martedì 24 aprile 2012

La finanza spiegata ai gatti

Un piccolo ripasso non guasta
 
da Il Manifesto
 
Tra tutti i problemi che porta la crisi economica, c’è pure quello della lettura dei giornali. Quotidiani, settimanali e persino i siti internet sono ormai invasi da termini e concetti inafferrabili, propri di un linguaggio tecnico, quello dell’economia e in particolare della finanza. Mondo distante dalla testa (e dal cuore) della maggior parte delle persone, ma vicinissimo ai loro portafogli. Se la previsione di tracolli e Armageddon neanche tanto lontani provoca comprensibile ansia, non aiuta il fatto di non capirci un’acca quando cerchiamo di fare il punto, di mettere in fila le informazioni, di strutturare le nostre conoscenze. E’ anche attraverso questo tecnicismo che la finanza divora i nostri risparmi. E che banche e governi sciorinano “soluzioni” , ad armi impari.
I giornalisti, da parte loro, un po’ sono costretti a utilizzare quel linguaggio, e un po’ si fanno prendere dal “gioco” dimenticando i loro lettori.

Allora, visto che siamo arrivati alla resa dei conti, è ora di vederci chiaro. Contro i pescecani della finanza, schieriamo la gatta Savana. Sui giornali si è sempre rifatta le unghie, ma di fronte a certi titoloni appare perplessa. Le piace tenere tutto sotto controllo, ed è diffidente di natura. Chi l’ha detto che la finanza non è a misura di gatto? Guidata da esperti di economia di rango – tutti amanti dei gatti, va da sé  – Savana riuscirà a godersi di nuovo i suoi giornali.

Avviso ai pescecani: quando si arrabbia, graffia.


Il manifesto 24 luglio pag. 9

“I portavoce dell’hedge fund Paul Johnson hanno preferito non commentare la notizia di grossi guadagni realizzati giocando sul debito sovrano greco. Non commentare è la prassi per qualsiasi hedge fund. (…)La finanza delle scommesse è oggi cosi redditizia che Citygroup – una delle banche che ha ricevuto oltre 45 miliardi di dollari da Obama per il proprio salvataggio – ha infranto tutte le regole pur di restare nel mercato piu lucrativo. Per avere il prestito bisognava rinunciare ad entrare nel mercato dei derivati con i propri soldi per non rischiare il capitale. Citygroup non l’ha fatto e alle autorità ha risposto che solo facendo cosi avrebbe potuto restituire il prestito.”
Spiega Antonio Tricarico
Cos’è un hedge fund?

Innanzitutto gli hedge fund sono delle società (degli strumenti finanziari gestiti da società di risparmio)*, di cui peraltro la stragrande maggioranza è registrata nei paradisi fiscali. Un hedge fund è un fondo altamente speculativo (una precisazione: qualsiasi investimento sui mercati finanziari tende ad essere speculativo, tende cioè a prevedere una certa situazione del mercato con l’obiettivo di avere ritorni molto superiori ).  Questi fondi si basano su questo principio: sul mercato finanziario tendono a fare investimenti a lungo termine, e usano questa “esposizione debitoria” per fare successivi investimenti a breve termine e molto più rischiosi generando così capitale. Per fare un esempio: un hedge fund decide di prendere in prestito grosse somme di mercato attraverso una banca e con questi soldi (che in realtà sono un debito) opera sui mercati finanziari in modo spericolato, investendo su titoli a breve termine e molto rischiosi, ma che proprio perché sono rischiosi danno molti interessi e molti ritorni che vengono incassati in poco tempo. Questo tipo di comportamento sui mercati finanziari può essere considerato “piratesco” per due motivi: gli investimenti a breve termine  vengono fattei con vere e proprie scommesse e senza avere tutti i soldi a disposizione. Si può impegnare anche solo un 5% della somma necessaria e incassare anche il 30 o il 40% di profitto. Il secondo motivo è che questi tipi di titoli – molto rischiosi – sono legati a situazioni svantaggiose (altrimenti non avrebbero grossi ritorni). Quindi gli hedge fund tendono a scommettere sui default dei paesi, sui fallimenti di società e così via. Gli hedge fund in genere non sono collegati al sistema bancario, anche se alcune banche stanno mettendo in piedi i loro fondi speculativi.
Cosa sono i derivati?
I derivati sono dei contratti, in origine sono nati come una forma di contratti assicurativi. Questi pezzi di carta hanno un valore di per sé, che si basa su un “bene sottostante”,  che può essere una quantità fisica – grano, petrolio – o delle azioni. Il valore dei derivati deriva dal fatto che si scommette sul prezzo futuro o sui comportamenti finanziari di quel “bene sottostante”. Un esempio: A e B stipulano un derivato in cui A si impegna a comprare entro dieci giorni da B una tonnellata di petrolio. Poniamo che al momento della stipula una tonnellata di petrolio costi 100. Il derivato scommette che entro dieci giorni il prezzo sarà calato a 90. Il problema e’ che oggi la stragrande maggioranza di questi contratti sono utilizzati da puri attori finanziari che non producono nulla.  Avendo un valore in sé il contratto cosa succede? Se grandi moli di capitali oggi siglano 1 milione di contratti derivati,  per un valore di non si sa quanti miliardi di dollari, e scommettono che una tonnellata di petrolio tra dieci giorni costerà 90 anziché 100 si verifica una spinta talmente forte da diventare reale, e il mercato del petrolio si adeguerà a quel prezzo. E’ quella che si chiama finanziarizzazione. Oggi i più grandi trader energetici, cioè i soggetti che spostano le petroliere, non sono più le multinazionali del petrolio ma grosse banche di affari. C’è dunque una commistione pericolosa e inquinante: è chiaro che chi sta scommettendo sul prezzo del petrolio in realtà sa quando quella petroliera arriverà in porto, a quali condizioni. Dunque tutto il “gioco” è truccato. Inoltre la stragrande maggioranza di questi derivati non vengono neanche registrati dalle borse valori. Sono contratti e scommesse che vengono giocati su mercat non regolamentari  (in gergo otc – over the counter).
*In neretto trovate delle specificazioni che abbiamo inserito dopo alcune osservazioni di un lettore, che trovate nei commenti.


1 commento:

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