato di fare con discrezione, ma con decisione,
quello che si doveva fare. A quelli che dicevano ‘Rodotà non si
pronuncia?’, dico che le cose non si fanno in trenta secondi. E a
giudicare dalle reazioni, mi pare di esserci riuscito». Il professor
Stefano Rodotà, l’«altro» candidato alla presidenza della Repubblica,
quello delle forze contrarie alle larghe intese, ha ascoltato Napolitano
in tv.
Cosa pensa delle parole di Napolitano?
La prima osservazione è una conferma: l’irresponsabilità o l’interesse
dei partiti hanno trascinato il presidente nella crisi che loro stessi
hanno creato. Hanno messo il presidente con le spalle al muro: siamo
incapaci, pensaci tu. Un passaggio di enorme gravità politica. La
seconda: Napolitano è stato indotto a un discorso da presidente del
consiglio. E poi c’è una terza. Sono scandalizzato: mentre Napolitano
diceva dell’irresponsabilità dei partiti, quellli applaudivano invece di
stare zitti e vergognarsi. Hanno perso la testa.
Piazza e parlamento non si possono contrapporre, ha detto.
Vanno riaperti i canali di comunicazione fra istituzioni e società,
soprattutto dopo il governo Monti, con il parlamento ridotto a
passacarte. Posso ricordare che nel pacchetto della Costituente dei beni
comuni ho predisposto un testo per l’obbligo di presa in considerazione
da parte del parlamento dell’iniziativa popolare. Basterebbe una
modifica dei regolamenti parlamentari.
E nella crisi, cosa pensa del Pd?
Da tutta questa vicenda è uscito vittorioso Berlusconi, che sta
imponendo le sue condizioni, e il Pd è andato a raccomandarsi al Colle, e
poi ha dato di nuovo spettacolo.
Napolitano indica la strada delle larghe intese. Secondo lei è l’unica?
Non posso mettere fra parentesi il fatto che la larga intesa si fa con
il responsabile dello sfascio e della regressione culturale e politica
di questo paese. Si faranno interventi economici, si utilizzeranno i
modestissimi documenti dei saggi, ma non potrà essere affrontata nessuna
della questioni che possono restituire alla politica e al parlamento
una qualità di interlocutore della società. Larghe intese? Il
protagonista è Berlusconi.
Lei dice: resto un uomo di sinistra. Ora guarda a Vendola?
Sono contento, ma anche molto sorpreso, di questo senso di
identificazione emerso nei miei confronti. Io ho una lunga storia
personale nella sinistra, di lavoro teorico ma non solo: le forze
politiche non hanno capito niente del referendum sull’acqua votato da 27
milioni di persone, e io ho invano cercato di far ricevere i promotori
dal vertice del Pd. Ho letto microvolgarità su di me. Come: Rodotà non
prende mai un autobus. Non ho preso l’autobus in questi giorni perché
per me era imbarazzante. Sull’aereo si sono messi ad applaudire. Hanno
riesumato Carraro per fargli dire che Rodotà sta nei salotti. L’unico
salotto a cielo aperto in cui sono stato si chiama Pomigliano. Lì, alla
manifestazione della Fiom, ho portato lo striscione con il mitico Ciro.
Sarò alla manifestazione della Fiom del 18 maggio. Io non ho niente di
carismatico. Semplicemente, testimonio che si può lavorare sulle cose:
beni comuni, acqua, le discriminazioni. Certo, questa vicenda mi carica
di responsabilità. Però, prima voglio vedere con chiarezza le cose.
Proprio sul manifesto, appena nata Alba avvertivo di fare
attenzione a mettere in piedi un soggettino pronto a sfasciarsi alla
prima occasione. Quale cultura politica possiamo mettere in campo?
A proposito di futuro, cosa vede nel futuro del Pd?
In questo momento temo un vero rischio per la democrazia. Il Pd sembra
inconsapevole del fatto che la sua frammentazione apre una grande
questione democratica, un vuoto. Se viene meno un soggetto forte della
sinistra e ci sarà un puzzle impazzito, avremo il confronto
Berlusconi-Grillo. Una specie di livello finale.
Lei ha scritto sulla democrazia elettronica come il populismo del
terzo millennio. Poi è diventato la bandiera dell’M5S, che professa la
democrazia elettronica.
La democrazia elettronica e la tecnopolitica ha vari modi di
manifestarsi. Ma certo che c’è una differenza fra chi ritiene che tutto
si risolve nella rete e chi ritiene che la rete ha un ruolo crescente.
Grillo ha operato in rete, ma quando è venuto il momnento elettorale ha
riempito le piazze. Basta pensare a No bavaglio, Se non ora quando:
qualcosa che prima era consentito soltanto alle grandi organizzazioni
strutturate, partiti sindacati e Chiesa. Le piazze erano state svuotate
dalla tv, la rete le ha ririempite. Oggi dobbiamo lavorare su questo.
Non siamo al duello finale fra democrazia di rete e democrazia
rappresentativa. Piuttosto, vedo un obbligo: nella Costituzione c’è un
filo sottile fra referendum e iniziativa popolare che dev’essere
rafforzato non come una via alternativa. Nel Trattato di Lisbona c’è
un’apertura importante in questo senso. I sindacati europei stanno
promuovendo un’iniziativa per chiedere alla Commissione di stabilire le
regole sulla non privatizzabilità del servizio pubblico. Sa quante firme
sono state raccolte finora? Un milione e 600mila in tutta Europa. È il
momento di lavorare su questo. Faccio un’aggiunta personale: Rodotà non è
stato inventato da Grillo. Il mio nome circola da mesi sulla rete.
Insieme ad altri: la rete ha selezionato tutte persone di sinistra, ci
metto con qualche fatica anche Emma Bonino, ma certamente anche Romano
Prodi. Questo punto dovrebbe farci riflettere. Ci sono delle oscurità?
Grillo e Casaleggio avranno fatto un complotto per tirare fuori solo
nomi di sinistra per mettere in difficoltà la sinistra? Il fantasma
della rete si aggira. E la politica sa fare solo tweet.
Che idea si è fatto si Grillo?
Posso dire le cose su cui sto riflettendo. La parlamentarizzazione del 5
stelle è ormai un dato di fatto. Quando l’altra sera Grillo ha parlato
di golpe, ed io poi ho dichiarato di rispettare la legalità parlamentare
e di essere contrario alle marce su Roma, alcuni del 5 stelle mi hanno
detto che questo ha aiutato a evitare una bagarre. Io non so quale sarà
il futuro del 5 stelle. Stanno in parlamento, vedremo come utilizzeranno
lo strumento parlamentare. Hanno insistito perché si cominciasse a
lavorare nelle istituzioni, non mi pare che siano andati in parlamento
con la dinamite. Come si fa a dire che il Movimento 5 stelle è
incostituzionale, quando anche su Repubblica con tanti abbiamo
riflettuto sull’incostituzionalità del berlusconismo?
A proposito, Scalfari le ha detto che bisogna fare la politica con cuore, e anche con il cervello.
Non è una bella maniera, in molti mi hanno spesso rimproverato di aver
messo sempre in campo troppi elementi di ragione. E però: la cultura
illuminista, cara a Scalfari, ha rilanciato tre valori. Libertà,
uguaglianza e fraternità. Perché la fraternità è stata la figlia minore
della triade rivoluzionaria?
Fonte: Il Manifesto
martedì 23 aprile 2013
‘Questi politici hanno perso la testa’, intervista a Stefano Rodotà
Etichette:
Grillo,
M5S,
Napolitano,
politica italiana,
Rodotà
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Il racconto truccato del conflitto previdenziale
di Matteo Bortolon da Il Manifesto Le pensioni sono sotto attacco. Non a singhiozzo, non in fasi circoscritte: sempre. Tale conclu...
-
di Domenico D'Amico Repetita iuvant , ho pensato di fronte al libro di Michel Floquet ( Triste America , Neri Pozza 2016, pagg. 2...
-
di Franco Cilli Hanno ucciso il mio paese. Quando percorro la riviera adriatica in macchina o col treno posso vedere chiarament...
Nessun commento:
Posta un commento