martedì 10 aprile 2012

America, una fortuna lunga trecento anni (e ancora continua)

di Jon Schwarz (da A Tiny Revolution)
traduzione per Doppiocieco di Domenico D'Amico


Una delle cose grandiose dell'essere americani è che siamo proprio fortunati. Molti paesi hanno sterminato milioni di persone, e un bel po' di famiglie si sono ritrovate tristi e incazzate. Per cui qualche volta quei paesi si sono un po' sentiti in colpa. Ma quando NOI l'abbiamo fatto abbiamo sempre avuto la fortuna di farlo a gente che, in fondo, al suo massacro non gli dava poi tanto peso. Poco male, quindi.

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Pochissimo tempo fa Steve Inskeep (alla NPR) ha sottolineato che gli afghani non si sono poi strappati i capelli per via del soldato USA che ha massacrato 16 loro concittadini, perché “la vita umana vale poco” da quelle parti.
Si tratta di grande giornalismo. Comunque, sarebbe stato ancora meglio se Inskeep avesse indagato se in Afghanistan la vita non fossde semplicemente “di poco valore”, ma anche “abbondante”, com'era in Vietnam:
WILLIAM WESTMORELAND: L'orientale non attribuisce un grande valore alla vita come fa l'occidentale. La vita è abbondante. La vita vale poco in Oriente.
E che dire degli iracheni?Piangevano forse come femminucce quando li ammazzavamo? Manco per idea:
FRED KAGAN, ARCHITETTO DEL “SURGE” IN IRAQ: Non so se avete visto le foto di Ramadi o Fallujah, somigliano a Stalingrado. Città totalmente annientate.
La cosa interessante è che stavamo combattendo queste battaglie e infliggendo questo genere di danni, ma nell'insieme gli iracheni non piagnucolavano sui danni collaterali... In generale gli iracheni non dicono “dannazione, non avreste dovuto far saltare in aria tutte le nostre case.” In un certo senso accettano la cosa.
Sappiamo che le cose stanno esattamente così perché gli iracheni nutrivano gli stessi sentimenti quando negli anni 20 erano gli inglesi a massacrarli:
“I nativi di queste tribù amano il combattimento in quanto tale,” ha assicurato al Parlamento il Capo dello Sato Maggiore Aereo Hugh Trenchard. “Non hanno nessuna obiezione all'essere uccisi.” La tesi dei militari era che, sebbene gli attacchi aerei indiscriminati avrebbero potuto turbare l'animo del civilizzato pubblico londinese, simili azioni erano dagli arabi viste in una prospettiva differente. Come osservava un comandante britannico, “[gli sceicchi]... non sembrano prendersela tanto ...quando donne e bambini vengono accidentalmente uccisi dalle bombe.”
Ed eccoci ai coreani. Questa è la recensione dell'autobiografia di Curtis LeMay, in cui LeMay spiegava come mai i massicci bombardamenti a tappeto contro la Corea del Nord durante la guerra non aveva condotto alla sua resa:
LeMay [sostiene] che i bombardamenti fallirono a causa di “una filosofia orientale eterna e fanatica.” Egli continua, “Il logoramento dell'essere umano non significa nulla per gente del genere,” dato che la loro vita terrena è talmente miserabile da far loro guardare con favore a una morte che gli promette “di tutto, dal tè preso coi loro antenati alla loro fetta di danzatrici d'oro in Paradiso.”
Naturalmente tutto questo potrebbe dare l'impressione che sia una cosa tipica dell'Emisfero Orientale, e invece no. Anche la gente dell'Emisfero Occidentale non ha nulla in contrario a farsi ammazzare dall'America, come hanno osservato dei soldati USA:
Il marine Julian Smith ha testimoniato che la “psicologia razziale” delle “classi più povere di nicaraguensi” li rendeva “estremamente ottusi [densely ignorant]... Uno stato di guerra per loro è una condizione normale.” Sullo stesso tono, il Colonnello Robert Denig osservava nel suo diario, “Per loro la vita vale poco”... Alla domanda se avesse assistito a brutalità da parte degli americani ad Haiti, il Generale Ivan Miller replicava che “dovete tenere a mente che quello che consideriamo brutalità negli Sati Uniti è diverso da quello che loro considerano brutalità.”
Per finire, in Notes on Virginia, Thomas Jefferson fece ricerche è scoprì che i suoi schiavi africani non provavano emozioni allo stesso modo dei bianchi:
Le loro pene sono transitorie. Le innumerevoli afflizioni che ci fanno dubitare se il cielo ci abbia donato la vita per generosità o invece crudeltà, tra di loro sono meno sentite, e presto dimenticate.
Altri studiosi scoprirono che gli africani erano meno sensibili anche fisicamente:
I negri sono privi di sensibilità a un livello sorprendente... ciò che causerebbe un dolore insopportabile per un uomo bianco lascerebbe un negro indifferente.
Ecco come stanno le cose: magari abbiamo combinato cose che sarebbero considerate cattive se le avessimo fatte a gente sensibile come noi, ma ogni volta la fortuna ci ha assistito. E ora come ora ho la sensazione che molto presto verrà fuori che per gli iraniani essere ammazzati non è poi quella gran cosa.

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