L'appello alle primarie di Flores
D'Arcais e di altri intellettuali, mi pare ingenuo e velleitario.
L'intento sarà senz'altro dei migliori, ma credere che in questo
modo si possa mettere all'angolo il Pd e indurlo ad un'inversione di
rotta è pura illusione.
Gli scenari ipotizzabili di questa
strategia sarebbero sostanzialmente due: il primo vede una coalizione con il Pd dentro e il compromesso su una linea di stampo hollandiano,
apparentemente antitetica a quella tedesca, che non può che essere
la ripetizione all'infinito del mantra della crescita, della
richiesta degli eurobond, di una politica meno recessiva e bla, bla,
bla. In pratica poco più di niente rispetto a quello che ci stanno
propinando i tecnici montiani. Certo ci sarebbe magari qualche blanda
concessione sulla legalità (non troppo per non spaventare D'Alema e
Penati) e sui diritti (senza esagerare però), sempre bilanciata dal
buonsenso dei vari Letta, Fioroni e dalle varie anime cattoliche del
Pd, che guai a offenderle, a cui poi per sovramercato bisognerà
pagare il dazio su una politica che tenga ben dritto il timone su una
politica improntata al pareggio di bilancio e ai “conti in ordine”.
Insomma una scoreggia in un mare in tempesta. Il secondo scenario
vede un Pd costretto in una coalizione improntata ad una linea più marcatamente antiliberista: messa
in discussione del patto di stabilità e delle politiche di
austerità, creazione di una vera banca europea, revoca del fiscal
compact, richiesta inequivoca di diritti irrinunciabili, come il
matrimonio gay e l'eutanasia, lotta senza quartiere alla corruzione
ecc ecc. Tutto ciò indurrebbe un'implosione all'interno del Pd,
tirato per la giacca dai vari think thank liberisti, ai quali
svariati esponenti del Pd si pregiano di appartenere e lo scisma
della cosiddetta componente “liberale” e “moderata” di questo partito, che
andrebbe ad ingrossare le fila delle varie formazioni politiche e
liste civiche rappresentate da gente come Montezemolo, Marcegaglia e
compari. Il tutto ovviamente con grosse ripercussioni sulla
governabilità, creando forte instabilità politica e un'enorme
spazio per spinte populiste e per la destra peggiore.
La mia modestissima visione, che mi
vanto di condividere con una decina di milioni di italiani almeno,
vede uno scenario affatto diverso. Un destra rappresentata da Pd, che
di fatto col voto al governo Monti si qualifica come tale, insieme ad
altre componenti industriali e casiniane, in grado di attrarre tutta
la destra sociale italiana, compresa quella berlusconiana e leghista,
contrapposta a una “sinistra” rappresentata da movimenti, liste
civiche, partiti, in grado di attrarre invece milioni di potenziali
elettori potenzialmente astensionisti o grilliani, sulla base di un
messaggio chiaro e di un programma politico senza ambiguità e
sbavature. Questo scenario avrebbe il pregio di prefigurare una
polarizzazione fra due schieramenti principali, con una minoranza di
berlusconiani, fascisti e consimili ridotti al ruolo di comparse, la
cui sottrazione al computo delle percentuali di voto renderebbe
ancora più probabile una vittoria della sinistra.
Certo le
possibilità di perdere sono molte, ma perderemmo con onore e con la
possibilità di una rivincita su basi più solide e con
l'affermazione definitiva di un'idea di stato sociale e di bene
comune difficile da ignorare.
Nel caso invocato da Flores a mio
avviso avremmo già perso in partenza.
Dimenticavo il retroscena, cioè la tattica di buttare la palla in campo Pd in modo tale da addebitare a lui una eventuale rinuncia a entrare in una coalizione di "sinistra". Mi pare una cosa puerile, ma capisco...
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