domenica 3 giugno 2012

Destra alla destra, sinistra alla sinistra.


L'appello alle primarie di Flores D'Arcais e di altri intellettuali, mi pare ingenuo e velleitario. L'intento sarà senz'altro dei migliori, ma credere che in questo modo si possa mettere all'angolo il Pd e indurlo ad un'inversione di rotta è pura illusione.
Gli scenari ipotizzabili di questa strategia sarebbero sostanzialmente due: il primo vede una coalizione con il Pd dentro e il compromesso su una linea di stampo hollandiano, apparentemente antitetica a quella tedesca, che non può che essere la ripetizione all'infinito del mantra della crescita, della richiesta degli eurobond, di una politica meno recessiva e bla, bla, bla. In pratica poco più di niente rispetto a quello che ci stanno propinando i tecnici montiani. Certo ci sarebbe magari qualche blanda concessione sulla legalità (non troppo per non spaventare D'Alema e Penati) e sui diritti (senza esagerare però), sempre bilanciata dal buonsenso dei vari Letta, Fioroni e dalle varie anime cattoliche del Pd, che guai a offenderle, a cui poi per sovramercato bisognerà pagare il dazio su una politica che tenga ben dritto il timone su una politica improntata al pareggio di bilancio e ai “conti in ordine”. Insomma una scoreggia in un mare in tempesta. Il secondo scenario vede un Pd costretto in una coalizione improntata ad una linea più marcatamente antiliberista: messa in discussione del patto di stabilità e delle politiche di austerità, creazione di una vera banca europea, revoca del fiscal compact, richiesta inequivoca di diritti irrinunciabili, come il matrimonio gay e l'eutanasia, lotta senza quartiere alla corruzione ecc ecc. Tutto ciò indurrebbe un'implosione all'interno del Pd, tirato per la giacca dai vari think thank liberisti, ai quali svariati esponenti del Pd si pregiano di appartenere e lo scisma della cosiddetta componente “liberale” e “moderata” di questo partito, che andrebbe ad ingrossare le fila delle varie formazioni politiche e liste civiche rappresentate da gente come Montezemolo, Marcegaglia e compari. Il tutto ovviamente con grosse ripercussioni sulla governabilità, creando forte instabilità politica e un'enorme spazio per spinte populiste e per la destra peggiore.
La mia modestissima visione, che mi vanto di condividere con una decina di milioni di italiani almeno, vede uno scenario affatto diverso. Un destra rappresentata da Pd, che di fatto col voto al governo Monti si qualifica come tale, insieme ad altre componenti industriali e casiniane, in grado di attrarre tutta la destra sociale italiana, compresa quella berlusconiana e leghista, contrapposta a una “sinistra” rappresentata da movimenti, liste civiche, partiti, in grado di attrarre invece milioni di potenziali elettori potenzialmente astensionisti o grilliani, sulla base di un messaggio chiaro e di un programma politico senza ambiguità e sbavature. Questo scenario avrebbe il pregio di prefigurare una polarizzazione fra due schieramenti principali, con una minoranza di berlusconiani, fascisti e consimili ridotti al ruolo di comparse, la cui sottrazione al computo delle percentuali di voto renderebbe ancora più probabile una vittoria della sinistra. 
Certo le possibilità di perdere sono molte, ma perderemmo con onore e con la possibilità di una rivincita su basi più solide e con l'affermazione definitiva di un'idea di stato sociale e di bene comune difficile da ignorare.
Nel caso invocato da Flores a mio avviso avremmo già perso in partenza.

1 commento:

  1. Dimenticavo il retroscena, cioè la tattica di buttare la palla in campo Pd in modo tale da addebitare a lui una eventuale rinuncia a entrare in una coalizione di "sinistra". Mi pare una cosa puerile, ma capisco...

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