martedì 11 settembre 2012

Ballarò, il mercato dei fantasmi

Il 40 % a pari merito per il Pd e Il Pdl, un 20 % ripartito nell'ordine fra IDV, Lega, Sinistra Ecologia e Libertà e via di seguito. In un anno intero solo 26 secondi di citazione ai poveri radicali (chissà perché la cosa non mi turba più di tanto). Sono le percentuali di presenza televisiva dei partiti al mercato di Ballarò, uno delle trasmissioni di "informazione" più seguite della RAI. 
Ballarò è solo uno dei tanti esempi della lottizzazione televisiva, roba da far impallidire persino il manuale Cencelli. In questo modo ci sorbiamo da anni una disinformazione televisiva che ci mostra un mondo virtuale popolato da personaggi ormai disincarnati, riflessi fantasmatici di una realtà che continua a dominarci e a influenzare il nostro immaginario e le nostre scelte come i tuoni e i fulmini evocatori di poteri temibili e imperscrutabili in tempi remoti. La realtà vera fa capolino ogni tanto in TV quando prorompe con la sua gravità e virulenza, ma viene subito addomesticata e ridotta a mera rappresentazione iconografica, senza che ne capisca davvero il senso. I fatti, quelli che vengono riferiti, sono abilmente filtrati e rinominati dagli stregoni di turno, che ne stravolgono il senso e li sterilizzano a dovere. Qualcuno, a parte i ben informati, ha capito davvero qualcosa della trattativa stato mafia? Qualcuno sa davvero cosa hanno combinato Bisignani o Dell'Utri, tanto da guadagnarsi l'onore delle cronache? Persino di Falcone e Bosellino non si sa un granché, tranne che sono eroi dell'antimafia osannati da tutti, anche da quelli che ne parlavano male quando erano ancora vivi. Non parliamo poi dell'economia, che per la sua inappellabilità potrebbe essere accomunata alla metereologia. Oggi piove. Lo spread è a 500. Punto.
I fatti, quelli importanti, per essere ricordati devono diventare memoria collettiva ed essere il sale di una conoscenza che porta al cambiamento, poiché la conoscenza dei fatti e della storia è la premessa per una scelta consapevole e non soggetta agli umori del momento. Altrimenti, quando vengono fuori, diventano  oggetti di consumo, usa e getta.
I fatti fortunatamente scorrono nel cyberspace, le buone idee per cambiare questa realtà anche, ma formano troppi rigagnoli, annaffiano il terreno, ma non fanno grosso danno. Ci vuole un fiume in piena.

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