...Aggiungo a questo riguardo quattro
considerazioni più generali. Come sapete nei documenti congressuali
abbiamo detto che l’ingresso nell’Euro è stato un errore. Detto questo
una cosa era non entrarci e altra – molto più complessa e discutibile
nella sua utilità – è l’uscita dall’euro. Giova cioè ricordare che la
realtà è dialettica e non meccanica: quasi mai i processi sociali ed
economici sono irreversibili.
In primo luogo, tra coloro che
sostengono l’uscita dalla moneta unica vi è a mio parere una
sopravvalutazione arbitraria delle virtù salvifiche del dar vita ad una
moneta espressione di un’area economica omogenea. A mio parere la moneta
ha un suo posto rilevante ma non determina il complesso delle relazioni
sociali e dell’organizzazione produttiva ed economica di una nazione.
La centralità assorbente che la moneta ha in taluni discorsi a sinistra
mi pare più un riflesso dell’ideologia monetarista dominante che la
fotografia di come funziona effettivamente il capitalismo.
In secondo luogo mi pare che il termine
sovranità monetaria venga arbitrariamente dilatato nel suo significato
facendolo coincidere al termine di sovranità sull’economia tout court.
Come se avere una moneta propria con la propria banca centrale
determinasse di per se una sostanziale sovranità sulla propria economia.
Questo era abbastanza vero in un contesto di economie sostanzialmente
nazionali ma non è vero nel contesto della globalizzazione e
dell’integrazione delle aree macro regionali. In un contesto di economie
aperte, la concorrenza internazionale non si ferma certo di fronte alla
sovranità monetaria e certo nessuno può pensare che il raggiungimento
di un equilibrio nel cambio tra le monete possa dar luogo ad una
capacità della propria industria di stare sul mercato nazionale ed
internazionale e di determinare in automatico il pareggio della bilancia
commerciale. Si porrebbe quindi il problema di investimenti e visto che
per fare gli investimenti servono capitali, il tema del ricorso al
mercato internazionale torna a rientrare dalla finestra dopo essere
uscito dalla porta in nome della sovranità monetaria.
Da ultimo faccio notare a coloro che
motivano il tema dell’uscita dall’euro per ragioni specificatamente
politiche al di là della sua realizzabilità o della sua utilità sul
piano economico, mi pare che nella coscienza del paese vada crescendo
una critica radicale all’Unione Europea senza che questo si traduca in
un aumento della quota di italiani che pensa opportuno uscire dall’Euro.
Se questa impressione – confermata da alcuni sondaggi – fosse vera, la
posizione più in sintonia con il senso comune del paese si dovrebbe
muovere proprio nella direzione di difendere gli interessi del popolo
italiano contro l’Unione Europea, senza per questo mettere in primo
piano o addirittura come obiettivo fondamentale, l’uscita dalla moneta
unica.
Qualcuno sostiene che la vicenda greca
dimostra che la nostra proposta di disobbedienza ai trattati non
funziona. Faccio sommessamente notare che la Grecia non aveva la forza
per disobbedire ai trattati perché completamente dipendente dagli aiuti
dall’estero. Per poter praticare la disobbedienza ai trattati occorre
avere un grado di sovranità economica che la Grecia – purtroppo – non
ha. Per questo la vicenda greca non c’entra nulla con la disobbedienza
ai trattati e questo tema – da articolarsi nelle forme opportune – è tra
gli strumenti che abbiamo a disposizione per costruire una linea
politica per contrastare efficacemente – a partire dall’Italia –
l’Unione Europea e le sue politiche.
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