di Franco Cilli
E’ davvero cambiato tutto? Siamo nel
bel mezzo di una cambiamento epocale, di una sorta di rivoluzione
copernicana, di cambio di paradigma nel modo illustrato da Khun?
Sarebbe bello poter dire di si. Ogni epoca ha vissuto il fremito
incalzante di un avvento, l’avvento del regno di Dio in terra,
atteso sin dagli albori delle comunità cristiane dove sembrava che
Jesus is back fosse questioni di anni, evento poi
procrastinato per secoli, fino al più laico avvento del comunismo,
della fine della storia e della dialettica, con il proletariato figura
centrale, unica, nella mente contorta di György Lukács , in grado di sfuggire
al pessimismo tragico della borghesia, e farsi garante di una
centralità del processo evolutivo della società. Volete che la mia,
la nostra generazione, come quelle precedenti si faccia mancare il
grande avvento? Le moltitudini che finalmente spazzano via il
conflitto artificioso fra il bisogno di sicurezza realizzato per
mezzo del contratto sociale, e la necessità di una democrazia vera e
di una giustizia realizzata che dia potere ad una massa di
eguali, ripudiando l’alibi delle differenze di ceto, di razza, di
quoziente intellettivo, quale pretesto per togliere la
responsabilità della politica a un tutto indistinto. Ebbene io non
credo che Grillo o chi per lui rappresenti l’avvento di qualcosa e
nemmeno un cambiamento radicale, a meno che le cose non vadano per il
meglio. Non lo credo perché appellarsi al moralismo degli sprechi
della casta e del tradimento della politica, non affronta e non
risolve certo il vero nodo della questione: il potere, quello delle
oligarchie economiche e di un paradigma economico presentato in
maniera inappellabile e incontestabile come fosse la legge di gravità
o la necessità di un antibiotico per curare la polmonite. Di fatto
Grillo dice poco o niente in merito al potere, se non nelle forma di
un ampliamento del potere decisionale del “cittadino”. Dove sono
gli organismi sovranazionali, le grandi potenze regionali, che a
dispetto dell’Impero negriano continuano a comportarsi come stati
nazioni colonizzatrici, e la grande finanza? Grillo è omogeneo a
tutto ciò o semplicemente crede che questi poteri, come predica il
visionario Casaleggio, diverranno degli involucri privi di sostanza
una volta che la rete li avrà avviluppati e risucchiati nei suoi
spazi dove ogni istanza rimbalza fra un nodo e l’altro senza
possibilità di individuare una centralità del potere? Questo mi
rende dubbioso su Grillo, non certo i resort in Costa Rica. Il
nodo del potere va risolto in un ambito generale e non certo
derubricato a un problema di ruba-galline della periferia
dell’impero. Per Barnard il nodo è l’economia e lui ha risolto
il tutto con l’adozione di un’economia sana (la ME-MMT
) che prosciugherebbe l’acqua dove sguazzano gli squali che si
nutrono di sovranità nazionale e monetaria, impoverendo le persone.
Per noi sovversivi la cosa si declina in maniera diversa. I nodi
sono a seconda delle categorie di riferimento, l’Impero,
l’imperialismo, il conflitto capitale/lavoro (vecchia storia).Ovvio
che anche Grillo, come pensano molti rivoluzionari che lo hanno
votato per calcoli politici può rientrare in qualsiasi schema, è
sufficiente assumere la disarticolazione del sistema e l’azione
dirompente di un movimento come necessità strategica e il gioco è
fatto. Ma davvero la frattura che può aprire un Grillo può
risolvere il nodo del potere? Ci risiamo, siamo solo in Italia e il
discorso dell’effetto domino vale fino ad un certo punto. Di certo
è che di fronte all’immobilismo, al fallimento della sinistra e
all'efficacia di un interclassismo grilliano che contenta tutti,
meglio Grillo che la sola speranza o l’attesa snervante di ciò che si conosce sin troppo bene o che non si conosce affatto. Almeno per il momento.
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