mercoledì 13 giugno 2012

Benvenuti in Louisiana, la più grande prigione del mondo


di Cindy Chang (da The Times-Picayune)
traduzione per Doppiocieco di Domenico D'Amico

penal industry by Eric Drooker
Disegno di Eric Drooker

La Louisiana è la capitale mondiale delle carceri. Questo stato, in percentuale, mette dietro le sbarre un numero di suoi cittadini superiore a quello di qualunque altra parte degli USA. Essere primi tra gli americani significa essere i primi nel mondo. Il tasso di incarcerazione della Louisiana è tre volte quello dell'Iran, sette volte quello della Cina e dieci volte quello della Germania.
Il meccanismo occulto che sta dietro questa macchina detentiva ben oliata è uno solo: il denaro. La maggioranza dei detenuti della Louisiana sono raccolti in istituzioni che hanno come scopo il profitto, che deve essere garantito da un flusso costante di esseri umani, pena il fallimento di un industria da 182 milioni di dollari.
Una parte del mercato è controllata da compagnie di origine locale. Ma quello che è unico, in Louisiana, è che molti degli imprenditori carcerari sono sceriffi rurali. In remote località di campagna come Madison, Avoyelles, East Carroll e Concordia, essi posseggono un enorme potere. Una buona parte delle forze di polizia della Louisiana viene finanziata scremando legalmente i profitti dell'industria carceraria.
Se il numero di detenuti scende, gli sceriffi perdono finanziamenti. E qualche loro elettore perde il lavoro. La lobby delle carceri si assicura che questo non possa accadere, ostacolando in pratica qualsiasi riforma che possa avere come risultato meno gente dietro le sbarre.
E intanto il mantenimento dei detenuti è ridotto all'osso, con pochi programmi che offrano loro una migliore possibilità di diventare cittadini produttivi. Ciascun detenuto vale 24,39 dollari al giorno di finanziamento statale, e gli sceriffi se li scambiano come cavalli, consegnando il sovrappiù ai colleghi che si ritrovano qualche posto vacante. Un sistema carcerario che affitta i prigionieri come gli schiavi delle piantagioni dell'800 funziona ormai a pieno regime, ed è un sistema basato sul profitto.
Negli ultimi vent'anni la popolazione carceraria della Louisiana è raddoppiata, gravando sui contribuenti per miliardi, e intanto New Orleans continua a detenere il record nazionale degli omicidi.
In Louisiana un adulto su 86 è in galera, quasi il doppio della media nazionale. Tra i maschi neri di New Orleans, uno su 14 è dietro le sbarre; uno su 7 è in prigione, in libertà condizionale o vigilata. I livelli di criminalità in Louisiana sono relativamente alti, ma questo non spiega nemmeno lontanamente perché questo stato, anno dopo anno, risulti quello che sbatte in cella il numero maggiore di suoi cittadini.
In Louisiana un ladro d'auto alla seconda condanna può prendere 24 anni senza diritto alla libertà condizionale. Tre condanne per droga possono essere sufficienti a una condanna a vita nel Penitenziario di Stato di Angola.
La maggior parte degli stati permette al giudice di decidere se infliggere il massimo della pena o se un imputato meritevole di clemenza debba avere la possibilità di una futura scarcerazione. In Louisiana, gli omicidi ricevono automaticamente l'ergastolo senza possibilità di condizionale, se il verdetto di colpevolezza è appoggiato da almeno 10 giurati su 12.
La potenza di lobby degli sceriffi, rinforzata da un elettorato forcaiolo, mantengono sul loro binario queste dure pratiche giudiziarie.”Qualcosa bisognava fare – bisognava proprio farlo – rispetto alle pene lunghe,” dice il direttore di Angola, Burl Cain. “C'è gente che puoi lasciar andare e che non faranno altro male e che possono essere cittadini produttivi, e conosciamo gente che invece no.”
Ogni dollaro speso nelle prigioni è un dollaro non speso in scuole, strade e ospedali. Altri stati stanno strategicamente riducendo la loro popolazione carceraria – utilizzando tattiche che gli esperti chiamano “smart on crime” [1]. In paragone con la media nazionale, la Louisiana ha una minore percentuale di detenuti per crimini violenti e una percentuale molto più alta di detenuti per crimini di droga – forse è un segnale che con qualche criminale non violento si potrebbe agire diversamente.
È davvero necessario che tutti i 40.000 detenuti della Louisiana, nell'interesse della giusta punizione e della pubblica sicurezza, restino in carcere? Secondo il Governatore Bobby Jindal, un Repubblicano conservatore con ambizioni presidenziali, la risposta è no. Nonostante si mettano in galera più persone e più a lungo di qualsiasi altro stato, la Louisiana ha uno dei tassi più alti sia di crimini violenti sia di quelli contro la proprietà. Eppure lo stato non mostra segni di volersi disintossicare dalla sua dipendenza dalle prigioni.
Ci sono persone che sono troppo interessate a mantenere il sistema così com'è oggi – non solo gli sceriffi, ma i giudici, i procuratori, e altri che hanno rapporti con esso,” ha detto Burk Foster, ex docente alla University of Louisiana-Lafayette ed esperto del sistema carcerario della Louisiana. “Non vogliono che il sistema si riduca e che si riduca il numero di persone sotto custodia, perfino se il tasso di criminalità diminuisce, perché quei gentiluomini [2] sono tutti ammanicati tra loro nella cricca delle carceri, che li beneficia finanziariamente e politicamente.”


Mantenere il tutto completo

Nei primi anni 90, quando il tasso di incarcerazione era la metà di quello odierno, la Louisiana si trovò a un bivio. Davanti all'ordine di una corte federale che ingiungeva di ridurre il sovraffollamento carcerario, lo stato aveva due scelte: mettere dentro meno gente o costruire più prigioni.
Si decise per la seconda soluzione, non con nuove prigioni di stato – per quelle non c'erano i soldi – ma incoraggiando gli sceriffi a sostenere le spese di costruzione in cambio dei profitti futuri. Gli incentivi finanziari erano così invitanti, e i posti di lavoro nel campo così ricercati, che nelle campagne della Louisiana le nuove carceri cominciarono a spuntare come funghi.
La popolazione carceraria, a livello nazionale, stava rapidamente aumentando. In Louisiana ancora di più. Non c'era nessun bisogno di tenere questa crescita sotto controllo mantenendo le sentenze in linea con quelle di altri stati o inserendo i criminali minorenni in programmi alternativi. I posti letto creati dagli sceriffi erano pronti e in attesa. Il sovraffollamento divenne un problema del passato, anche se il numero dei detenuti si moltiplicava velocemente.
Se gli sceriffi non avessero costruito questi spazi in più, dovremmo andare dallo stato a chiedere più soldi, oppure dovremmo ridurre il peso delle sentenze, rendendo più facile la libertà condizionale o la commutazione di pena – per liberarci di gente che non dovrebbe stare in galera,” ha detto Richard Crane, ex consigliere generale per il Dipartimento Correzionale della Louisiana.
Oggi i direttori fanno ogni giorno giri di telefonate alle altre prigioni degli sceriffi, in cerca di detenuti per coprire i propri posti-cella. Le aree urbane come New Orleans e Baton Rouge hanno criminali condannati in eccesso, mentre le prigioni delle contee più fuori mano per sopravvivere devono importarli.
Più celle libere ci sono, più si rischia che i conti vadano in rosso. Con le prigioni al completo e con un occhio parsimonioso alle spese, uno sceriffo può dirottare i profitti verso le funzioni di ordine pubblico, fornendo ai suoi vice nuove auto, armi e computer. I detenuti trascorrono mesi o anni in dormitori da 80 posti, con nulla da fare e poche opportunità di rieducazione, per poi essere restituiti alla società con 10 dollari e un biglietto dell'autobus.
Fred Schoonover, vice direttore del Tensas Parish Detention Center nel nordest della Louisiana (522 posti) afferma di non considerare i detenuti “una merce”. Ma ammette che il modello di business delle prigioni si regge sul numero degli internati. Come altri direttori in questa zona dello stato, si da' da fare per mantenere la sua quota di esseri umani. Il suo capo Rickey Jones, lo sceriffo della contea di Tensas, si affida a lui per mantenere alto quel numero.
È dura. Sto al telefono un bel po', chiamando in tutto lo stato, cercando di scovarne qualcuno,” dice Schoonover.
Alcuni sceriffi, e perfino alcune città minori, concedono i loro diritti di gestione delle prigioni direttamente a società private. In Louisiana, La LaSalle Corrections, con sede a Ruston, contribuisce alla gestione di un detenuto su sette. La LCS Corrections Services, un'altra società locale, gestisce tre prigioni ed è uno dei finanziatori elettorali più generosi, anche nei confronti degli sceriffi di città che riforniscono di detenuti le carceri di campagna.


Detenzione a prezzi stracciati

Se si chiede a chiunque sia stato un po' dietro le sbarre in Louisiana se lui o lei preferisca stare in una prigione di stato o in una di quelle locali gestite dagli sceriffi, la risposta sarà sempre la stessa: meglio la prigione di stato.
In genere i detenuti delle prigioni locali scontano pene dai dieci anni in giù, per crimini non violenti come possesso di droga, furto con scasso o assegni a vuoto. Le prigioni di stato sono riservate al peggio del peggio.
Eppure sono proprio assassini, stupratori e altri condannati a lunghe pene che imparano mestieri come quello del saldatore, del meccanico, dell'idraulico e del riparatore di condizionatori. È il Bible College del carcere di Angola che offre l'unica possibilità che ha un detenuto in Louisiana di frequentare corsi universitari.
Sono opportunità che quel 53% di detenuti che è rinchiuso nelle carceri locali non ha. Per crudele ironia, coloro che potrebbero beneficiarne maggiormente non possono migliorare la loro condizione, mentre uomini che moriranno in prigione mostrano orgogliosi i loro diplomi.
La Louisiana si è specializzata nell'incarcerazione a basso costo, stanziando (per detenuto) molto meno che qualsiasi altro stato. 24,39 dollari al giorno sono molte volte meno di quanto Angola e altre prigioni statali spendono – e questo anche prima che gli sceriffi si prendano la loro parte. Tutto quello che i direttori locali possono offrire sono corsi per conseguire un GED [3], o al limite qualche gruppo di supporto (gestito dai detenuti) del genere Alcolisti Anonimi. Le loro strutture sono anguste e soffocanti, paragonate ai vasti spazi delle prigioni di stato, dove i detenuti possono camminare all'aria aperta e tenersi occupati con studio e lavoro.
Trovare lavoro con la fedina sporca è difficile. Entro cinque anni circa metà degli ex detenuti finisce di nuovo dietro le sbarre.
Gregory Barber ha toccato con mano la differenza tra le prigioni di stato e quelle locali. Ha cominciato con una condanna a quattro anni per furto con scasso, nello statale Phelps Correctional Center – un colpo di fortuna, per uno che deve scontare una pena relativamente breve per un crimine non violento, e che sarebbe potuto finire facilmente tra le mani di uno sceriffo.
Con soli sei mesi di pena residua, questo nativo di New Orleans è stato trasferito al Richmond Correctional Center, una prigione gestita dalla LaSalle Corrections, vicino a Monroe. Barber aveva sperato di concludere la sua condanna in un programma di lavoro esterno alla prigione, il che avrebbe aumentato le sue possibilità di trovarsi un buon lavoro. Ma il trasferimento in extremis lo ha escluso dal programma. Al Phelps stava imparando a saldare. Ora ammazza il tempo nella sua branda, non avendo null'altro da fare. L'unica pausa nella monotonia è qualche incontro occasionale per tossicodipendenti da riabilitare.
Nelle prigioni di stato si va in cortile ogni giorno, si va al lavoro,” dice Barber, che ha 50 anni. “Qui te ne stai sdraiato, o vai a quegli incontri. Il tempo passa un po' più lento.”


Una spirale discendente

La Louisiana ha il record di detenuti, ma è costantemente in gara col Mississippi – lo stato secondo in classifica quanto a carcerati – per le scuole peggiori, la maggiore povertà, la più alta mortalità infantile. In Louisiana un detenuto su tre possiede capacità di lettura a livello di quinta elementare. La stragrande maggioranza non ha finito il liceo. La soluzione facile di rubare o spacciare è perfino troppo invitante quando l'alternativa è un lavoro malpagato e senza sbocchi.
Maggiori spese utilizzate per rinchiudere un numero sempre crescente di galeotti significano meno soldi per le istituzioni che potrebbero aiutare a tenere i giovani fuori dai guai: è un circolo vizioso. La Louisiana spende ogni anno 663 milioni di dollari per nutrire, alloggiare e curare 40.000 detenuti. Quasi un terzo di quel denaro – 182 milioni – va alle prigioni-industria. Siano gestite dagli sceriffi o da imprese private.
Chiaramente, più la Louisiana investe nella carcerazione su larga scala, meno denaro rimane per il resto, dalle scuole materne ai programmi comunitari che potrebbero contribuire a ridurre la popolazione carceraria,” dice Marc Mauer, direttore esecutivo di The Sentencing Project, un gruppo per la riforma della giustizia penale. “Si arriva quasi a rendere istituzionale l'alto tasso di carcerazione, rendendo ancora più difficile una via d'uscita da questa situazione.”
L'epidemia carceraria della Louisiana ha effetti sproporzionati sui quartieri già devastati da crimine e povertà. In certe zone di New Orleans un passaggio in galera è per i giovani maschi un vero e proprio rito di passaggio.
I maschi neri di New Orleans che stanno scontando una pena in una prigione di stato sono circa 5000, mentre i bianchi sono 400. Dato che la polizia concentra le sue risorse sulle zone ad alto tasso di criminalità, qui l'autore di un crimine minore ha maggiori probabilità di essere fermato e perquisito o preso in una retata per droga rispetto, tanto per dire, a uno studente universitario delle zone residenziali che arrotonda con un po' di spaccio di marijuana.
Con così tante persone compromesse da carcere e violenza, i quartieri in via di degrado imboccano una spirale discendente. Con il crescere del tasso di carcerazione, sempre più bambini crescono con padri, fratelli, nonni e zii in prigione, trovandosi a rischiare di entrare anch'essi in quel circolo vizioso.


Non c'è compassione”

Angola ospita dozzine di uomini anziani che non riescono nemmeno a scendere dal letto, figurarsi commettere un delitto. Chi abbia commesso un crimine in gioventù e sia diventato, dopo decenni di prigione, una persona diversa, ha ben poche, se non nessuna, possibilità di ottenere la libertà.
La Louisiana ha la percentuale più alta di condannati all'ergastolo senza possibilità di libertà condizionale di qualsiasi altro stato. Il suo sistema penale è estremamente duro sia coi piccoli criminali sia con quelli violenti. In più di quattro anni di mandato Jindal ha graziato un solo detenuto.
In Louisiana non c'è compassione. Per me ognuno dovrebbe avere una seconda possibilità,” dice Preston Russell, un nativo del Lower 9th Ward [4] condannato all'ergastolo senza possibilità di condizionale per una serie di furti e un reato di droga. “Vedo tutta questa gente che ha studiato, ha studiato tanto, ed è stata qui venti, trent'anni. Non crede che sia abbastanza per lasciarli andare, e dargli un'altra possibilità di vivere?”
Un detenuto ad Angola costa allo stato una media di 23.000 dollari l'anno. Un giovane ergastolano, se raggiunge il limite dell'aspettativa di vita della Louisiana (72 anni), costerà alla fine ai contribuenti più di un milione.
Russell, 49 anni, è in buona salute. Ma con l'avanzare dell'età curare gli acciacchi legati alla vecchiaia comporterà dei costi. Lo stato spende circa 24 milioni di dollari l'anno per curare tra i 300 e i 400 detenuti malati.
Da 13 anni ad Angola, Russell scoppia in lacrime raccontando come si sia ribellato contro la nonna che lo aveva cresciuto, andando via di casa non appena ne fu in grado. Cominciò a fumare erba, l'erba lasciò il posto al crack, e poi cominciò a spacciare e a scassinare negozi tra un lavoro e l'altro nell'edilizia o al porto.
Al suo ultimo furto, il procuratore della contea di Orleans lo etichettò come delinquente abituale [5] è chiese il massimo della pena – la stessa sentenza riservata agli assassini. Nel compiere il reato finale che gli costò l'ergastolo, Russell aveva scassinato Fat Harry's, un bar della zona residenziale, rubando 4000 dollari dai video poker.


Volontà politica

Le magre vacche fiscali hanno spinto parecchi stati a ridurre la loro popolazione carceraria. Nel Texas del “tutti dentro” ci sono nuove leggi che dirottano i condannati per reati minori verso trattamenti di disintossicazione e altre alternative al carcere.
In Louisiana anche le più piccole iniziative incontrano resistenza. Jindal, che ha avuto l'appoggio elettorale della lobby degli sceriffi, dice che ci sono troppe persone dietro le sbarre. Eppure, questo stesso anno, ha annacquato un pacchetto di riforme faticosamente elaborato da una Sentencing Commission da lui stesso riunita. La commissione comprendeva sceriffi e procuratori distrettuali, per cui le sue proposte erano già di per sé tutt'altro che audaci.
Le iniziative come quelle del Texas, che si rivolgono a una categoria di criminali non violenti, riscuotono approvazione, ma potrebbero non essere sufficienti. Per incidere seriamente sul numero di detenuti, devono essere ridotte anche le sentenze per i crimini violenti, bisogna investire più denaro nelle comunità dei quartieri degradati: questa è l'opinione di David Cole, professore alla Georgetown Law School. Un cambiamento di tale portata – che non è stato tentato in nessuno stato, tanto meno in Louisiana – è una questione di pura volontà politica
La qual cosa, in Louisiana, sembrerebbe inesistente. Mettere dentro più gente possibile, il più a lungo possibile, ha arricchito pochi e ha impoverito tutti gli altri. La pubblica sicurezza viene dopo il profitto.
Non si può risolvere la situazione continuando a costruire prigioni. È semplice, non si può affrontare così il crimine,” dice Jimmy LeBlancv, Secretary of Corrections, che appoggia la riduzione del tasso di carcerazione e l'utilizzo di maggiori risorse per la riabilitazione dei detenuti. “Non funziona così e basta. Non possiamo permettercelo. Nessuno può.”


Note del traduttore

[1] “Smart on crime” (intelligenti col crimine), contrapposta alla politica del “tough on crime” (duri col crimine – parola d'ordine demagogica di molta politica, non solo statunitense), che più su ho tradotto con “forcaiolo”.
[2] “Good old boys” è usato qui nel senso negativo di consorteria di uomini che si conoscono da lungo tempo e si scambiano favori non necessariamente leciti.
[3] General Educational Development (tests): sono esami che consentono a chi non ha potuto frequentare la scuola media superiore di ottenere un diploma. [Wikipedia]
[4] Quartiere di New Orleans abitato quasi totalmente da neri. Il canale navigabile che congiunge il Mississippi al lago di Portchartrain era garanzia di lavoro per molti degli abitanti, fino all'avvento dei container. Il Lower 9th Ward è stato il quartiere più colpito dall'uragano Katrina del 2005. Nonostante gli sforzi di volontari, residenti e imprenditori locali, a tutt'oggi il quartiere è in condizioni deprecabili. [Wikipedia]
[5] L'autrice usa l'espressione “multiple offender”, ma il termine tecnico è “habitual offender”.

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