domenica 4 marzo 2012

L’egopatia di Aldo Busi e la denigrazione di Lucio Dalla

di Marco Alloni da Micromega

Aldo Busi è un autore che leggo e rileggo, non certo perché mi interessi la sua opera ma perché mi interessa la sua scrittura, fonte inesauribile di invenzioni che arricchiscono la possibilità del dicibile e aiutano la scrittura altrui, qualunque uso essa faccia dei suoi testi, a progredire. Sul piano dell'impegno civile Busi è però ingombrante quanto facilmente "contro". Nemmeno la parola più elaborata riesce a levargli quell'aria di prevedibile pasionario che sottende a ogni sua polemica.

L'aggressione alla salma di Dalla ne è una prova ulteriore: come chi voglia sottacere la grandezza lirica di D'Annunzio in nome del suo proto-fascismo o chi denigri il pensiero di Heidegger in virtù del suo filo-nazismo (presunto), così Busi degrada nello retrovie dell'ipocrisia sociale una figura che andrebbe viceversa presa nel suo insieme o nel suo insieme ignorata.

Tanto più che solo una egopatia portata agli estremi può giustificare, nei confronti di Dalla, una denigrazione che avrebbe ragion d'essere anche per l'autore di Seminario sulla gioventù, almeno se non vogliamo tacere le mille e una forme di autopromozione che lo stesso ha riservato alla propria persona e firma per guadagnare gli scranni dell'attenzione bovina del popolo bue. Leggi: per incrementare – su sua stessa confessione – le vendite dei propri libri.

Peccato, perché le santificazioni suonano sempre macabre, tolgono umanità ai laici e li consegnano a un'eternità che non vale un'oncia degli attimi fugaci che le loro opere – o canzoni – ci hanno consegnato. Ma peccato, soprattutto, perché Busi potrebbe essere, sempre, più convincente se cessasse di esserlo, sempre (e solo) a danno altrui. Soprassediamo poi sulle vittime della Uno Bianca, che nessun osservatore potrebbe immaginare non suscitare l'appassionata e bovina approvazione del popolo bue.

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