venerdì 22 giugno 2012

Berlusconi, Barnard e la pagnotta


Leggo sul Manifesto che i civici discuterebbero col Pd, il quale per l'appunto si dice aperto ai movimenti  civici, per contrastare il “populismo” (leggasi Grillo). E di cosa dovrebbero discutere ad esempio quelli di Alba col Pd? Di suicidio assistito? (quello del Pd ovviamente). Quante volta bisogna dirlo, questa gente ha fatto al sua scelta di campo, chiara e tonda. Hanno votato leggi infami, ma soprattutto hanno accettato l'idea che siccome la pagnotta non basta per tutti, qualcuno dovrà pur sacrificarsi. E chi se non i poveracci? Lo vuole l'Europa. Bella parabola davvero, dalla lotta di classe, fino al liberismo più becero. Mi viene da dire: bastoniamo il cane che affoga, se non fosse che è un'immagine che evoca sentimenti di pena estrema per i cani. Niente accordi con questa gente, sono peggio di Berlusconi, altrimenti io e qualche milioni di altre brave persone, che mi illudo di rappresentare a loro insaputa, prenderemo altre strade, a costo di votare Grillo. Siete avvisati.
A proposito di Berlusconi, non sottovaluterei il fiuto di quest'uomo, che sarà anche un governante incapace e un signorotto molle e corrotto, ma ha una visione molto più nitida del futuro dei vari Bersani e Vendola. Ha capito benissimo che l'Europa si è ficcata in un cul de sac e che la Merkel la sta conducendo al disastro. Per il momento tutti lo prendono in giro, forti della sua aura generatrice di topoi della mitologia italica. Berlusconi è ormai sinonimo di berlusconata e viceversa, quindi sciocchezza allo stato puro, da trattare alla stregua di una battuta malriuscita del bagaglino. Quando però il disastro diverrà attuale, in ragione perdipiù di ciò che ormai tutti ammettono, e cioè che il nocciolo della questione sta nella perdita o se volete nella mancanza di una moneta sovrana, allora Berlusconi potrà di avere avuto sempre ragione e sarà difficile smentirlo. Vi ricordate quando poco prima che Berlusconi cadesse, Barnard fu involontariamente arruolato nelle fila berlusconiane perché lo invocò a resistere ai corifei dell'austerità e del pareggio di bilancio. “Presidente resista !”, urlò Barnard con la sua solita veemenza, e non si trattava una semplice provocazione, era per il giornalista eretico l'affermazione di una gerarchia di valori, dove il resistere alla truffa dell'euro e alla diabolica macchinazione delle oligarchie dei rentiers, era molto più importante dei peccatucci e dei vizi privati di un dittatorello da stato bananiero. Credo che Barnard sia un esaltato, ma una cosa me l'ha fatta comprendere in modo chiaro: se lo stato non spende il popolo cade in miseria, e pochi bastardi si arricchiscono a dismisura. Credetemi la visione della pagnotta evoca visioni di miseria nera e di cupa rassegnazione. Una sola pagnotta di pane da dividere fra milioni di bocche è l'immagine più sconsolante che possa esistere, ed è su questo che contano i nostri governanti. Se riescono a convincerci che la loro idea dell'economia come amministrazione della pagnotta è giusta, siamo spacciati perché cadremo tutti in una depressione profonda e saremo tutti ricattabili. Niente futuro, niente speranza. Questo almeno Berlusconi lo ha capito e si appresta a vendere al popolo il sogno del paese dei balocchi, ben sapendo che la sua sarà un'ennesima fregatura, ma sempre meglio la speranza raccattata da un piazzista di mercato che la miseria certa di una smarra di teste di cazzo seriose bocconiane.

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