domenica 1 aprile 2012

Goldman Sachs. La fabbrica della fame


di Gustavo Duch Giullot da Rebellion

Traduzione per DoppioCieco di Franco Cilli

Goldman Sachs e si suoi fondi di investimenti hanno le mani pasta dappertutto. Letteralmente. Da non molto tempo sappiamo che le sue legioni di dirigenti goldmanisti controllano a viso scoperto governi, ministeri, banche centrali e altre istituzioni pubbliche in Europa e negli Stati Uniti. Ovviamente un po' defilati e dietro le quinte. Da quanto tempo fanno ciò? Sguazzano felicemente nel petrolio, negli affari immobiliari e nell'allevamento di suini. Non sarebbe strano che avessero messo le mani anche nel commercio di armi.
In Spagna pranziamo con Goldman Sachs. Come ha rilevato il ricercatore Carles Soler, “Goldman Sachs è proprietaria di una delle più grandi imprese di ristorazione collettiva (ISS Facility Service), che nello stato spagnolo fornisce 22 milioni di pasti all'anno”.
Nelle mense di scuole, ospedali o di residenze della terza età, quelli che ti danno da mangiare sono i maggiori responsabili della fame nel XXI secolo. Perché la Goldman Sachs non ha affatto trascurato il settore agricolo, non già come fonte di approvvigionamento alimentare, ma bensì come fonte di profitto.
Nel 1991, i cervelli della Goldman Sachs, grandi creativi nel mondo della borsa, crearono uno strumento finanziario che permette a chiunque di investire le proprie ricchezze in prodotti basici come grano, riso o caffè. Da tutto ciò che cresce hanno “cresciuto” tonnellate di profitti.
Le tante scommesse sulla roulette dei mercati dei cereali di base, sono responsabili della salita del prezzo di quest'ultimi, e conseguentemente dell'impossibilità per milioni di persone di procurarsi gli alimenti necessari.
Dal 2000 fino ad oggi, senza altre bolle da gonfiare, il prezzo dei cereali di base è triplicato, in parallelo con l'incremento degli attivi finanziari.
Per la Goldman Sachs, investire in pane e pesci sperando nella loro moltiplicazione significa un profitto annuo di 5 miliardi di dollari. Molti soldi che in pochi anni riuscirebbero a risolvere il problema della fame nel mondo, ovvio però che questo non è lo scopo dei banchieri, al contrario. La loro missione è fabbricare fame, sono degli affamatori.
Un nuovo negozio, anche questo produttore di fame, si affaccia all'orizzonte: comprare le migliori terre fertili, allo scopo di sfruttarle (fino ad esaurimento) per la produzione di biomasse, l'energia che muoverà il mondo e risolverà buona parte dei problemi ecologici del pianeta. Almeno così dicono, ma è pura farsa.
Alcuni personaggi che si sono fate le ossa in Goldman Sachs sono già all'opera. Come Joakim Helenius, col suo fondo di investimento Trigon Agri Fund, che da quanto si sa ha acquistato 170 000 ettari di terreno agricolo nella regione di terra nera in Russia e Ucraina. O Neil Crowder che con il fondo Chayton Capital ha ceduto in affitto per i prossimi 14 anni 20 000 ettari in Zambia.

Sostenendo la lotta contro la fame, più fame. Sostenendo la lotta contro il cambiamento climatico, più fame.

Gustavo Duch Guillot è il coordinatore della rivista Sovranità Alimentare, Biodiversità e culture. Autore di “Senza lavarsi le mani” e “Alimenti sospetti”.

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