di Tonino D'Orazio
Come riuscire ad
ascoltare un telegiornale fino in fondo.
Sembrano tutti uguali
bollettini di guerra, eppure le notizie vengono declamate quasi con
enfasi stupita, come se si trattasse di record sportivi.
Effettivamente sono record del disastro sociale della nostra
collettività nazionale.
Sono pronti tutti i
freddi dati Istat, scientificità a parte sui metodi approssimativi
di valutazione o di opportunità politica di divulgazione, a volte a
tempo.
In Italia 8,2 milioni
sono poveri (quelli “relativi”), il 14% dei residenti. 3,4
milioni (5,2%) sono poveri “assoluti”. E’ un bene suddividerli
in categorie di povertà, sembrano di meno, e si confondono i
concetti. Poi c’è il pollo di Trilussa. Il reddito “medio” in
Italia è di 2.482€ mensili. 60% dei lavoratori non lo raggiunge,
grasso che cola se superano le 1.000€/mensili, e addirittura se
vengono pagati regolarmente. Un salto indietro di 27 anni (pari al
1986!) quello compiuto dal reddito disponibile degli italiani.
Flessione dei consumi: -4,4% sul 2011. Vedremo il 2012. Una famiglia
su tre, con le entrate, non arriva alla terza settimana del mese.
Avete presente anche quei 4/5 milioni di precari a 7/800€/mensili?
Quei 6 milioni di pensionati con meno di 500€/mensile? Quel 20% dei
bambini del Sud Italia che “patiscono” anche la fame? I lauti
guadagni dei cassa-integrati?
La disoccupazione
giovanile è al 37/40 %. Tra i 15 e 24 anni è al 29,1%, in aumento
per il quarto anno consecutivo, non c’è dubbio che aumenterà
sempre di più con la voluta recessione in atto, e superiore al dato
medio dell'Unione europea (21,4%). Il tasso di inattività ammonta al
37% della popolazione, uno dei valori più alti in Europa (battuti
solo da Malta). In un anno sono morte 100mila imprese (Saldo 2012 tra
natalità e mortalità).
Particolarmente elevata è
l'inattività femminile (48,5%), ma guarda. Sono considerati inattivi
coloro che né sono occupati né sono in cerca di un lavoro. La
disoccupazione di lunga durata invece, oltre 12 mesi, ha riguardato,
nel 2011, il 51,3% dei disoccupati nazionali, il livello più alto
raggiunto nell'ultimo decennio, (evviva i record) e non parliamo del
2012, anno notoriamente in ripresa.
Una volta a settimana
varie agenzie ci dicono quanto una famiglia spenderà di più
all’anno. Una specie di terrorismo psicologico aderente alla realtà
prossima e al “lasciate ogni speranza”. Ho contato, e gennaio non
è ancora passato, una volta ci hanno pronosticato 1.200 €, la
settimana dopo altri 750€, qualche giorno fa hanno aggiunto di
nuovo 380€. Non spenderemo per divertimento, quello scordatevelo,
ma per beni necessari in mano a monopoli privati: riscaldamento e
energia, carburanti (che non diminuiscono mai, anche quando il
petrolio diminuisce vistosamente di costo al barile), assicurazioni,
balzelli bancari, tasse comunali (municipalizzate di acqua, nettezza
urbana...). Se non volete pagare l’Iva al 21% (già prevista al 22%
a giugno malgrado le menzogne pre-elettorali) provate a non comperare
più niente. Per l’Imu la Commissione europea ci ha rassicurati
perché questa tassa “non ha inciso sulla povertà”, era la
vecchia Ici ad averlo fatto. Masochismo? l’UE, che non c’entra
niente con i diktat della Bce e del FMI, aggiunge che ormai “l’Italia
è nella trappola della povertà e con poche probabilità di
uscirne”. Finalmente un altro record.
Superate queste veloci
informazioni possiamo tornare al nostro ottimismo preferito, il
gossip (storie di scintillante benessere e di ricchi
scambisti) e il calcio, in mezzo a una arena politica urlata e
parolaia e una pubblicità assillante di acquisto macchine che non si
vendono più.
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