Per i bianchi poveri si torna alla media degli anni ’50. Pesa il
minor ricorso a cure mediche. Gli americani hanno perso in 4 anni il
10% di reddito
da controlacrisi
Negli Stati uniti i bianchi poveri li chiamano con un nome niente
affatto carino: white trash. Ma negli ultimi anni l’espressione sta
assumendo un significato meno metaforico: nel senso che la società
sta buttando costoro nella pattumiera della storia. Uno studio
pubblicato il mese scorso da Health Affairs e ripreso ieri dal New
York Times rivela infatti che per le donne bianche senza diploma
superiore la speranza di vita è diminuita di ben 5 anni tra il 1990
e il 2008: da 78,5 a 73,5 anni; mentre i maschi bianchi senza diploma
devono aspettarsi di vivere 67,5 anni, tre di meno che nel 1990. Sono
numeri schiaccianti: secondo un esperto «il calo di cinque anni
nelle donne bianche Usa fa il paio con il catastrofico crollo di
sette anni nella speranza di vita degli uomini russi subito dopo il
collasso dell’Unione sovietica».
Siamo davvero al
“postmoderno” e alla fine del “progresso”, non solo della sua
ideologia. Eravamo soliti considerare ineluttabile l’allungarsi
della vita media, e invece no. La gigantesca redistribuzione del
reddito a favore dei ricchissimi si è mangiata i progressi degli
ultimi 60 anni in termini non solo di denaro, ma di vita nuda e
cruda: le/i bianche/i poveri di oggi sono tornati a quel che negli
Usa era la vita media degli anni ’50.
Certo, i dati vanno presi
con le molle, perché nel 1990 senza diploma era il 22% dei bianchi,
mentre ora sono la metà (il 12%): cioè, oggi senza diploma restano
solo i disperati. E però. La speranza di vita dei bianchi (uomini e
donne) senza diploma si avvicina ormai a quella dei neri senza
diploma, mentre si allontana sempre di più da quella dei bianchi con
almeno una laurea breve: le bianche con diploma vivono 10,4 anni di
più (83,9 anni) delle bianche senza, e il gap cresce tra i bianchi
laureati che vivono 12,9 anni di più (80,4) dei bianchi senza
diploma. Peggio di questi ultimi stanno solo i neri senza diploma che
possono sperare di vivere solo 66,2 anni, 14,2 in meno dei bianchi
laureati. Certo, è terribile pensare che il divario di reddito, di
classe e di razza ti porta via più di 14 anni di vita nel paese più
potente e più ricco del mondo.
E nel corso degli anni questi
distacchi sono cresciuti. L’altra America di cui parlava Michael
Harrington nel 1962 è sempre più altra. Con alcune novità: tra i
gruppi etnici, gli ispanici si rivelano i più longevi, sia donne che
uomini, sia nella popolazione generale che tra i senza diploma: anzi
latine/i senza diploma vivono sempre più a lungo, mentre bianche/i
muoiono sempre prima.
Tra le cause di questo crollo, c’è in
primo luogo il minor ricorso a cure mediche: tra gli adulti in età
lavorativa senza un diploma di scuola superiore, nel 1993 non era
coperto da un’assicurazione sanitaria il 35%, mentre 13 anni dopo
la percentuale era salita al 43. Su questi dati la riforma di Obama
sembra non avere ancora inciso: dal 2008 al 2011 nel gruppo tra i
19-25 anni la copertura assicurativa è salita al 71,8% (+ 2,3)
perché una parte ha potuto essere coperta sull’assicurazione dei
genitori, ma tra i 26-29 è scesa dal 72,3 al 70,3%.
Nel
frattempo sono peggiorati tutti gli altri indici: il reddito mediano
(è mediano il reddito per cui la metà delle famiglie guadagna di
più di esso e l’altra metà guadagna meno di esso) è passato da
53.759 dollari (in dollari costanti del 2011) a 55.039 nel 2007 a
50.502 nel 2011. In 4 anni gli americani hanno perso il 10% di
reddito e sono più poveri anche rispetto a 10 anni prima: sono
tornati agli anni ’90. Gli statunitensi che vivono sotto la soglia
di povertà sono ormai 48,5 milioni su una popolazione di 303,8
milioni, cioè il 15,9%: nel 2007 il 13,0% e nel 2001 erano il 12,1
%. Per i minori sotto i 18 anni i dati sono ancora più pesanti: oggi
il 22,2% (cioè 16 milioni di minori) vive sotto la soglia di
povertà, contro il 17,6 nel 2007 e il 16,4 nel 2001.
Tutto ciò
ci dice due cose. La prima è che la crisi sta scavando un solco
sempre più profondo tra le due Americhe e che le “soluzioni”
adottate sono sempre più punitive per gli strati più disagiati. La
seconda è che la presidenza Obama ha fatto molto poco per
contrastare questo trend.
domenica 23 settembre 2012
La crisi accorcia la vita
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