sabato 31 marzo 2012

Benecomunismo o muerte

Dopo anni e anni di riflessione, attendismo, devozione missionaria alla causa della redenzione dei partiti (grossa stupidaggine che parte dall’assunto arbitrario del legame inscindibile fra democrazia e partiti), gli intellettuali italiani, o perlomeno una parte di essi ha capito che occorre un nuovo soggetto politico, qualcuno lo ha denominato quarto polo, un’aggregazione che dovrebbe servire a sottrarre ai partiti il monopolio della politica. Alleluia! Un fesso come me ci era arrivato da tempo, con una semplice epoquè che mette fra parentesi visioni palingenetiche, forme partito vetuste e inadeguate, storicismi vari, teologie del soggetto come chiave della realizzazione di un disegno della storia ecc. Certo uno deve mettere da parte il purismo dei lottatori di classe e considerare il comunismo non più alla stregua di un nuovo e definitivo avvento, ma bensì come aspirazione all’eguaglianza e tendenza al superamento della mercificazione e cosificazione dell’essere umano. Da questa premessa, onde evitare una patologica coazione a ripetere e un’ involuzione autoritaria delle istituzioni, si evince hic et nunc, la necessità di una mediazione politico-sociale fra le diverse componenti del corpo sociale, e la strada obbligata mi sembra quella di un patto con la buona borghesia. Ginsborg e soci, sono in fondo dei borghesi illuminati che propongono un patto accettabile fra, mi si scusi l’anacronismo, capitale e lavoro: miglioramento del welfare, politica dei beni comuni, reddito garantito per tutti, diritti per il lavoro, un potere d’acquisto maggiore per le classi meno abbienti, equità fiscale, più diritti per tutti e forse un onere del lavoro meno pesante. In definitiva ci si ripropone di mettere il bene comune al centro dell'agire politico. Che si vuole di più per uscire da un impasse secolare, che vede susseguirsi ai vari  governi predatori di ogni specie, con gli effetti che sono sotto gli occhi di chiunque voglia vedere: sfruttamento del lavoro, aggressione al territorio, mafia, clientelismo, malaffare, compressione dei diritti.

Il problema del superamento del capitalismo si pone a mio avviso  non più come impellenza dell’azione destabilizzante di un soggetto storico e di nuove  sintesi, ma come percorso graduale e non traumatico di costruzione di nuovi mondi che sottraggono spazi ed energie a quello vecchio, dove l’azione costruttiva dei movimenti si coniuga con l’acuirsi delle contraddizioni del capitalismo stesso, quale prologo di una sua definitiva caduta.

Come dice Ginsborg non c’è molto tempo a disposizione, la storia ci insegna che  da crisi così profonde come quella che stiamo attraversando, si esce sempre a destra e con la guerra.

Che si faccia questo quarto polo con il massimo dell’unità possibile, movimenti, liste civiche e quant’altro e che si faccia presto, siamo stufi di vedere i volti di ladri e incappucciati che scorrazzano nelle TV e nei palazzi del potere.

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