venerdì 17 febbraio 2012

Banche, la croce di Bossi Crac e mire della Lega: Credieuronord e Fondazioni venete

da Sostiene De Magistris

Mentre la Lega Nord investe in Tanzania e a Cipro i proventi dei suoi rimborsi elettorali, e a Verona e Treviso si giocano le battaglie per il controllo delle Fondazioni Cariverona e Cassamarca, l’infinita vicenda del crac Credieuronord va avanti. L'arrivo degli ultimi risarcimenti, a 250 soci bergamaschi, è stato annunciato a fine gennaio. 

LA PRIMA BANCA DEL NORD. La banca del Nord sponsorizzata e voluta da Umberto Bossi è forse la più nota - sicuramente non l’unica - delle operazioni finanziarie leghiste finita con un buco nell’acqua. Con buona pace dei militanti che, nel lontano 2000 cominciarono, su invito del Senatùr e dei suoi fedelissimi, a investire comprando quote di quella che doveva essere la prima vera banca territoriale e specificamente creata per sostenere i cittadini e le imprese padane.

NEL 2004 CHIUSE LE FILIALI. Il sogno, però, durò poco. Nel 2001 venne segnato il primo rosso in bilancio. L'anno dopo l'istituto procedette alla ricapitalizzazione. Nel 2003 alcune ispezioni di Bankitalia accertarono uno schema organizzativo inadeguato, avanzando dubbi sulla politica creditizia adottata. Mentre nel 2004, dopo la chiusura delle sole tre filiali operative - a Brescia, Treviso e Milano - fu addirittura il ministro 'amico' Giulio Tremonti, allora titolare dell’Economia, a firmare i provvedimenti sanzionatori indirizzati ai vertici dell’istituto, preludio al crac finale del 2006.

VERTICI DECAPITATI. Oberata da debiti causati da operazioni finanziarie avventate, la banca si ritrovò così decapitata dalle sentenze dei giudici che colpirono i dirigenti (Gianmaria Galimberti, Piero Filippi e Giancarlo Conti) assolvendo invece i politici della Lega, tra cui l'allora tesoriere Maurizio Balocchi, recentemente scomparso e mentore dell'attuale cassiere lùmbard,Francesco Belsito.

FIORANI E IL SALVATAGGIO MANCATO. A mettere la pietra tombale sulla sfortunata operazione fu poi - inconsapevolmente - Gianpiero Fiorani, l’amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi che, d'accordo con il governatore dei Bankitalia Antonio Fazio, aveva puntato al salvataggio della banca leghista.Ma l’inizio dell’inchiesta sulla scalata ad Antonveneta travolse sia il numero uno di Bpl sia il governatore della Banca d’Italia, e per Credieuronord fu davvero la fine.

Delusi 3.400 creditori che avevano scommesso sul sogno padano
Oggi, a più di 12 anni di distanza, la vicenda non è però ancora finita perché i creditori stanno ancora aspettando il risarcimento. Secondo i giudici, nella sua breve vita, l’istituto di Bossi avrebbe bruciato una quindicina di milioni di euro, tra quote e aumenti di capitale, lasciando poi circa 3.400 creditori ad attendere i rimborsi.

I SOCI ECCELLENTI. Il boccone andò di traverso a più di un dirigente leghista. Alcuni alzarono la voce gridando allo scandalo. Come la vicentina Franca Equizi, destinata ad assumere la direzione della sede della città. Equizi, per le sue intemperanze, venne addirittura cacciata dal Carroccio. «È un sogno andato in fumo», dichiarò duramente. «Sono molto amareggiata e delusa per la fine ingloriosa di un progetto nel quale avevo creduto e del quale facevo parte attivamente». E deluso si disse anche un altro socio eccellente che in Credieuronord aveva investito - e perso - 30 mila euro. «Che dire?», si limitò a commentare il sindaco di Treviso Gian Paolo Gobbo. «Purtroppo è andata male. Sono cose che non dovrebbero mai accadere».LA

PROMESSA DEL SENATÚR. Alla sua nascita, per diventare soci di di Credieuronord erano sufficienti poco meno di 26 euro. E tra Lombardia e Veneto furono parecchi i piccoli artigiani e imprenditori a investire somme considerevoli nell'istituto padano, fino a decine di migliaia di euro, seguendo i consigli del Senatùr che invitava tramite manifesti e volantini ad aderire all'iniziativa. «Anch’io sono socio fondatore. E tu?», chiedeva il faccione del Senatùr dai cartelloni pubblicitari che spuntarono in ogni città del Settentrione.

RISARCITI 4 MILIONI DI EURO. Di quei 3.400 creditori, circa 2.100 hanno poi presentato il conto a Euronord Holding, la società nata dalle ceneri della banca per liquidare gli assetti e risolvere le situazioni debitorie.Euronord in realtà doveva poi confluire nella rete gestita dalla Banca di Lodi. Progetto poi saltato a causa delle inchieste. A Credieuronord non restò allora che armarsi di pazienza e cercare di risarcire gli investitori bidonati nel corso degli anni. A oggi il totale dei fondi risarciti ammonta a circa  4 milioni di euro, su un totale di 13 dovuti.

Le partite finanziarie e politiche di Verona e Treviso
Il capitolo Credieuronord resta aperto per i militanti, ma sembra essere lontano mille miglia dai pensieri dei dirigenti del partito. Ora, del resto, il Carroccio ha ben altri grilli finanziari per la testa.LA CORSA DI TOSI E GENTILINI. Lo sanno soprattutto in Veneto dove non è un caso che le partite politiche più delicate si stiano consumando proprio nelle città finanziariamente più 'pesanti'. A Verona, dove è sindaco il dissidente Flavio Tosi c’è la fondazione Cariverona che con il suo 3,5% è uno dei principali azionisti di Unicredit. E a Treviso, feudo del prosindaco Giancarlo Gentilini, dove ha sede la Fondazione Cassamarca, altro socio minoritario di Unicredit, che ha subito con particolare violenza la crisi economica vedendosi negli ultimi anni quasi azzerare i proventi dei dividendi dell’istituto.LA RESISTENZA DI DE POLI. Una débâcle questa che potrebbe favorire, nei piani leghisti, la deposizione dell’ormai decennale presidente Dino De Poli, ultimo baluardo democristiano che resta aggrappato alla poltrona nonostante le insistenze del Carroccio per un passaggio di consegne.Anche se dal canto suo De Poli finora ha sempre negato qualunque ipotesi di dimissioni, sostenendo che le vaste proprietà immobiliari della fondazione (che controlla alcuni dei principali palazzi storici e i teatri di Treviso) sono sufficienti a garantire il futuro della Fondazione.LE MANI SULLE FONDAZIONI. Il controllo di Cassamarca e Cariverona è argomento particolarmente scottante in queste settimane, soprattutto dopo la ricapitalizzazione di Unicreditdello scorso gennaio e il conseguente riassetto azionistico (Cariverona per esempio è scesa dal 4,2 al 3,5%).Piazze finanziarie sensibili, Treviso e Verona sono diventate quindi campi di battaglia politica. Gentilini e Tosi, in guerra contro il partito e contro gli alleati pidiellini, hanno deciso di andare al voto ciascuno con la propria lista.LO SCONTRO INTESTINO. Il tutto mentre a Milano, in via Bellerio, maroniani e cerchisti litigano sulle meno sottili speculazioni messe in atto dal tesoriere Belsito con fondi finiti in Tanzania, a Cipro e in corone norvegesi.I giochi finanziari per la Lega, dai tempi di Credieuronord a oggi, non sono scomparsi. Hanno semplicemente cambiato faccia.

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