domenica 23 agosto 2015

Fassina: “Elezioni inutili, tutti sconfitti”


di Andrea Fabozzi da Il Manifesto

Intervista. Secondo l'ex vice ministro dell'economia uscito dal Pd le urne anticipate possono servire a Tsipras solo per normalizzare il gruppo parlamentare del suo partito. Il memorandum non lascia margini di manovra e anche Syriza si ritroverà più debole


Ste­fano Fas­sina, tra Tsi­pras che riporta la Gre­cia alle ele­zioni e Lafa­za­nis che lo con­te­sta gui­dando la scis­sione da Syriza, lei con chi sta?
Non ha senso sce­gliere, hanno perso entrambi. La deci­sione di tor­nare alle urne è un aggra­va­mento della scon­fitta del 13 luglio, quando Tsi­pras ha dovuto sot­to­scri­vere il nuovo memo­ran­dum «sotto ricatto», come ha detto lui stesso. Le ele­zioni pos­sono por­tar­gli qual­che van­tag­gio in ter­mini di nor­ma­liz­za­zione del gruppo par­la­men­tare di Syriza, ma il risul­tato finale sarà un inde­bo­li­mento del par­tito e quindi della sua lea­der­ship. Credo lo sap­pia anche Tsi­pras, la scelta di anti­ci­pare le urne in fondo testi­mo­nia la con­sa­pe­vo­lezza delle con­se­guenze nega­tive del memo­ran­dum.
Non crede che con un nuovo man­dato potrà gua­da­gnare mar­gini di inter­pre­ta­zione di quell’accordo? Magari strap­perà la rine­go­zia­zione del debito che adesso chiede anche il Fmi?
Il debito sarà ristrut­tu­rato comun­que per­ché non è soste­ni­bile, ma nel breve e medio periodo non avrà effetti. L’ulteriore dere­go­la­zione del mer­cato del lavoro, le pri­va­tiz­za­zioni — cioè la sven­dita degli asset più pro­fit­te­voli alle imprese pub­bli­che tede­sche — sono già stati defi­niti, le con­di­zioni del paese pos­sono solo peg­gio­rare. Pro­met­tere un’interpretazione «sociale» del memo­ran­dum è pro­pa­ganda. Quando ti sei impe­gnato a fare un avanzo pri­ma­rio di 3,5 punti per­cen­tuali e tagli pesanti già da quest’anno puoi dire addio al soste­gno al red­dito.
Ma che alter­na­tiva aveva Tsi­pras?
Poteva almeno evi­tare di aggra­vare la rot­tura nel par­tito e pro­vare a ricom­porre Syriza attra­verso un rico­no­sci­mento delle ragioni reci­pro­che.
Avrà visto che Varou­fa­kis non segue la mino­ranza.
Sì, ma que­ste sono due squa­dre che si divi­dono e si met­tono a gareg­giare quando hanno già perso entrambe. Per quello che pos­siamo, biso­gne­rebbe aiu­tarli a tro­vare una ricom­po­si­zione. Altri­menti andrà disperso il patri­mo­nio sociale fati­co­sa­mente costruito da Syriza in que­sti anni.
Un par­tito che nove mesi fa pareva un esem­pio per la sini­stra euro­pea e che adesso si fran­tuma.
Hanno com­bat­tuto una bat­ta­glia dispe­rata e sono stati lasciati da soli. La fami­glia socia­li­sta euro­pea si è alli­neata alle forze più con­ser­va­trici, la scon­fitta era ine­vi­ta­bile.
È un colpo per tutta la sini­stra, euro­pea e anche ita­liana che già si divide sulla scelta di Tsi­pras. Pode­mos in Spa­gna e Sel in Ita­lia per esem­pio la appro­vano.
Non sono d’accordo. Potrei esserlo solo se pen­sassi che con il memo­ran­dum la Gre­cia potrà ripren­dersi un po’, invece sono con­vinto del con­tra­rio. A breve si tro­verà a fare i conti con un’economia più depressa. E Syriza uscirà dalle urne più debole.
Rico­no­scerà però il valore demo­cra­tico del richiamo agli elet­tori. In Ita­lia abbiamo attra­ver­sato una crisi non troppo diversa tra governi tec­nici e lar­ghe intese, invo­cando invano le ele­zioni. Lì in nove mesi due ele­zioni poli­ti­che e un refe­ren­dum.
Ma né il pro­gramma con il quale Tsi­pras ha vinto a gen­naio né il risul­tato del refe­ren­dum sono stati rispet­tati. Adesso le ele­zioni sono inu­tili, un eser­ci­zio vir­tuale, una gin­na­stica senza scopo. Chiun­que vinca, il pro­gramma del pros­simo governo è scritto fino alle vir­gole nel memo­ran­dum. I mar­gini di mano­vra sono ridot­tis­simi. A breve, con o senza ristrut­tu­ra­zione del debito, il paese si tro­verà con più disoc­cu­pa­zione e con i pochi pezzi di appa­rato pro­dut­tivo che restano ceduti alla Ger­ma­nia.
Finale tri­ste che aggrava le respon­sa­bi­lità sto­ri­che dei socia­li­sti euro­pei, e tra que­sti del nostro governo. Sarà almeno ser­vito a qual­cosa? Renzi otterrà da Ber­lino quei mar­gini di fles­si­bi­lità di cui ha biso­gno per chiu­dere la legge di sta­bi­lità?
Renzi dopo aver dimo­strato piena subal­ter­nità andrà a chie­dere lo sconto per l’Italia, e forse uno scon­ti­cino in ter­mini di qual­che punto per­cen­tuale di defi­cit lo otterrà. Ma i nodi di fondo restano tutti, con que­ste poli­ti­che l’Italia assieme alle altre peri­fe­rie dell’eurozona è con­dan­nata alla sta­gna­zione e alla disoc­cu­pa­zione. Prima o poi il pre­si­dente del Con­si­glio pagherà un prezzo poli­tico per questo.


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