di
Cindy Chang (da The
Times-Picayune)
traduzione per Doppiocieco di Domenico D'Amico
Disegno di Eric Drooker |
La
Louisiana è la capitale mondiale delle carceri. Questo stato, in
percentuale, mette dietro le sbarre un numero di suoi cittadini
superiore a quello di qualunque altra parte degli USA. Essere primi
tra gli americani significa essere i primi nel mondo. Il tasso di
incarcerazione della Louisiana è tre volte quello dell'Iran, sette
volte quello della Cina e dieci volte quello della Germania.
Il
meccanismo occulto che sta dietro questa macchina detentiva ben
oliata è uno solo: il denaro. La maggioranza dei detenuti della
Louisiana sono raccolti in istituzioni che hanno come scopo il
profitto, che deve essere garantito da un flusso costante di esseri
umani, pena il fallimento di un industria da 182 milioni di dollari.
Una
parte del mercato è controllata da compagnie di origine locale. Ma
quello che è unico, in Louisiana, è che molti degli imprenditori
carcerari sono sceriffi rurali. In remote località di campagna come
Madison, Avoyelles, East Carroll e Concordia, essi posseggono un
enorme potere. Una buona parte delle forze di polizia della Louisiana
viene finanziata scremando legalmente i profitti dell'industria
carceraria.
E
intanto il mantenimento dei detenuti è ridotto all'osso, con pochi
programmi che offrano loro una migliore possibilità di diventare
cittadini produttivi. Ciascun detenuto vale 24,39 dollari al giorno
di finanziamento statale, e gli sceriffi se li scambiano come
cavalli, consegnando il sovrappiù ai colleghi che si ritrovano
qualche posto vacante. Un sistema carcerario che affitta i
prigionieri come gli schiavi delle piantagioni dell'800 funziona
ormai a pieno regime, ed è un sistema basato sul profitto.
Negli
ultimi vent'anni la popolazione carceraria della Louisiana è
raddoppiata, gravando sui contribuenti per miliardi, e intanto New
Orleans continua a detenere il record nazionale degli omicidi.
In
Louisiana un adulto su 86 è in galera, quasi il doppio della media
nazionale. Tra i maschi neri di New Orleans, uno su 14 è dietro le
sbarre; uno su 7 è in prigione, in libertà condizionale o vigilata.
I livelli di criminalità in Louisiana sono relativamente alti, ma
questo non spiega nemmeno lontanamente perché questo stato, anno
dopo anno, risulti quello che sbatte in cella il numero maggiore di
suoi cittadini.
In
Louisiana un ladro d'auto alla seconda condanna può prendere 24 anni
senza diritto alla libertà condizionale. Tre condanne per droga
possono essere sufficienti a una condanna a vita nel Penitenziario di
Stato di Angola.
La
maggior parte degli stati permette al giudice di decidere se
infliggere il massimo della pena o se un imputato meritevole di
clemenza debba avere la possibilità di una futura scarcerazione. In
Louisiana, gli omicidi ricevono automaticamente l'ergastolo senza
possibilità di condizionale, se il verdetto di colpevolezza è
appoggiato da almeno 10 giurati su 12.
La
potenza di lobby degli sceriffi, rinforzata da un elettorato
forcaiolo, mantengono sul loro binario queste dure pratiche
giudiziarie.”Qualcosa bisognava fare – bisognava proprio farlo –
rispetto alle pene lunghe,” dice il direttore di Angola, Burl Cain.
“C'è gente che puoi lasciar andare e che non faranno altro male e
che possono essere cittadini produttivi, e conosciamo gente che
invece no.”
Ogni
dollaro speso nelle prigioni è un dollaro non speso in scuole,
strade e ospedali. Altri stati stanno strategicamente riducendo la
loro popolazione carceraria – utilizzando tattiche che gli esperti
chiamano “smart on crime” [1]. In paragone con la media
nazionale, la Louisiana ha una minore percentuale di detenuti per
crimini violenti e una percentuale molto più alta di detenuti per
crimini di droga – forse è un segnale che con qualche criminale
non violento si potrebbe agire diversamente.
È
davvero necessario che tutti i 40.000 detenuti della Louisiana,
nell'interesse della giusta punizione e della pubblica sicurezza,
restino in carcere? Secondo il Governatore Bobby Jindal, un
Repubblicano conservatore con ambizioni presidenziali, la risposta è
no. Nonostante si mettano in galera più persone e più a lungo di
qualsiasi altro stato, la Louisiana ha uno dei tassi più alti sia di
crimini violenti sia di quelli contro la proprietà. Eppure lo stato
non mostra segni di volersi disintossicare dalla sua dipendenza dalle
prigioni.
“Ci
sono persone che sono troppo interessate a mantenere il sistema così
com'è oggi – non solo gli sceriffi, ma i giudici, i procuratori, e
altri che hanno rapporti con esso,” ha detto Burk Foster, ex
docente alla University of Louisiana-Lafayette ed esperto del sistema
carcerario della Louisiana. “Non vogliono che il sistema si riduca
e che si riduca il numero di persone sotto custodia, perfino se il
tasso di criminalità diminuisce, perché quei gentiluomini [2] sono
tutti ammanicati tra loro nella cricca delle carceri, che li
beneficia finanziariamente e politicamente.”
Mantenere
il tutto completo
Nei
primi anni 90, quando il tasso di incarcerazione era la metà di
quello odierno, la Louisiana si trovò a un bivio. Davanti all'ordine
di una corte federale che ingiungeva di ridurre il sovraffollamento
carcerario, lo stato aveva due scelte: mettere dentro meno gente o
costruire più prigioni.
Si
decise per la seconda soluzione, non con nuove prigioni di stato –
per quelle non c'erano i soldi – ma incoraggiando gli sceriffi a
sostenere le spese di costruzione in cambio dei profitti futuri. Gli
incentivi finanziari erano così invitanti, e i posti di lavoro nel
campo così ricercati, che nelle campagne della Louisiana le nuove
carceri cominciarono a spuntare come funghi.
La
popolazione carceraria, a livello nazionale, stava rapidamente
aumentando. In Louisiana ancora di più. Non c'era nessun bisogno di
tenere questa crescita sotto controllo mantenendo le sentenze in
linea con quelle di altri stati o inserendo i criminali minorenni in
programmi alternativi. I posti letto creati dagli sceriffi erano
pronti e in attesa. Il sovraffollamento divenne un problema del
passato, anche se il numero dei detenuti si moltiplicava velocemente.
“Se
gli sceriffi non avessero costruito questi spazi in più, dovremmo
andare dallo stato a chiedere più soldi, oppure dovremmo ridurre il
peso delle sentenze, rendendo più facile la libertà condizionale o
la commutazione di pena – per liberarci di gente che non dovrebbe
stare in galera,” ha detto Richard Crane, ex consigliere generale
per il Dipartimento Correzionale della Louisiana.
Oggi
i direttori fanno ogni giorno giri di telefonate alle altre prigioni
degli sceriffi, in cerca di detenuti per coprire i propri
posti-cella. Le aree urbane come New Orleans e Baton Rouge hanno
criminali condannati in eccesso, mentre le prigioni delle contee più
fuori mano per sopravvivere devono importarli.
Più
celle libere ci sono, più si rischia che i conti vadano in rosso.
Con le prigioni al completo e con un occhio parsimonioso alle spese,
uno sceriffo può dirottare i profitti verso le funzioni di ordine
pubblico, fornendo ai suoi vice nuove auto, armi e computer. I
detenuti trascorrono mesi o anni in dormitori da 80 posti, con nulla
da fare e poche opportunità di rieducazione, per poi essere
restituiti alla società con 10 dollari e un biglietto dell'autobus.
Fred
Schoonover, vice direttore del Tensas Parish Detention Center nel
nordest della Louisiana (522 posti) afferma di non considerare i
detenuti “una merce”. Ma ammette che il modello di business delle
prigioni si regge sul numero degli internati. Come altri direttori in
questa zona dello stato, si da' da fare per mantenere la sua quota di
esseri umani. Il suo capo Rickey Jones, lo sceriffo della contea di
Tensas, si affida a lui per mantenere alto quel numero.
“È
dura. Sto al telefono un bel po', chiamando in tutto lo stato,
cercando di scovarne qualcuno,” dice Schoonover.
Alcuni
sceriffi, e perfino alcune città minori, concedono i loro diritti di
gestione delle prigioni direttamente a società private. In
Louisiana, La LaSalle Corrections, con sede a Ruston, contribuisce
alla gestione di un detenuto su sette. La LCS Corrections Services,
un'altra società locale, gestisce tre prigioni ed è uno dei
finanziatori elettorali più generosi, anche nei confronti degli
sceriffi di città che riforniscono di detenuti le carceri di
campagna.
Detenzione
a prezzi stracciati
Se
si chiede a chiunque sia stato un po' dietro le sbarre in Louisiana
se lui o lei preferisca stare in una prigione di stato o in una di
quelle locali gestite dagli sceriffi, la risposta sarà sempre la
stessa: meglio la prigione di stato.
In
genere i detenuti delle prigioni locali scontano pene dai dieci anni
in giù, per crimini non violenti come possesso di droga, furto con
scasso o assegni a vuoto. Le prigioni di stato sono riservate al
peggio del peggio.
Eppure
sono proprio assassini, stupratori e altri condannati a lunghe pene
che imparano mestieri come quello del saldatore, del meccanico,
dell'idraulico e del riparatore di condizionatori. È il Bible
College del carcere di Angola che offre l'unica possibilità che ha
un detenuto in Louisiana di frequentare corsi universitari.
Sono
opportunità che quel 53% di detenuti che è rinchiuso nelle carceri
locali non ha. Per crudele ironia, coloro che potrebbero beneficiarne
maggiormente non possono migliorare la loro condizione, mentre uomini
che moriranno in prigione mostrano orgogliosi i loro diplomi.
La
Louisiana si è specializzata nell'incarcerazione a basso costo,
stanziando (per detenuto) molto meno che qualsiasi altro stato. 24,39
dollari al giorno sono molte volte meno di quanto Angola e altre
prigioni statali spendono – e questo anche prima che gli sceriffi
si prendano la loro parte. Tutto quello che i direttori locali
possono offrire sono corsi per conseguire un GED [3], o al limite
qualche gruppo di supporto (gestito dai detenuti) del genere
Alcolisti Anonimi. Le loro strutture sono anguste e soffocanti,
paragonate ai vasti spazi delle prigioni di stato, dove i detenuti
possono camminare all'aria aperta e tenersi occupati con studio e
lavoro.
Trovare
lavoro con la fedina sporca è difficile. Entro cinque anni circa
metà degli ex detenuti finisce di nuovo dietro le sbarre.
Gregory
Barber ha toccato con mano la differenza tra le prigioni di stato e
quelle locali. Ha cominciato con una condanna a quattro anni per
furto con scasso, nello statale Phelps Correctional Center – un
colpo di fortuna, per uno che deve scontare una pena relativamente
breve per un crimine non violento, e che sarebbe potuto finire
facilmente tra le mani di uno sceriffo.
Con
soli sei mesi di pena residua, questo nativo di New Orleans è stato
trasferito al Richmond Correctional Center, una prigione gestita
dalla LaSalle Corrections, vicino a Monroe. Barber aveva sperato di
concludere la sua condanna in un programma di lavoro esterno alla
prigione, il che avrebbe aumentato le sue possibilità di trovarsi un
buon lavoro. Ma il trasferimento in extremis lo ha escluso dal
programma. Al Phelps stava imparando a saldare. Ora ammazza il tempo
nella sua branda, non avendo null'altro da fare. L'unica pausa nella
monotonia è qualche incontro occasionale per tossicodipendenti da
riabilitare.
“Nelle
prigioni di stato si va in cortile ogni giorno, si va al lavoro,”
dice Barber, che ha 50 anni. “Qui te ne stai sdraiato, o vai a
quegli incontri. Il tempo passa un po' più lento.”
Una
spirale discendente
La
Louisiana ha il record di detenuti, ma è costantemente in gara col
Mississippi – lo stato secondo in classifica quanto a carcerati –
per le scuole peggiori, la maggiore povertà, la più alta mortalità
infantile. In Louisiana un detenuto su tre possiede capacità di
lettura a livello di quinta elementare. La stragrande maggioranza non
ha finito il liceo. La soluzione facile di rubare o spacciare è
perfino troppo invitante quando l'alternativa è un lavoro malpagato
e senza sbocchi.
Maggiori
spese utilizzate per rinchiudere un numero sempre crescente di
galeotti significano meno soldi per le istituzioni che potrebbero
aiutare a tenere i giovani fuori dai guai: è un circolo vizioso. La
Louisiana spende ogni anno 663 milioni di dollari per nutrire,
alloggiare e curare 40.000 detenuti. Quasi un terzo di quel denaro –
182 milioni – va alle prigioni-industria. Siano gestite dagli
sceriffi o da imprese private.
“Chiaramente,
più la Louisiana investe nella carcerazione su larga scala, meno
denaro rimane per il resto, dalle scuole materne ai programmi
comunitari che potrebbero contribuire a ridurre la popolazione
carceraria,” dice Marc Mauer, direttore esecutivo di The Sentencing
Project, un gruppo per la riforma della giustizia penale. “Si
arriva quasi a rendere istituzionale l'alto tasso di carcerazione,
rendendo ancora più difficile una via d'uscita da questa
situazione.”
L'epidemia
carceraria della Louisiana ha effetti sproporzionati sui quartieri
già devastati da crimine e povertà. In certe zone di New Orleans un
passaggio in galera è per i giovani maschi un vero e proprio rito di
passaggio.
I
maschi neri di New Orleans che stanno scontando una pena in una
prigione di stato sono circa 5000, mentre i bianchi sono 400. Dato
che la polizia concentra le sue risorse sulle zone ad alto tasso di
criminalità, qui l'autore di un crimine minore ha maggiori
probabilità di essere fermato e perquisito o preso in una retata per
droga rispetto, tanto per dire, a uno studente universitario delle
zone residenziali che arrotonda con un po' di spaccio di marijuana.
Con
così tante persone compromesse da carcere e violenza, i quartieri in
via di degrado imboccano una spirale discendente. Con il crescere del
tasso di carcerazione, sempre più bambini crescono con padri,
fratelli, nonni e zii in prigione, trovandosi a rischiare di entrare
anch'essi in quel circolo vizioso.
“Non
c'è compassione”
Angola
ospita dozzine di uomini anziani che non riescono nemmeno a scendere
dal letto, figurarsi commettere un delitto. Chi abbia commesso un
crimine in gioventù e sia diventato, dopo decenni di prigione, una
persona diversa, ha ben poche, se non nessuna, possibilità di
ottenere la libertà.
La
Louisiana ha la percentuale più alta di condannati all'ergastolo
senza possibilità di libertà condizionale di qualsiasi altro stato.
Il suo sistema penale è estremamente duro sia coi piccoli criminali
sia con quelli violenti. In più di quattro anni di mandato Jindal ha
graziato un solo detenuto.
“In
Louisiana non c'è compassione. Per me ognuno dovrebbe avere una
seconda possibilità,” dice Preston Russell, un nativo del Lower
9th Ward [4] condannato all'ergastolo senza possibilità
di condizionale per una serie di furti e un reato di droga. “Vedo
tutta questa gente che ha studiato, ha studiato tanto, ed è stata
qui venti, trent'anni. Non crede che sia abbastanza per lasciarli
andare, e dargli un'altra possibilità di vivere?”
Un
detenuto ad Angola costa allo stato una media di 23.000 dollari
l'anno. Un giovane ergastolano, se raggiunge il limite
dell'aspettativa di vita della Louisiana (72 anni), costerà alla
fine ai contribuenti più di un milione.
Russell,
49 anni, è in buona salute. Ma con l'avanzare dell'età curare gli
acciacchi legati alla vecchiaia comporterà dei costi. Lo stato
spende circa 24 milioni di dollari l'anno per curare tra i 300 e i
400 detenuti malati.
Da
13 anni ad Angola, Russell scoppia in lacrime raccontando come si sia
ribellato contro la nonna che lo aveva cresciuto, andando via di casa
non appena ne fu in grado. Cominciò a fumare erba, l'erba lasciò il
posto al crack, e poi cominciò a spacciare e a scassinare negozi tra
un lavoro e l'altro nell'edilizia o al porto.
Al
suo ultimo furto, il procuratore della contea di Orleans lo etichettò
come delinquente abituale [5] è chiese il massimo della pena – la
stessa sentenza riservata agli assassini. Nel compiere il reato
finale che gli costò l'ergastolo, Russell aveva scassinato Fat
Harry's, un bar della zona residenziale, rubando 4000 dollari dai
video poker.
Volontà
politica
Le
magre vacche fiscali hanno spinto parecchi stati a ridurre la loro
popolazione carceraria. Nel Texas del “tutti dentro” ci sono
nuove leggi che dirottano i condannati per reati minori verso
trattamenti di disintossicazione e altre alternative al carcere.
In
Louisiana anche le più piccole iniziative incontrano resistenza.
Jindal, che ha avuto l'appoggio elettorale della lobby degli
sceriffi, dice che ci sono troppe persone dietro le sbarre. Eppure,
questo stesso anno, ha annacquato un pacchetto di riforme
faticosamente elaborato da una Sentencing Commission da lui stesso
riunita. La commissione comprendeva sceriffi e procuratori
distrettuali, per cui le sue proposte erano già di per sé
tutt'altro che audaci.
Le
iniziative come quelle del Texas, che si rivolgono a una categoria di
criminali non violenti, riscuotono approvazione, ma potrebbero non
essere sufficienti. Per incidere seriamente sul numero di detenuti,
devono essere ridotte anche le sentenze per i crimini violenti,
bisogna investire più denaro nelle comunità dei quartieri
degradati: questa è l'opinione di David Cole, professore alla
Georgetown Law School. Un cambiamento di tale portata – che non è
stato tentato in nessuno stato, tanto meno in Louisiana – è una
questione di pura volontà politica
La
qual cosa, in Louisiana, sembrerebbe inesistente. Mettere dentro più
gente possibile, il più a lungo possibile, ha arricchito pochi e ha
impoverito tutti gli altri. La pubblica sicurezza viene dopo il
profitto.
“Non
si può risolvere la situazione continuando a costruire prigioni. È
semplice, non si può affrontare così il crimine,” dice Jimmy
LeBlancv, Secretary of Corrections, che appoggia la riduzione del
tasso di carcerazione e l'utilizzo di maggiori risorse per la
riabilitazione dei detenuti. “Non funziona così e basta. Non
possiamo permettercelo. Nessuno può.”
Note
del traduttore
[1]
“Smart on crime” (intelligenti col crimine), contrapposta alla
politica del “tough on crime” (duri col crimine – parola
d'ordine demagogica di molta politica, non solo statunitense), che
più su ho tradotto con “forcaiolo”.
[2]
“Good old boys” è usato qui nel senso negativo di consorteria
di uomini
che si conoscono da lungo tempo e si scambiano favori non
necessariamente leciti.
[3]
General Educational Development (tests): sono esami che consentono a
chi non ha potuto frequentare la scuola media superiore di ottenere
un diploma. [Wikipedia]
[4]
Quartiere di New Orleans abitato quasi totalmente da neri. Il canale
navigabile che congiunge il Mississippi al lago di Portchartrain era
garanzia di lavoro per molti degli abitanti, fino all'avvento dei
container. Il Lower 9th Ward è stato il quartiere più
colpito dall'uragano Katrina del 2005. Nonostante gli sforzi di
volontari, residenti e imprenditori locali, a tutt'oggi il quartiere
è in condizioni deprecabili. [Wikipedia]
[5]
L'autrice usa l'espressione “multiple offender”, ma il termine
tecnico è “habitual offender”.
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